Ho sempre pensato - e chissà quanti di voi si sono trovati a fare la stessa considerazione - che gli oggetti che ci circondano, da quelli di uso quotidiano ad altri più significativi, non siano in realtà semplici oggetti, ma si carichino talora del nostro vissuto per restituircelo.
Possono essere soprammobili, stoviglie o magari indumenti che si sono legati a noi per un particolare ricordo insito in loro o relativo alla circostanza per cui ne siamo venuti in possesso.
Così anche una sciarpa, un piatto o un grembiule possono assumere valenze inusitate che ci riportano non soltanto a un evento registrato nella memoria, ma proprio all'intensità del nostro vissuto e allo stato d'animo che la loro presenza ci consente di ripercorrere. In realtà, sono percezioni nate dalla soggettività della nostra esperienza che proiettiamo su di essi, ma talora fanno sì che tali oggetti ci accompagnino nel nostro quotidiano con una sorta di segreto sorriso che sa davvero rendere vivo anche il passato.
Tutto questo per dire che ho un grembiule da cucina che indosso in particolari occasioni e soprattutto quando, appunto, ho bisogno di tornare a sorridere.
Ti basta così poco? dirà qualcuno. No, non basta, però un oggetto ha una tale immediata concretezza che a volte può dissipare qualche piccola nube e insieme predisporre alla gioia.
Ha il fondo chiaro il mio grembiule - ne vedete un dettaglio nella foto - e porta disegnata sopra una grande Tour Eiffel grigia con accanto un mazzo di sgargianti rose rosse, insieme al frontespizio di una delle prime copie del quotidiano francese "Le journal de Paris".
Ma per quale motivo mi piace tanto? Perchè è legato al luogo e al momento in cui lo avevo acquistato diversi anni fa: un grande magazzino di oggetti per la casa nel centro di Milano dove vado spesso e dov'ero passata anche quella sera, sotto Natale.
Ero sola, avevo tempo e così, con la mente alle cene delle vicine feste, avevo comprato una bella tovaglia bianca con ricamo à jour e poi, girellando tra gli scaffali, avevo adocchiato il grembiule. In realtà non mi serviva, ma costava poco e appagava lo sguardo insieme a qualcosa di più. Sono sempre stata un tipo sobrio, ma quella vivacità sgargiante e un po' originale colmava un desiderio segreto di più aperta allegria, quasi la serenità che covavo in cuore quella sera avesse bisogno di manifestarsi all'esterno concretizzandosi in un oggetto che la esprimesse.
Così, senza esitazione lo avevo comprato ed ero uscita dal negozio piena di gioia, nell'atmosfera di vivace animazione che precede le vacanze di Natale nella quale mi ero immersa senza fastidio per la confusione, ma col mio piccolo bagaglio orientato a preparare la festa.
Poi, nel tempo, pur tenendolo un po' da conto l'ho usato diverse volte e anche ora, a distanza di alcuni anni, è come se mettendomelo potessi in qualche modo indossare la gioia di quella sera d'inverno.
E proprio la Tour Eiffel che giganteggia sul grembiule mi ha ispirato il pezzo di oggi, una musica francese naturalmente. Così sono tornata a Charles Gounod (1818 - 1893) e alla dolcezza accattivante delle sue composizioni scegliendo "Les Nubiennes", primo brano della Suite per balletto aggiunta nel 1869 alla versione originale del "Faust".
Si tratta di un valzer delicato e ricco di freschezza che, pur nella sua semplicità, si fa trascinante e riesce a portarci via con sè nel suo ritmo di danza. Il tema ha un andamento talora ripetitivo, ma direi che proprio questo suo carattere, lungi dal creare monotonia, ci consente di entrare nel vivo della musica con progressiva intensità.
E mi ci vedo mentre seguo il ritmo di queste note avvolta in quel grembiule, volteggiando elegantemente per la cucina col mestolo in mano e inanellando sogni che solo la musica può regalare.
Buon ascolto!
(Ovviamente la foto è mia)