Mi
bacchetterà, Santa Cecilia, per il ritardo imperdonabile - ben otto giorni - con cui quest'anno la celebro!
Ma ero tanto presa dal romanzo di Cesare Picco su Bach - a proposito, se non lo avete ancora fatto, leggetelo! - che non sono stata capace di staccarmi dal
libro per rispettare la ricorrenza.
Forse però, trattandosi di Bach che nel Paradiso dei musicisti risplende certo di luce più fulgida, la Santa con me chiuderà un occhio.
Anzi, me li immagino - lei e il compositore - seduti proprio su scranni vicini a conversare piacevolmente, con un sorriso di intesa, di allemande, invenzioni e contrappunti o a suonare insieme un pezzo.
Dite
di nooo??... Nel senso che in Paradiso non esistono scranni e non
sappiamo bene come si svolgano le conversazioni? Che forse non occorre neppure parlare, ma nonostante ciò si comunica meglio di quaggiù?... E che ancora meglio sarebbe se non
mi impelagassi in questo genere di discorsi?...
Vabbè, forse avete ragione, lassù avranno altri stili di arredamento e di linguaggio. Però Bach e Santa Cecilia di certo non hanno smesso di suonare anche perchè, per me, in Paradiso si deve far musica...o non è il Paradiso!
Bene. Sostenuta da questa inoppugnabile certezza, sono andata a cercare un dipinto da dedicare alla Santa e ho scelto il quadro che vedete e che non conoscevo. Rappresenta una fanciulla mentre suona il violino seguendo lo spartito che le porge un angioletto: un'immagine di grande soavità e raffinatezza, evidenti soprattutto nel viso. Basti osservare l'elegante acconciatura dei capelli fermata da un monile, con una perla che pende sulla fronte quasi a simboleggiarne il candore. L' opera è di Marcantonio Franceschini (1648 - 1729), artista bolognese del periodo barocco che in essa ha inteso sì raffigurare "Santa Cecilia", ma anche "La Musica". E questa duplice identificazione mi pare molto bella.
Per il brano sono tornata invece a un compositore che adoro: Franz Joseph Haydn (1732 - 1809). È il "Quoniam Tu solus Sanctus" che vi propongo, dal "Gloria" della "Missa cellensis n.3 in Do maggiore Hob XXII 5" conosciuta anche come "Missa Sanctae Caeciliae", e interpretato da "Les Musiciens du Louvre" diretti da Marc Minkowsky.
Si tratta di una composizione della quale - tempo fa - avevo già pubblicato l' "Et resurrexit" dal "Credo", e di un ensemble che mi ha sempre affascinato per la sua passione nel vivere la musica, come avevo scritto in questo vecchio post che - se volete - potete andare a vedere.
Ma torniamo al presente. È qui la splendida Lucy Crowe a interpretare il "Quoniam...", dando prova di grande abilità vocale in un vivacissimo brano che è un vero e proprio pezzo di bravura, ma soprattutto illuminandoci dall'inizio alla fine con la sua fresca gioia e il suo sorriso. Un sorriso dove musica e preghiera di lode si fondono meravigliosamente nell'atto in cui è la voce umana a realizzare tale splendido connubio.
E come per il passato, anche qui possiamo osservare quanto - superato un certo livello tecnico - l'esecuzione si traduca in gioia pura per chi ascolta, ma prima di tutto per chi canta o suona, realizzando così quella circolarità della bellezza che parte dalle note, arriva agli interpreti e si riverbera poi su di noi. Una circolarità continua e dinamica che avvolge tutti in un'onda di intensa empatia.
E ancora una volta, la musica ci riconcilia con la vita.
Buona visione e buon ascolto!