Siamo ormai alla fine di ottobre, accompagnati dai caldi colori dell'autunno ma pure dalle sue brume, e mi piace seguire il ritmo della natura intonando ad essa anche la musica.
Così, per il nostro ascolto ho scelto un brano di Piotr Ilic Tchaikovsky (1840 - 1893) tratto da "Le stagioni op.37b", composizione formata da dodici miniature pianistiche dedicate ai mesi dell'anno. Di questa raccolta avevo già pubblicato qualche tempo fa "Giugno", e torno oggi proprio col pezzo intitolato "Ottobre - Canto d'autunno".
Non è nuova nella musica, ma anche nell'arte figurativa e nella poesia, l'attenzione allo scorrere del tempo e delle stagioni così come esse si caratterizzano non solo nei diversi aspetti della natura, ma anche nei lavori dell'uomo legati al mondo agricolo e più in generale al suo modo di vivere.
Sul piano della poesia, mi vengono subito in mente i "Sonetti dei Mesi" scritti da Folgòre da San Gimignano alle soglie del Trecento, mentre su quello delle immagini innumerevoli sono le testimonianze sia di epoca medioevale che rinascimentale. Tre splendidi esempi sopra gli altri: le celebri miniature francesi dei fratelli Limbourg con il "Ciclo dei Mesi" conconservate al Castello di Chantilly; la decorazione pittorica attribuita al Maestro Venceslao nella Torre dell'Aquila al Castello del Buon Consiglio a Trento; e le sculture dell'Antelami nel Battistero di Parma che a ciascun mese associano i mestieri più tipici.
Cicli pittorici o scultorei sull'argomento troviamo inoltre a Ferrara, Lucca e Arezzo: testimonianze di un mondo come quello del passato in cui la vita - dai lavori agricoli alla guerra - nelle sue possibilità e nei suoi limiti era scandita dai ritmi delle stagioni.
Ma anche la musica ha tratto spesso ispirazione da esse. Doveroso ricordare i celeberrimi quattro Concerti di Vivaldi, ispirati ai relativi sonetti scritti forse dallo stesso compositore e lo splendido Oratorio di Haydn intitolato appunto "Le stagioni". E arriviamo a quelle di Tchaikovsky.
"Ottobre" è un pezzo soffuso di malinconia, che nel fascino del re minore riproduce il clima dolce e talora brumoso di questo mese. Lo conferma anche l'indicazione in cima allo spartito - "Andante doloroso e molto cantabile" - insieme all'epigrafe che compare nell'edizione russa con i seguenti versi di Tolstoj: "Autunno, il nostro povero giardino sta cadendo tutto, le foglie ingiallite volano al vento".
Confesso che la prima volta che anni fa l'ho ascoltato, non mi aveva particolarmente colpito. L'ho risentito invece nei giorni scorsi nella pregevole interpretazione del Maestro Giuseppe Merli che qui vi riporto, e mi è sorta subito la curiosità di leggerne lo spartito. A volte infatti non basta ascoltare, occorre vedere come una musica si dipana nel suo movimento di note, contemplarne i tratti, se possibile entrare in essa suonandola, ed è proprio così che questo brano mi ha preso!
Ho già scritto in passato che leggere uno spartito è un po' come guardare negli occhi una persona e cogliervi bagliori d'anima. Quella musicale è infatti una scrittura immensamente rivelatrice: basta osservare per esempio un testo di Bach per riconoscere al primo sguardo l'ordine delle parti, le proiezioni, il gioco dei rimandi o dei temi prima enunciati e poi capovolti in totale simmetria.
Ne deriva un andamento variato e multiforme che lascia maggiore spazio all'interpretazione e a questo riguardo il brano di Tchaikovsky mi pare un esempio. La sua difficoltà, infatti, a mio avviso non sta tanto sul piano tecnico, ma proprio su quello interpretativo. È una musica da suonare prima di tutto con l'anima, poichè il fulcro della sua bellezza dipende anche da un'esecuzione che ne valorizzi ogni singola nota, sottolineando dinamiche, crescendo e diminuendo, le aperture luminose e l'intimo, delicato splendore della melodia.
Proprio per questo, tra le varie interpretazioni offerte da youtube, ho scelto quella di Giuseppe Merli. Pur essendo più sostenuta rispetto ad altre, sa restituirci con dolcezza il colore del brano, sottolineando i lievi spiragli di luce che si accendono qua e là, e insieme facendoci percepire la malinconia del tema nell'atmosfera indefinita di certe splendide dissonanze.
Un'aria più che mai affascinante in tutte le sue parti fino all'ultima nota che va a svanire, pianissimo, nell'incanto del silenzio.
Buon ascolto!