lunedì 15 agosto 2022

Buon Ferragosto !

Jacopo Torriti (inizio del XIII sec. - metà del XIV) : "Dormitio Mariae" - Roma, Basilica di Santa Maria Maggiore

 

Col mosaico della "Dormitio Mariae" di Jacopo Torriti e sulle incantevoli note di una parte del "Regina caeli K.108" di Mozart, auguro a tutti voi buona Festa dell'Assunzione, buon ascolto e buone ferie.
Anche questo blog va in vacanza per qualche settimana.

A presto!

 

Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791) : "Ora pro nobis Deum" dal "Regina caeli K.108".

martedì 9 agosto 2022

Stanze - 8


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'atrio spettacolare di una reggia? Il grandioso ingresso di una galleria d'arte? Lo scalone di un antico palazzo, l'abside di una sontuosa cattedrale o - perchè no? - la sala di accesso di una prestigiosa banca?
A colpo d'occhio, potremmo essere tratti in inganno dalla particolare, ricca architettura dell'ambiente che vedete: ampio, alto, articolato in più ordini e
loggiati, con nicchie e decorazioni che ricordano il fasto di tanti elementi rinascimentali e classicheggianti.
La seconda immagine mostra infatti in modo più chiaro i numerosi archi a tutto sesto che ritmano la costruzione e la copertura curvilinea a lacunari oltre la quale possiamo immaginare la grande cupola, tanto che - vista così - questa stanza potrebbe sembrare davvero l'interno di una chiesa.
Ma anche il salone delle feste di una
reggia dove in cima alla scala prendono posto i padroni di casa in attesa di dare il segnale perchè, nel grande spazio sottostante, si aprano le danze. Non vi pare ?
In realtà, si tratta dell'atrio della Stazione di Anversa Centrale,
edificio costruito tra il 1895 e il 1905 su progetto di Louis de la Censerie cui si deve proprio l'idea della cupola e dell'immensa sala di attesa che vedete.

Chi mi conosce sa quanto amo le stazioni ferroviarie, luoghi simbolo nel nostro essere in viaggio nell'esistenza, specchio delle tante vite che si sfiorano o s'intrecciano ogni giorno, costruzioni tanto significative da aver fatto talora da tema o da cornice a celebri film.
Le amo a cominciare da quella di Milano Centrale dove tante volte sono approdata
dagli anni della mia giovinezza, fino ad altre due affascinanti stazioni che tuttavia ho visitato solo di fretta: la St. Pancras di Londra, splendido esempio di neogotico vittoriano, e quella di Liegi progettata dall'architetto Calatrava in un'avveneristica struttura bianca che la fa più simile ad un'astronave. E insieme ai vasti ambienti interni, mi attirano anche gli spazi scanditi da grandi arcate in vetro e acciaio che coprono le zone riservate ai binari: spazi ormai simili in tante stazioni, da Milano a Berlino, a Lipsia e a Lisbona solo per citarne alcune.

Ma torniamo ad Anversa. Appena ne ho visto le foto sul web, questa particolare stanza mi ha preso subito per il suo aspetto sontuoso, le grandi dimensioni e la mescolanza di stili.
Si va infatti dai caratteri
neorinascimentali e neobarocchi di alcune strutture architettoniche, fino all'uso del vetro e ferro, materiali tipici dell'Art nouveau e quindi degli anni in cui la stazione è stata edificata.

Bellissima, a questo proposito, la vetrata semicircolare che chiude l'ambiente nella parte alta, illuminandolo e al tempo stesso fungendo da collegamento arioso con la zona retrostante dove arrivano i treni. Crea infatti una sorta di graduale alleggerimento della costruzione che, dalla muratura continua o quasi, passa alle gallerie e ai loggiati, per poi terminare col vetro della copertura dei binari che intravvediamo soltanto oltre l'arco centrale in cima alla scalinata.

Una complessità di ideazione e una monumentalità ancora molto lontane dall' architettura più lineare ed essenziale, ma non meno affascinante, di svariate stazioni contemporanee. E tuttavia interessante testimonianza di un'epoca di imponenza e di ricchezza quale è stata quella di Leopoldo II del Belgio, ricordato - oltre che per i tanti aspetti discutibili della sua gestione coloniale - anche come re costruttore

E, passando alla musica, quale brano potrebbe essere adatto ad una stanza così particolare come l'atrio di un stazione? In apparenza un non-luogo, in realtà un ambiente che si carica di volta in volta di vissuti intensi e di una sfaccettatura infinita di emozioni per i saluti, le attese, le malinconie e le gioie, le persone lasciate e ritrovate.
Così, ho pensato alla "Sonata in Mi bemolle maggiore n.26, op.81"
chiamata "Gli addii" di Ludwig van Beethoven. 

Gli addii, dunque, ma non solo quelli.
Infatti, i tre movimenti della composizione
evocano una storia: dal primo tempo intitolato "Das Lebewohl" (L'addio), al secondo "Die Abwesenheit" (L'assenza) fino all'ultimo "Das Wiedersehen" (Il ritorno). Una sonata che esprime quindi una pluralità di stati d'animo e di sentimenti. In questo caso partenza, assenza e ritorno sono quelli dell'Arciduca Rodolfo - allievo e protettore di Beethoven - costretto ad allontanarsi da Vienna durante l'occupazione francese nel 1809.
Qui vi riporto "L'addio": un Adagio - Allegro che esordisce con profonda malinconia, seguito però da una sezione più vivace e vigorosa, fino alla coda col suo moto discendente e ai due secchi accordi conclusivi.

Buon ascolto!

(Le foto sono prese dal web)

martedì 2 agosto 2022

Il cagnetto di Chopin

Non ho mai posseduto animali domestici, neppure quando ero bambina, ma amo da sempre i cani e penso che, se ne avessi uno, mi piacerebbe tanto familiarizzare con lui.
Lo so, ogni animale che abita con noi
comporta impegno, cura, attenzione quotidiana e capacità di adattare le nostre esigenze alle sue, perchè non si tratta di un giocattolo, ma di un essere vivente col quale rapportarsi.

Ho fior di amiche che hanno in casa cani e gatti e so benissimo quali sono le gioie, ma insieme le necessità che una tale convivenza impone. Senza contare le preoccupazioni che possono nascere se il cagnetto si ammala o il micio vagabondo una sera non torna a casa. Col passare degli anni poi, diventano vere e proprie persone di famiglia la cui presenza non interferisce solo con gli aspetti pratici della vita, ma anche con i nostri sentimenti.

Sulla strada in mezzo agli orti che percorro di solito da una frazione all'altra del mio paesetto di vacanza, mi trovo a passare accanto a un giardino nel quale staziona un cane da guardia. Lo scorso anno non vi dico lo spavento perchè correva fin dietro la recinzione abbaiando furiosamente e facendomi prendere un colpo. Poi, pian piano, vedendomi quasi ogni giorno, si è calmato: prima ha smesso di ringhiare e poi ha iniziato a farmi le feste scodinzolando.
Quest'anno, ripassando di lì, naturalmente l'ho cercato e l'ho visto accucciato in un
angolo. Ho cercato di attirare la sua attenzione - "Ciao ciccio, non mi saluti più?" - ma non si è mosso. Solo ieri ha girato il muso verso di me, ma senza dare segni di riconoscimento: io ci sono rimasta male e mi sono ritrovata a desiderare, anche piccola piccola, almeno una ringhiatina.

Penso che, se avessi un cane, gli parlerei come si fa con una persona, me lo coccolerei, gli farei qualche confidenza e magari gli chiederei anche un parere se dovessi fare delle scelte: "Che dici, mi sta bene quest'abito? Che facciamo da mangiare oggi? Usciamo o ce ne stiamo in casa?" E sulla base delle sue reazioni mi saprei regolare.
Alla sera poi, lo prenderei con tutta la sua cuccia - una bella cesta larga foderata di
stoffa scozzese come ho in mente io - e me lo metterei accanto sul divanetto a vedere la TV, magari raccontandogli - per sommi capi s'intende - le puntate di "Downton Abbey" che adoro.
"Ti sei accorto che anche Robert, il padrone di casa, ama i cani? E tu, preferisci l'austera
autorevolezza di Carson o l'atteggiamento provocatorio di Barrow? E sul fronte femminile come la mettiamo? Ti piace di più l'algida Lady Mary o fai il tifo perchè Lady Sybil sposi il suo Branson?"
Scusate se sono entrata nel dettaglio, ma non sono particolari trascurabili.

Certo, per arrivare a questo punto di familiarità, e soprattutto per provocare nel cane una qualche reazione coerente, dovrei prima addestrarlo per bene e ci vorrebbe il suo tempo.
Quando dico queste cose in casa - perchè le dico! - mio marito mi rivolge uno
sguardo indefinibile e mi risponde che è molto più facile che sia il cane ad addestrare me, non viceversa. E mi elenca tutte le incombenze alle quali con la mia mancanza di senso della realtà - dice sempre lui - non penso: portarlo fuori a orario sappiamo perchè, pulirlo, curarlo se si ammala, nutrirlo in modo adeguato e non con gli avanzi di casa, fargli fare le varie vaccinazioni dal veterinario ecc. ecc.
In realtà, mio marito non ha tutti i torti, inoltre viviamo in condominio e qualche
difficoltà c'è, ma penso che la sua sfiducia nei miei confronti nasca da gelosia perchè si sentirebbe spodestato del divanetto che ha solo due posti.
O forse il motivo è che lui non ama "Downton Abbey" e al cane farebbe vedere
solo i cartoni. Ma su questo potremmo giungere a un compromesso perchè i cartoni piacciono anche a me.

Scusate, lo so: sono andata fuori tema, ho divagato, ho scherzato, ma è vacanza, fa caldo e mi è uscito un post un po' demenziale.
A questo punto penso che vi chiederete che musica metterò. Niente paura, mi sono documentata e ho scoperto che ai cani piace molto la classica perchè la trovano rilassante, mentre detestano l'Haevy metal e il Rock che li agitano troppo. Non solo, ma nell'ambito della classica sono state create apposite melodie per cani a scopo calmante. Così, sono andata subito a sentirle col risultato che hanno avuto effetto su di me e mi sono quasi addormentata davanti al computer. Allora ho fatto di testa mia. 

Tra le reminiscenze della mia giovinezza da eterna principiante del pianoforte, c'è un celebre brano di Chopin ed è stato questo a venirmi subito in mente. Si tratta del "Valzer in Re bemolle maggiore n.1 op.64" detto "Le petit chien" e notissimo come "Valzer di un minuto" anche se in genere le esecuzioni durano un po' di più. L'andamento del brano è quindi molto vivace e può ricordare le movenze di un cane che gira su se stesso. Il soprannome è legato infatti a un episodio in cui George Sand, vedendo il proprio cagnolino che si rincorreva la coda, aveva chiesto al compositore di scrivere un pezzo che ne imitasse il movimento vorticoso, e così è stato.
L'interpretazione che sentirete nella parte iniziale è
forse anche troppo veloce, tuttavia il video risulta perfettamente in tema. Bene quindi, brano leggero e spumeggiante, carino e giocoso, ma - Chopin mi perdonerà! - avrei una cosa da obiettare: il suo cagnetto sul mio divano a guardare tranquillo "Downton Abbey" non ce lo vedo proprio.

Buon ascolto!

(La foto - tenerissima, vero? - è presa dal web)