domenica 7 aprile 2024

Un caffè con Haydn

È possibile diventare amici senza conoscersi?
Intendo dire senza essersi mai visti,
 incontrati e parlati neppure dietro lo schermo di un computer dove - in realtà - possono nascere schiette amicizie sulla scorta di affinità di gusti, storie personali e via dicendo.
Si può?...
E se tra noi e l'altra persona ci fossero di mezzo dei secoli,
potrebbe sussistere ugualmente un rapporto tale da essere definito amicizia o almeno da somigliarle?

Se pensiamo alla passione che sanno suscitare in noi artisti, letterati, filosofi e tante figure del passato conosciute magari sui banchi di scuola e delle quali poi abbiamo approfondito la conoscenza e sperimentato l'aiuto, la risposta è sicuramente positiva. Al loro pensiero o al loro genio abbiamo attinto per nutrirci fino a stabilire talora una familiarità che ce le ha rese vicine. E se da un lato manca quella dimensione di quotidianità per cui non possiamo scambiarci un sorriso o incontrarci a bere un caffè, dall'altro è nato ugualmente un rapporto significativo. Magari non proprio paragonabile in tutto e per tutto all'amicizia; tuttavia profondo, duraturo e in certi casi anche più grande dell'amicizia stessa.

Ho in mente per esempio il Machiavelli che, nella lettera del 10 dicembre 1513 a Francesco Vettori, raccontando i passatempi con cui occupa le giornate mentre si trova al confino, parla dei momenti serali in cui si dedica allo studio delle opere dei grandi del passato. Parole celebri quanto commoventi che riporto qui:

"Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro."

Un domandare e un rispondere, quello di cui parla il Machiavelli, un dialogare che è frutto splendido della cultura intesa prima di tutto come incontro - "tutto mi transferisco in loro" - capace di superare il tempo e offrire ristoro alla mente e all'anima. Ma ciò che vale per la poesia, la filosofia o la scienza si verifica anche con la musica che, in modo ancor più immediato delle parole, nutre il nostro cuore con la multiforme bellezza delle note. Scatta così con i musicisti più amati una familiarità capace di oltrepassare i secoli e accompagnarci nelle vicende quotidiane. 

Tutto questo discorsino per arrivare a un autore che qui conoscete da tempo, ma che io ho scoperto da adulta, ritrovandolo sul mio cammino in alcuni particolari momenti. Parlo di Franz Joseph Haydn (1732 - 1809).
In gioventù, avevo ascoltato poco di lui: i movimenti più celebri di due sinfonie - "La
pendola" e "La sorpresa" - delle 104 (!) che ha scritto; e in seguito il toccante Poco adagio, cantabile del "Kaiserquartett", affascinante tema con variazioni diventato poi l'inno nazionale tedesco. Ma il bello della mia passione per Haydn doveva ancora arrivare.

Ero nel Duomo di Salisburgo anni dopo, quando ho sentito per la prima volta la sua "Mariazellermesse" : un ascolto a sorpresa perchè ero entrata per la Messa domenicale senza sapere che coincideva col concerto conclusivo del celebre festival della città. Nella chiesa gremita all'inverosimile avevo trovato posto solo sui gradini di una cappella laterale e lì le note del compositore, cantate da due corali, mi avevano preso fino alla commozione. Tornata a casa, avevo cercato il cd - youtube non esisteva ancora - ma il brano era in ristampa e avevo dovuto aspettare a lungo. Poi, quando finalmente è uscito, mi è parso di entrare in possesso di un tesoro.

Diverso tempo dopo, gli oratori "La Creazione" e "Le Stagioni" mi hanno fatto compagnia in un periodo difficile. Li ascoltavo alle sette del mattino, nei 40 minuti di pullman che separavano casa mia, dove avevo familiari malati, dal posto di lavoro. Salivo, mi sedevo, infilavo gli auricolari del walkman e partivo per un viaggio rigenerante in cui i brani di Haydn - ora grandiosi, ora più intimi - mi portavano altrove risanandomi interiormente.
Era stata una vera e propria musicoterapia, come se quelle note
avessero saputo ancor prima di me di che cosa avevo bisogno. Mi pareva infatti di riceverne non solo serenità interiore, ma insieme benessere fisico.
Come non esserne grata, allora, e non avvertire la vicinanza del compositore che
  entrava così nei gesti della mia quotidianità sostanziandola di rinnovata energia?
Gesti di ogni giorno sì, come la vita ordinaria che Haydn ha descritto in certe
sinfonie e che si evince da alcuni titoli quali: Il maestro di scuola, La gallina, Il fuoco, Il mattino, Il mezzogiorno, La sera, La caccia, La pendola, Gli addii, La sorpresa... tranquilli, mi fermo!

Allora oggi, in sintonia con quella quotidianità che ci vede all'inizio della primavera e apre le nostre giornate alla luce, mi piace condividere il primo movimento, Adagio-Allegro, della "Sinfonia n.6 in Re maggiore" detta "Le matin". Il suo esordio infatti ha proprio la luminosità del mattino e mi colpisce per due aspetti.
Il primo è l'introduzione che, dal pianissimo iniziale, raggiunge toni sempre più
grandiosi paragonabili al sorgere del sole, come accadrà poi in modo più articolato e maestoso nel brano di apertura de "La Creazione" dove dal caos appare la luce. Il secondo è l'attacco del flauto che, seguito dalla pronta risposta dell'oboe, sembra riprodurre il cinguettìo degli uccelli.

Poi il pezzo prosegue con freschezza primaverile e con quel garbo festoso tipico di tanta musica settecentesca, sviluppandosi intorno a un tema che riecheggerà in futuro in due sinfonie di Beethoven che tra i suoi maestri ha avuto anche Haydn. Ascoltate la melodia che esordisce a 1.05 dall'inizio e va poi ripetendosi in un energico Re maggiore: re la - fa re la...
Vi ricorda qualcosa? In una tonalità diversa e in un clima non così leggero come quello
di Haydn, a me vengono in mente due riferimenti. Il primo è il tema iniziale dell'Eroica, e qui i sacri testi di musica mi danno ragione; il secondo è l'aria su cui è costruito l'ultimo movimento della Pastorale. Qui i sacri testi tacciono: in effetti sono ritmi differenti, ma la somiglianza io la sento lo stesso.
E a proposito della vicinanza del compositore alla nostra vita, mi piace concludere
ricordando le considerazioni scritte da Haydn in una lettera:

"Spesso, quando sono in lotta con ostacoli di ogni genere, quando le forze declinano e mi è divenuto difficile perseverare nella via intrapresa, un sentimento segreto mi sussurra: vi sono quaggiù così pochi uomini lieti e contenti, dappertutto è dolore e angoscia; forse il tuo lavoro potrà essere qualche volta una fonte alla quale chi è oppresso dall'angoscia possa attingere per un istante un sollievo".  

Bella l'intenzione di intrecciare la sua musica all'esistenza di chi ascolta per dare sollievo! Proprio come un amico dal quale si riceve conforto in un momento di pausa, magari davanti a una tazzina di caffè.

Buon ascolto!

(La foto è mia, perchè oggi offro io!)

 

6 commenti:

Marco Capponi ha detto...

Augurandoti che il mattino sia gioioso come quello musicale di Haydn, segno il mio passaggio qui, stasera! Grazie! MC

Annamaria ha detto...

Ricambio di cuore l'augurio, Marco, per tante mattine gioiose insieme alla musica, e magari a un buon caffè!
Grazie!

Marina ha detto...

Grazie del caffè e di questa parentesi piacevolissima col sottofondo musicale di un compositore che, a dispetto di come potresti immaginare, conosco poco. Magari, grazie a questo post, ne nasce una bella intesa! ;)

Annamaria ha detto...

Haydn è di una bellezza e una varietà sorprendente. Io l'ho scoperto pian piano.
Grazie Marina e buona giornata!!!

Arrigo Lupo ha detto...

Il primo Quartetto di Haydn che ascoltai è l'op.64 n.5, che mi colpì sopratutto per lo splendido Finale; la prima Sinfonia è la 83, con un inizio in modo minore molto deciso. Machiavelli nell'ultimo periodo si occupò, indirettamente, di musica: ci fu una messa in scena della "Mandragola" e della "Clizia" cui collaborò il compositore Philippe Verdelot, che stava a Firenze, mettendo in musica Canzoni da entrambe.

Annamaria ha detto...

Sempre interessanti le tue aggiunte, Arrigo! Non ho mai approfondito questi aspetti musicali a proposito della "Mandragola" e della "Clizia".
Grazie!