martedì 29 aprile 2025

Se lo sguardo è femminile - 4












È opera della pittrice francese Marie Bracquemond (1840 - 1916) il dipinto di questo mese, intitolato "Sotto la lampada" e conservato in una collezione privata. Si tratta di una delle artiste più rappresentative del movimento impressionista, anche se si è formata sotto la guida di Ingres e quindi nel clima del Neoclassicismo. Tuttavia se n'è distaccata per orientarsi con splendidi risultati verso uno stile più autonomo e al tempo stesso più vicino a quello di Manet, Monet e Sisley, nonostante la disapprovazione del marito Felix Bracquemond, col cognome del quale la pittrice è poi divenuta celebre.

"Sotto la lampada" è una delle sue opere più affascinanti che ha come sottotitolo "Sisley e sua moglie cenano dai Bracquemond a Sèvres". In realtà, alcuni critici hanno messo in dubbio che quella raffigurata sia davvero la moglie del pittore. Se infatti la rappresentazione dell'uomo è veritiera e può ricordare il ritratto che di Sisley aveva fatto Renoir, la donna, più che della moglie, ha le fattezze della stessa Marie Bracquemond.

Ma, a parte questo, che cosa vediamo sotto la lampada? Una tavola apparecchiata con semplicità ed eleganza, sopra di essa lo sguardo intenso che Alfred Sisley rivolge alla donna, ma soprattutto cogliamo quell'aura indefinita, quel vibrare della luce talora netto e altrove indistinto che fa man mano affiorare gli oggetti dall'ombra e prender loro forma e consistenza. Proprio quest'aura mi ha affascinato guidandomi nella scelta del dipinto che - tra l'altro - associa due temi ai quali la pittrice ha dedicato numerose sue opere: il ritratto e la natura morta.

Qui infatti, prima ancora delle persone con i loro atteggiamenti, sono stati gli oggetti ad attirare la mia attenzione: dalla pila lucente di eleganti piatti di ceramica bianca e blu alle bottiglie e ai vasi di vetro, al cibo e ad altre stoviglie posate sulla morbida tovaglia chiara, che appaiono quasi più nitide delle persone stesse. Queste infatti sono di lato e se la donna non guarda in viso l'uomo ma sembra volgersi altrove, risulta più al centro l'espressione intensa di Sisley, la cui figura ha però un che di evanescente forse per effetto della luce della lampada o del vapore che sale dalla zuppiera.

Così pure, insieme a lui, sembrano affiorare lentamente dall'ombra anche piatti e quadri appesi alla parete retrostante, dei quali abbiamo percezione solo dopo aver osservato il dipinto con calma, come se anche noi spettatori dovessimo abituarci  a questo tipo di luminosità dai contorni sfumati.

Ma l'atmosfera indefinita e vibrante creata dalla pittrice può anche suscitare sogni ed ipotesi sul rapporto tra Sisley e la donna. Quello di lui - così almeno a me pare - è uno sguardo intenso e vivo, quasi teso a cercarla, e tuttavia non ricambiato. Lei infatti, più riservata o forse a disagio, sembra sfuggire volgendo gli occhi altrove e appoggiandosi alla tovaglia. Chissà!... 

Tuttavia, al di là di queste mie improbabili divagazioni, non può non colpirci anche la prova di bravura che vede accostati in poco spazio, proprio come in una natura morta, materiali diversi tra loro.
Per quanto non siano nuovi tali
accostamenti e fin dall'epoca barocca siano stati realizzati da numerosi artisti, mi pare che qui ci sia una raffinatezza tutta femminile nel cogliere squisitamente ogni minimo dettaglio.

Bellissima la stoffa setosa dell'abito a righe con i polsini bianchi di pizzo, e quella che s'intuisce invece più spessa e morbida della tovaglia! Così pure, splendido l'accostamento del metallo del mestolo, la ceramica della zuppiera, il vetro del bicchiere, il legno del macinino, il pane...oggetti che si valorizzano a vicenda nella diversità dei loro materiali.
Ma ancor più espressiva quella mano rosea appoggiata sulla tovaglia, mano nella quale
possiamo leggere forse una quieta padronanza o forse un senso inconscio di difesa dallo sguardo indagatore dell'uomo.
Ripeto: sono solo divagazioni suscitate dai molteplici aspetti di un quadro che,
pur presentandoci uno squarcio di semplice vita quotidiana, fa sognare. La Bracquemond ha infatti caricato la scena di una dimensione psicologica che la rende ancora più viva soprattutto se è vero che, nel riprodurre la donna, ha in realtà raffigurato se stessa.

E, passando alla musica, mi piace associare al dipinto un pezzo già pubblicato anni fa perchè mi pare adatto a rispecchiare l'atmosfera di queste immagini tra il formale e il familiare, tra riservatezza e sottile galanteria.
Così ho scelto il celebre "Salut d'amour op.12" di Edward Elgar (1857 - 1934). Il
brano, qui nella versione orchestrale, è una composizione squisitamente romantica che il musicista aveva donato alla futura moglie Alice come regalo di fidenzamento. È una melodia che si dipana dolcemente nel sognante andamento degli archi, senza ignorare tuttavia passaggi più animati nei quali la passione sembra quasi sul punto di traboccare per poi tornare a quietarsi.
Una dichiarazione d'amore, dunque, nella ferma luminosità del Mi maggiore,
garbata e galante quanto può esserlo un innamorato.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web) 

 

4 commenti:

siu ha detto...

Eccellente articolo, di cui ho assaporato ogni frase, parola, concetto, riscontro, pensiero... Penetrando via via più profondamente nel quadro, e sempre di più apprezzandolo, cosa di cui sarei stata completamente incapace senza la tua competente e sensibile guida.
Appropriatissima, va quasi da sé, la musica di Elgar...
Grazie, con riconoscenza.

Annamaria ha detto...

Grazie delle tue bellissime parole, Siu, e benvenuta qui! Il merito di questo mio articolo va però al dipinto ricco di una suggestione che mi ha man mano ispirato.
Grazie per la tua sensibilità che ti ha fatto cogliere lo splendore delle immagini e il.garbo della musica!

Marina ha detto...

Che delicatezza questa composizione di Elgar, di perfetto accompagnamento al quadro che hai descritto come meglio non si poteva. Ed è davvero bella questa rappresentazione, in ogni suo particolare. A me ha colpito il riverbero della luce subito sotto la lampada, dove si intravede il fumo esalato dalla zuppiera calda.Proprio bello, sì.

Annamaria ha detto...

Grazie, Marina! Il riverbero di luce di cui parli è davvero stupendo.
Quanto alla musica sì, il brano di Elgar, con la sua aura romantica e in qualche passaggio un po' salottiera, mi è parso subito adatto. Così l'ho messo anche se lo avevo già pubblicato tempo fa e di solito non mi piace ripetermi. Ma qui ci voleva.