martedì 20 aprile 2021

"Belle rose du printemps"

Già sapevo che - in questo anno di chiusure per la pandemia - mi sarebbe mancato molto il coretto in cui canto da qualche tempo, a cominciare dalle prove del martedì sera dalle quali, comunque fosse andata la giornata, tornavo sempre serena.
Ci arrivavo spesso piena di sonno o di stanchezza, ma tornavo sveglia e rilassata. Niente come la musica, soprattutto se fatta insieme, ha il potere di rinvigorire l'animo e regalare gioia, trasformando una serata come tante
in un'oasi di distensione all'insegna della bellezza. È stato quindi per me un sacrificio dover rinunziare a questi preziosi momenti e attendere tempi migliori, stante il fatto che non tutti siamo così tecnologici da organizzarci sul web come parecchie altre corali.

Pensavo comunque di aver retto bene a tale rinunzia ma mi sbagliavo, perchè mi è bastato ascoltare durante una celebrazione liturgica un canto polifonico sia pure registrato, per capire quanto il tasto sia sempre dolente. Credo di aver vissuto rare volte una tale emozione non solo per la bravura dei coristi, ma anche perchè l'altezza della chiesa in cui mi trovavo amplificava moltissimo i suoni, conferendo alle singole voci una potenza avvolgente e facendomene percepire la fusione.
Così, oggi ho sentito il bisogno di ritornare subito alla polifonia, anche se quello
che vi propongo non è un brano liturgico, ma un coro di montagna.

Si tratta di "Belle rose du printemps", canto valdostano tra i più conosciuti, qui interpretato dal Coro "La Rupe" di Quincinetto. È una composizione antica che viene fatta risalire ai trovatori provenzali, ma che è stata trascritta e rielaborata nella versione attuale dal compositore Teo Usuelli.
Essa riporta il dialogo di una pastorella con un giovane innamorato di lei, che vorrebbe condurla a
lavorare al suo servizio in un palazzo di città. Ma lei rifiuta, preferendo a una prospettiva di vita più agiata la gioia di restare sui monti a pascolare le pecore. Una sorta di Heidi ante litteram insomma, e anche se la vicenda delineata nel testo è diversa, simile è l'amore per la bellezza della natura e per la vita in semplicità che viene anteposto a qualunque altra lusinga.

"Belle rose du printemps"...bella rosa di primavera! È una sorta di ritornello che si ripete ad ogni battuta, ora rivolto dall'innamorato alla fanciulla, ora posto accanto alle parole della ragazza che sembra manifestare cosi la propria appartenenza al mondo della montagna.
La vicenda è narrata nel testo originario che vi riporto qui di seguito, anche se le
attuali rielaborazioni fanno riferimento solo ai primi versi:

"Que fais-tu là bas, ma jolie bergère?
Moi, je garde mes moutons blancs, belle rose du printemps!

Combien gagnes-tu pour ton salaire?
Moi, je gagne mes cinq cent francs, belle rose du printemps!
Veux-tu venir a mon service?
Moi, je t'en donnerai autant, belle rose du printemps!
Quitte ces bois et ton village
et laisse là tes moutons blancs, belle rose du printemps!
Viens avec moi, blonde bergère,
ne song plus aux fleurs des champs, belle rose du printemps!
Si tu savais combien je t'aime,
ils sourirarient tes yeux charmants, belle rose du printemps!
Elle me dit en un murmure:
Je reste avec mes agneaux blancs, belle rose du printemps!
Oh, j'aime mieux notre chaumière
que tous vos beaux palais luisants, belle rose du printemps!
Bergère, adieu! Sur la montagne
mon rêve est mort en un istant, belle rose du printemps!

Mais, dans mon ciel, petite étoile,
tu brilleras ancor longtemps, belle rose du printemps!"


Confesso che la scelta della clip audio è stata un po' impegnativa perchè le tante interpretazioni offerte da youtube - sia pur pregevoli - mi parevano sottolineare i passaggi culminanti del brano con accenti eccessivamente forti.
Dopo parecchi ascolti, ho optato quindi per quella del coro "La Rupe" di
Quincinetto perchè - nonostante la registrazione non sia sempre perfetta - mi è parsa la migliore per equilibrio e fusione delle varie voci, sia tra loro che con il solista. Il canto si apre infatti con un' introduzione sommessa a bocche chiuse e la melodia si fa poi gradualmente più intensa, senza perdere tuttavia solennità e insieme morbidezza anche nelle note più alte, con un risultato a mio avviso molto toccante.

Nella foto, "Cesta di rose" del pittore danese William Hammer (1821 - 1889).

Buon ascolto!

 

16 commenti:

Luz ha detto...

In questi canti così profondamente belli sembrano prendere forma l'immane natura, la possanza dei monti, gli echi lontani di popoli che hanno saputo conservare dignità e valori. Molto bella anche la storia narrata...

Annamaria ha detto...

I primi canti polifonici che mi hanno preso, quando ero ancora una ragazzina, sono stati quelli di montagna. Sono stata affascinata dalle armonie a più voci, ma anche dai testi: racconti dove si mescolano storia, leggenda, valori, tradizioni e soprattutto amore per la natura. Proprio come hai scritto, cara Luz. Grazie e buona serata!

Luigi ha detto...

splendido il brano: trasmette pace e, appunto, equilibrio!!!

p.s. non sapevo facessi parte di un coro polifonico!!!

Annamaria ha detto...

Sì Luigi, splendido brano è altrettanto splendida interpretazione.
Io canto in un coretto parrocchiale in un paese qui vicino a me. Non siamo molti ma abbiamo un bel repertorio classico e anche per questo l'attuale sospensione dell'attività mi pesa.
Grazie e buona serata!

Gus O. ha detto...

Quando mia madre mi trascinava per le parrocchie ad ascoltare la musica polifonica, io andavo malvolentieri perché la musica polifonica mi sembrava un grande guazzabuglio di parole, di note. Un giorno ho sentito iniziare il Caligaverunt di Da Victoria e appena ha attaccato la seconda voce non ho più percepito la confusione, ho capito cos’era la musica polifonica. E quanto più entravano anche le altre voci, la terza e la quarta voce, tanto più diventava bello. Non era il pasticcio di prima.
Ciao Annamaria.

Annamaria ha detto...

Capisco bene la tua esperienza, Gus, perchè in qualche modo è stata anche la mia. Se la polifonia dei canti di montagna mi ha preso subito, non è stato così per quella religiosa. E' pur vero che a dieci anni facevo parte della Schola cantorum della parrocchia...ma si cantavano testi polifonici sì, ma non particolarmente complessi.
La svolta è stata quando ho sentito una Missa brevis di Mozart, la K.220 - neppure una delle più famose - e poi una volta, dal vivo, lo Stabat Mater di Rossini. Certi pezzi mi hanno preso a tal punto da farmi desiderare di cantare in un coro per vivere lo splendore polifonico dall'interno!
Grazie e buona giornata!

giorgio giorgi ha detto...

Coro, orchestra, armonia. Tutti insieme per realizzare un risultato comune, dove ciascuno fa la sua parte. Armonia, là dove nasce la vita, dove io collaboro con gli altri. Il mondo è di tutti, io ne sono solo una parte.

Annamaria ha detto...

Sì, Giorgio, il coro è una scuola nel senso più positivo del termine: si impara, ci si confronta, ci si conosce nei propri pregi e nei limiti, ci si mette in gioco e si collabora per offrire agli altri qualcosa di bello. Se poi questa bellezza è lo splendore della musica, ciò che se ne riceve è impagabile!!!!
Grazie!

Marina ha detto...

Bellissimi i cori polifonici: ho un’amica che fa parte di un coro molto apprezzato nella mia città e, quando vivevo ancora a Caltanissetta, non perdevo occasione per andare ad ascoltare la musica suonata e cantata in Cattedrale. A me basta chiudere gli occhi e l’emozione di quelle voci amalgamate così splendidamente arriva subito. E mi è successo anche con l’ascolto del brano che proponi: bello bello. Complimenti per la scelta.

Annamaria ha detto...

Grazie e ancora grazie, Marina, di questa sintonia!!!
E' proprio l'amalgama delle voci a conferire profondità e spessore a un canto, il giusto equilibrio che fonde i suoni in modo mirabile e in modo altrettanto mirabile ti raggiunge nel profondo!!
Buona serata!!

Lucia Nadal ha detto...

Sono passata pur non conoscendoti! La musica riempie spazi impensabili.....- Grazie ciao

Annamaria ha detto...

Benvenuta qui, cara Lucia!!! E' proprio vero, la musica riempie spazi impensabili.
Grazie di cuore!!!

Nella Crosiglia ha detto...

sempre esaltanti le tue scelte musicali. C'è molta nostalgia in questa tua musica, e capisco l'abbandono, spero non definitivo, dal tuo coro dove si condivideva la musica , che è sempre magica in un ambiente adatto e con persone che hanno lo stesso modo di sentirla. So cosa può darti la musica, so cosa può rinforzare le nostre nostalgie, ma la su mancanza , come in realtà la vorremo , costa sempre molto. Ti auguro di tornare al tuo coro, ma sono sicura, che saprai colmare questa mancanza con alter scelte musicali , altrettanto appropiate e la tua speranza presto verrà esaudita. Abbraccio da stritolo.

Annamaria ha detto...

Grazie e ancora grazie di questa comprensione e vicinanza, carissima NELLA, e grazie anche perchè mi conosci!!!
La mancanza del coro - piccolo o grande che sia - costa sempre molto perchè è un'attività rigenerante da tanti punti di vista. Ma spero proprio che questa pausa non sia definitiva.
Ti abbraccio forte forte!!!!

alberto zanatta ha detto...

Sono un Alpino iscritto all'ANA.Sempre stato appassionato dei canti alpini e di montagna.MIo padre che era stato in guerra (2°war)ed era grande invalido nella finanza alpina, mi portava ad ascoltare i cori fin da bambino.Poi io ho continuato e cori ne ho sentiti.
Ma devo fare assolutamente i complimenti per questa esecuzione del coro torinese del video,che hanno eseguito in particolare questo brano,in maniera esemplare.Bravi davvero!!!
Alberto Zanatta(Pordenone).





Annamaria ha detto...

Grazie con tutto il cuore, gentile Alberto Zanatta, del suo commento! Anch'io adoro i canti alpini e di montagna. Ascoltarli poi fin da quando si è bambini, come lei faceva con suo padre, è un'esperienza che forma interiormente.
Questo del coro "La Rupe" di Quincinetto mi è parso il migliore tra le varie esecuzioni del brano proposte da youtube.
La saluto e le auguro buona giornata!