sabato 12 marzo 2022

Ritrovare lo stupore

Torno oggi - dopo un po' di tempo - a un compositore che amo da anni e che mi ha spesso accompagnato in alcuni momenti difficili, restituendomi sollievo ed energia, speranza e sorriso.
Ho già scritto altrove quanto le sue
note siano state per me simili a una pioggia primaverile che va a dissetare il terreno, e come certi brani abbiano saputo parlarmi entrando nella mia vita proprio al momento giusto.

Si tratta di Franz Joseph Haydn (1732 - 1809), esponente del Classicismo musicale, celebre sia per le sue numerosissime sinfonie - più di cento - che per concerti, sonate e quartetti di rara eleganza. Ma quelle che mi hanno segnato in modo davvero incisivo sono alcune sue opere di più ampio respiro. Mi riferisco alla "Mariazellermesse", ascoltata per la prima volta anni fa in una toccante esecuzione nel Duomo di Salisburgo, e ai due oratori intitolati "La Creazione" e "Le Stagioni" anch'essi legati a particolari periodi della mia vita.

E proprio perchè è un autore che ho frequentato in momenti non facili, lo ripropongo oggi, di fronte agli eventi sempre più devastanti della guerra tra Russia e Ucraina. Potrebbero essere tante le composizioni di Haydn adatte a una circostanza simile nelle quali la musica si fa condivisione del dolore e insieme invocazione di pace: da "Le ultime sette parole di Cristo in croce" alla "Missa in angustiis" o alla "Missa in tempore belli".
Tuttavia, preferisco fissare lo sguardo a un'altra sua opera che, insieme allo stupore di
fronte alla magnificenza di tanti aspetti della natura, ricostruisce l'immagine dell' essere umano nella sua bellezza originaria, quella bellezza oggi dimenticata e deturpata da inconcepibile violenza.

Si tratta dell'oratorio per soli, coro e orchestra intitolato "La Creazione" (Hob. XXI. 2) che citavo sopra, composto da Haydn su libretto di Gottfried van Swieten che traduce in tedesco un precedente testo inglese. Vi si descrive appunto la creazione del mondo in sette giorni, facendo riferimento al racconto biblico della Genesi, ad alcuni Salmi e al Paradiso perduto di Milton. 

È una composizione grandiosa della quale mi sono innamorata pian piano, a cominciare dalla suggestiva introduzione nella quale dal caos affiora la luce, mentre le note del compositore, in taluni passaggi, superano i canoni del Classicismo anticipando una più moderna sensibilità.
Ma mi hanno preso anche cori e duetti nei quali sembra che Haydn, con gioioso
afflato descrittivo, si sia divertito a rappresentare la nascita di astri, fiori, erbe, animali e infine gli esseri umani.

Ad essi è dedicata la terza sezione dell'oratorio, quella in cui Adamo ed Eva rivolgono a Dio un canto di lode e di gratitudine, in comunione tra loro e con tutti gli elementi della natura. Proprio di questo duetto oggi propongo all'ascolto il brano iniziale: "Von deiner Güt ". Qui, dopo il dolcissimo esordio dell'oboe, le voci dei due progenitori si alternano e poi s'intrecciano, mentre il coro interviene a tratti sommessamente con indicibile soavità.
Superlativa mi pare l'interpretazione dei Berliner Philarmoniker diretti da Karajan,
sia per l'andamento più lento e disteso rispetto ad altre esecuzioni, sia perchè - anche nel tempo di 4/4 - non tralascia di sottolineare il ritmo delle terzine conferendo al brano un lievissimo incedere di danza. E mi viene in mente la soavità di certe arie da "Le nozze di Figaro", che Mozart aveva scritto una decina di anni prima e che certo Haydn ben conosceva.

Note e parole che ci offrono suggestioni di paradiso terrestre prima che gli esseri umani fossero toccati dal male, suscitando immagini di una purezza e una felicità primigenia che ancora possono aiutare l'uomo a ritrovare lo stupore della propria dimensione creaturale.

Ecco il testo del brano:

"Della Tua bontà, o Signore e Dio,
sono pieni il cielo e la terra.
La terra così grande, così meravigliosa,
è opera delle Tue mani."

"Sia benedetta la potenza di Dio!
Sia lode a Lui in eterno!"

Buon ascolto! 

(Nella foto, presa dal web, mosaico del Duomo di Monreale che rappresenta "La creazione degli astri")


2 commenti:

Stefyp. ha detto...

Grazie cara Annamaria, uno brano che trasporta oltre la drammaticità del momento, con il senso di pace e armonia che trasmette. E credo possa essere sentito anche come un canto di speranza. Nella sua intensità e trasporto mi sono lasciata portare ed è stato bello.
Serena giornata a te, carissima. Un abbraccio, Stefania

Annamaria ha detto...

Sì, è proprio un canto di speranza perchè ricostruisce quell'immagine di purezza originaria che l'uomo attuale ha perduto.
Grazie di cuore, cara Stefania, e serena giornata anche a te!!!