Sull'inserto dedicato all'Innovazione del Corriere della Sera di ieri, venerdì 30 luglio, leggo un articolo relativo a un'interessante scoperta che ha per oggetto ragni e ragnatele.
Che il materiale di cui esse sono fatte - filamenti di seta composti da fibre proteiche - sia in verità resistentissimo e già fonte di alcune sperimentazioni, non è notizia nuova. I ricercatori dell'Università di Cambridge hanno infatti cercato da tempo di sfruttare le doti di resistenza e insieme di leggerezza della seta tessuta dai ragni per creare nuovi materiali che ne imitino le caratteristiche: una sorta di ragnatela artificiale le cui fibre potrebbero avere svariate applicazioni.
Ma non finisce qui. Ora, gli studiosi del Massachussetts Institute of Tecnology guidati da Markus Buehler hanno fatto un'affascinante scoperta. Si legge infatti nell'articolo di Barbara Millucci intitolato "La musica delle ragnatele" a pag.35 dell'inserto:
"I ragni non tessono più solo fili e tele, ma anche suoni e melodie. Un team di ricercatori del Mit ha scansionato al laser un aracnide ricostruendone la rete in 3D. Ha poi assegnato ad ogni filamento una nota e studiato virtualmente come il suono della rete cambia in risposta a diverse forze meccaniche. In pratica, ogniqualvolta il ragno compie un'azione (dall'allungamento del filo alla cattura di una preda o al cambio di traiettoria), la musica cambia. E si sintonizza su nuove sonorità e cacofonie musicali, leggermente inquietanti, che aprono però importanti scenari per la ricerca".
L'articolo poi spiega che sono stati creati modelli matematici e sistemi audiovisivi che consentono di immergersi nel mondo musicale dei ragni. Inoltre, la ricerca sulla tela degli aracnidi sta fornendo un prezioso patrimonio di informazioni che potranno dare adito ad applicazioni in diversi campi, a cominciare dall'ingegneria. E tale lavoro è soltanto un esempio e l'inizio di come si possa giungere, in futuro, ad "ascoltare i materiali".
A parte questo discorso nel quale non oso addentrarmi, trovo meraviglioso il fatto che i suoni pervadano ogni essere e ogni angolo del creato, dal macrocosmo al microcosmo. Così anche i ragni, nel loro piccolo, partecipano alla grande musica dell'universo, una vibrazione presente in ogni materiale, come del resto la fisica quantistica ha rilevato da tempo.
E a questo proposito, mi viene in mente anche ciò che si dice in quel bellissimo libro di Cesare Picco dedicato a Bach e intitolato "Sebastian". Qui il compositore tedesco, alla ricerca di quel codice segreto che attraversa il mondo quasi esso fosse un immenso spartito, viene immaginato a comporre la mappa dei suoni del suo paese, andando a cogliere col suo orecchio assoluto la vibrazione sonora di ogni casa, ogni muro, ogni albero, ogni strada del posto.
Ho cercato a lungo, allora, quale musica dedicare al nostro ragnetto tessitore di bellezza e di suoni, incerta se dedicargli un pezzo di Bach - a dir la verità ne avevo proprio uno adatto, ma le interpretazioni a mio avviso erano troppo veloci - o qualcosa di più moderno. Poi invece, ho pensato al suo lavoro paziente e tenace, capace di creare ragnatele spesso simili a piccole opere d'arte nel disegno e nelle proporzioni e mi è affiorata dal cuore una danza.
Si tratta della celebre "Danza della Fata dei confetti" dalla Suite dal balletto "Lo Schiaccianoci op.71" di Piotr Ilic Tchaikovsky (1840 - 1893).
Segnato dall'indicazione "Andante non troppo" e dalla tonalità di mi minore, il brano si caratterizza per dolcezza e ritmo. Protagonisti al di sopra degli altri strumenti sono la celesta e il clarinetto che, con i loro particolari timbri, danno alla musica un'impronta di delicatezza e regolarità, proprio come nel lavorìo di un ragno e nella struttura di una ragnatela.
E me lo vedo il nostro amico tessitore dalle zampette filiformi mentre crea i suoi arpeggi e costruisce le sue architetture sonore: creazioni simili a fantasiose collane di perle, gioielli della natura, segno di stupefacenti intelligenze tutte da scoprire.
Buon ascolto!
(La foto nel riquadro è presa dal web.)