lunedì 25 dicembre 2023

Buon Natale!!!


 


 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Giorgione (1478 - 1510) : "Adorazione dei pastori" (particolare) - National Gallery of Art - Washington.

 

Georg Friedrich Haendel (1685 - 1759): "And the Glory of the Lord" dal "Messiah HWV 56".

domenica 17 dicembre 2023

Le mie città - 12


 

 

 


 

 

 

 

 

Alla fine di questa breve serie sulle città che sento più significative nel mio cammino, non può mancare Roma che ho visitato per la prima volta da adolescente. Lo so, non si può ridurre un luogo così ricco di storia, arte, fede e tante svariate vicende a un articoletto di poche righe; ma quella che desidero celebrare è la Roma filtrata dai miei occhi di ragazzina perchè vi ha lasciato un'impronta indelebile.
Non avevo ancora sedici anni la prima volta che mi ci sono recata: un viaggio di
gruppo di cinque giorni organizzato dalla mia parrocchia appositamente per i giovani, durante le vacanze di Natale: un'occasione di amicizia, riflessione e apprendimento al seguito di ottimi maestri che ci facevano da guida.
Un viaggio cui se ne sarebbero aggiunti molti altri.

Davanti ai miei occhi si era dispiegata una Roma fastosa e scenografica, nelle piazze, nelle fontane, nei gruppi scultorei, nella multiforme ricchezza artistica e nella bellezza di tanti angoli riposti davanti ai quali fioriva lo stupore. Una città spesso spazzata dal vento che rendeva più nitido il profilo delle tante cupole stagliate nel suo cielo e più suggestivi i tramonti al Parco degli Acquedotti. Ma interessante anche il colore locale, dalle bancarelle natalizie di piazza Navona ai presepi sulla scalinata di Trinità del Monti. 
Il primo anno, cuore della visita era stata la
città romana e paleocristiana, con i Fori Imperiali, le grandi basiliche e le catacombe. Ma il secondo anno - quello del quale ho un più vivo ricordo - il programma comprendeva la Roma rinascimentale e barocca: un meraviglioso itinerario tra le opere di Michelangelo, Bernini, Borromini e Caravaggio.

Come dimenticare la lezione affascinante e appassionata che il nostro insegnante di lettere del liceo - sì, a questi viaggi partecipava anche lui! - ci aveva fatto alla Galleria Borghese, di fronte al capolavoro del Bernini che rappresenta "Apollo e Dafne" ?
E poi di fronte all' "Estasi di Santa Teresa" in Santa
Maria della Vittoria e a quella della "Beata Ludovica Albertoni" in San Francesco a Ripa?
O nella chiesa di Sant'Agostino davanti alla "Madonna dei pellegrini" del Caravaggio? O ancora contemplando "San Matteo e l'angelo" in San Luigi dei Francesi?
Esperienze indelebili in luoghi che, negli anni, avrei poi
ripercorso più volte cercando di risvegliare in me, ma anche in altri, quel fuoco che mi era stato regalato allora, da ragazzina.
Roma, infatti, è stata la scoperta della Bellezza con la
maiuscola: non solo studiata sui libri, ma gustata dal vivo, nutrita dallo stupore e dal contatto bruciante con la passione altrui. 

Una scoperta non disgiunta da quel movimento interiore col quale si inizia a guardare in se stessi, intuendo i tratti della propria personalità in un'età e in un contesto in cui innamoramenti, amicizie, studio, arte, tutto si fonde in un unico appassionato moto dell'anima.

Già iniziavo ad amare la musica e il primo viaggio - oltre a Bach - aveva avuto in me la colonna sonora del "Largo" di Haendel che stavo ascoltando proprio in quel periodo.
E sempre di Haendel, a sorprendermi, erano state le note del "Messiah", la prima volta in cui eravamo
entrati in Santa Maria in Aracoeli, in un'atmosfera di sacralità che aveva riempito tutti di meraviglia. Ma anche altri compositori mi avrebbero suggestionato nel mio cammino ad esplorare il cuore della città.


 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

La giravamo molto spesso a piedi, talora non tutti ma solo un manipolo di fedelissimi dietro la ferrea guida e il passo da alpinista del nostro insegnante. E a sera, mentre i romani alle nove ancora cenavano, noi eravamo di nuovo a spasso per una Roma quasi vuota, allegramente padroni della città. Ma oltre ai momenti di ascolto, di riflessione e all'arte, c'era anche il divertimento: dopo averci sfinito a furia di camminare...il nostro prof. ci portava a mangiare il gelato da Giolitti! E non mancavano mai occasioni di baldoria.

Una sera, in piazza san Pietro avevamo fatto un girotondo! Mi sembra che non ci fossero ancora transenne e non ci era parso vero che lo spazio fosse tutto nostro.
Quella volta eravamo in ottanta (!)... e
avevamo formato due cerchi concentrici che si muovevano l'uno in senso contrario all'altro. Danzavamo cantando una famosa filastrocca: "La fuente de Tororò". Ve la ricordate ? La sanno anche i bambini. Ebbene, quella! Rigorosamente in portoghese! In mezzo al cerchio un solista canta, poi sceglie la damigella, ballano insieme mentre tutti battono le mani, infine al centro rimane lei e il gioco riprende.   
Solo che, dopo neanche un quarto d'ora...era arrivata la polizia a farci sloggiare! Si era alla vigilia del Sessantotto e un assembramento così chiassoso sotto le finestre del Papa aveva creato qualche sospetto.

Insomma, la mia Roma è stata questa: gioia di imparare e insieme di tuffarmi nella piacevolezza del vivere; contatto con il respiro di una città dai mille volti e una bellezza che oltrepassa i secoli per parlarci ancora.
Quanto stupore davanti alla "Pietà" di Michelangelo in San Pietro,
o ammirando - naso all'insù - la lanterna di Sant'Ivo alla Sapienza con la sua originalissima struttura a spirale!
Quale incanto ci avevano regalato i marmi
sinuosi e movimentati dei gruppi scultorei così come la pietra degli edifici più antichi! E tra le tante statue viste, non poteva mancare quella di Stefano Maderno che rappresenta "Santa Cecilia", nell'omonima chiesa in Trastevere.

Grande suggestione mi veniva dalla nascita di nuove percezioni e in questo anche la musica aveva avuto un ruolo essenziale. In quel periodo, oltre ai pezzi che ho già ricordato, stavo ascoltando il "Concerto n.1 in sol minore op.26 per violino e orchestra" di Max Bruch (1838 - 1920) e alcuni momenti del viaggio sono rimasti segnati in me attraverso le sue note.
Si tratta di una composizione d'impronta tardoromantica - forse la più celebre del musicista tedesco - della quale tanti anni fa ho pubblicato il primo tempo, ricordando, tra l'altro, proprio questa mia esperienza romana.
È tumultuoso e insieme dolce il brano iniziale:
un "Allegro moderato" che fa da introduzione al successivo "Adagio", alternando passaggi orchestrali di grande intensità a melodie delicate che si ripetono come se la contemplazione della bellezza non dovesse aver mai fine.
Così, sono andata a rileggere il post di undici anni fa e mi
perdonerete se oggi ripubblico la stessa musica e se, per illustrare ciò che ha suscitato in me, invece di cercare parole nuove riprendo quelle che avevo scritto allora. Ma non saprei esprimermi diversamente. Eccole :

"Mi rivedo ancora mentre - nella magnificenza di una piazza, col vento sul viso - le sue note mi risuonavano in cuore con un'ebbrezza che era quasi una percezione d'infinito. Gli accordi che mi riecheggiavano dentro, infatti, con la loro intensità, nel contesto di quella Roma incantata e grandiosa avevano toccato corde tanto profonde da farmi percepire l'alitare di una vita segreta e sconfinata al di là delle apparenze. Ed era stata per me una nascita interiore, un autentico afflato di primavera.

Ma anche al di là della mia piccola esperienza, sta davvero in un respiro di giovinezza lo splendore di questo concerto, un respiro che si va delineando non solo nella delicata melodia del violino e nel suo sviluppo dai toni struggenti, ma anche nel ritmo dei bassi, quasi battiti di un cuore pulsante sui quali lo strumento solista inanella le sue variazioni.
E da ultimo, nell'irruente e grandiosa apertura orchestrale verso la fine: un'onda intensamente romantica prima che il brano - che in realtà non ha conclusione - sfumi dolcemente nel successivo
Adagio."

Buon ascolto!

Le foto, tutte prese dal web, rappresentano nell'ordine:

1) Acquedotto Claudio 2) Fontanone dell'Acqua Paola 3) "Apollo e Dafne" del Bernini 4) "Estasi di Santa Teresa" del Bernini 5) Veduta aerea di Roma 6) Piazza San Pietro 7) "Pietà" di Michelangelo 8) Lanterna di Sant'Ivo alla Sapienza del Borromini 9) Veduta aerea di Piazza del Campidoglio.

venerdì 8 dicembre 2023

Il silenzio di Maria

Non tutti i periodi sono uguali, e possono esserci momenti in cui la nostra ricettività subisce cambiamenti e oscillazioni.
Dopo oltre 700 brani pubblicati nel blog in quest
i anni, ci sono giorni in cui - nonostante la musica scritta nel tempo sia un mare infinito - non mi è sempre facile trovare un pezzo nuovo che mi susciti un scatto di stupore immediato tale da renderlo mio.
Di conseguenza, capita a volte che la mia ricerca
 si faccia più difficile, dato che non pubblico mai un pezzo solo perchè è bello o universalmente celebrato. Deve prima toccarmi col suo splendore, giungendo a dissipare l'opacità che talora mi porto dentro.

Per contro, ci sono periodi in cui la musica mi parla invece con viva intensità e sono parecchi i pezzi che, già di prima mattina, mi si affacciano alla mente e al cuore - come ho scritto altre volte - "in gioiosa lista d'attesa" chiedendo con insistenza di essere pubblicati.
È proprio il caso del brano e del dipinto di oggi che avevo pensato di tenere in serbo
per Natale, ma - perdonatemi! - non ce l'ho fatta. A prendermi è stata prima l'immagine che vedete sopra e poi la musica di Rheinberger: due universi lontani nel tempo, ma che mi piace accostare qui.

L'immagine è un particolare della tavola riportata a lato: la "Madonna col Bambino, San Girolamo, Santa Caterina d'Alessandria e Angeli" del senese Matteo di Giovanni di Bartolo (1430 - 1495), conservata presso la National Gallery of Art di Washington.
Nonostante sia stata realizzata intorno al 1470
e l'artista mostri altrove capacità prospettiche già rinascimentali, qui il fondo oro e la dolcezza sinuosa delle linee rivelano la sua appartenenza all'antica tradizione pittorica senese. Raffinatezza ed eleganza, infatti, sono i caratteri predominanti dell'opera che possiamo cogliere sia nella sottigliezza del tratto che nella finezza di tanti particolari.

È stato il viso della Vergine ad affascinarmi subito per la soavità del suo profilo nitido e luminoso, dell'ovale appena sfumato e degli occhi dal taglio sottile in un' espressione di muto raccoglimento: quello di una giovane donna che contempla il Figlio, assorta e delicatamente compresa in se stessa.
Ma splendido è anche il copricapo: un velo impalpabile - quasi un pizzo che le
incornicia la fronte - e il manto scuro, elegantissimo, di una consistenza che sembra avere la morbidezza del velluto. Un'immagine di rara preziosità, come preziosa è l'aureola che appena intravvediamo e che rivela la conoscenza da parte dell'artista delle opere di alcuni miniatori a lui contemporanei.

Un'immagine che può indurci a ricordare anche la molteplicità di musiche dedicate nel tempo alla Vergine. Così, tra i numerosissimi brani e inni molti dei quali universalmente conosciuti, ho deciso di pubblicare la toccante "Ave Maria" di Joseph Gabriel Rheinberger (1839 - 1901), tratta dalla "Messa in Si bemolle maggiore op.172".
Anche in questo caso, è stato un irrefrenabile impulso del cuore a guidare la mia
scelta. Appena l'ho ascoltata infatti, come per il dipinto di Matteo di Giovanni sono stata sorpresa dalla sua bellezza, uno splendore polifonico che l'esecuzione del coro finlandese "Valchia" - a mio avviso - sa valorizzare.

Certo, diversi secoli separano l'opera del musicista da quella del pittore. Tuttavia, se da un lato il canto affidato alle voci maschili mostra un carattere di robustezza, dall'altro non viene meno la loro grande trasparenza. Inoltre, le modulazioni e le dinamiche del brano si snodano seguendo il significato del testo, ora venato da qualche ombra nell'intensità dell'invocazione, ora ricco di luminose aperture.
Ma è soprattutto la delicatezza estrema di alcuni pianissimo in cui le voci digradano
fino a spegnersi, a comunicarmi una soavità simile a quella con cui è raffigurata Maria nel dipinto: una giovane donna avvolta nel silenzio, un'immagine da contemplare a lungo in questi giorni che precedono il Natale.

Buon ascolto!