lunedì 30 ottobre 2023

Molteplice fascino di una Toccata

Quando in campo musicale ricorre il termine Toccata, penso che - giustamente - tanti l'associno prima di tutto a Bach, a cominciare dalla sua "Toccata e Fuga in re minore BWV 565", certo la più famosa ma non l'unica creazione del compositore strutturata in tal modo.
Ce ne sono infatti molte altre: provate ad asco
ltare, per esempio, la BWV 540 in Fa Maggiore o la BWV 564 in Do Maggiore - che, tra l'altro, ai due movimenti canonici inframmezza eccezionalmente un incantevole Adagio - e avrete un'idea della sua funzione.

Con questo termine s'intende infatti un brano introduttivo, una composizione strumentale vivace e movimentata, una sorta di brillante pezzo di bravura costruito con scale e arpeggi in cui gli esecutori possono dar prova della loro abilità e - appunto - della bellezza del loro tocco.
Nata nel periodo rinascimentale prima per fiati e successivamente per liuto, la Toccata viene poi
scritta per clavicembalo e in seguito per organo.
Ma è l'epoca barocca a darle il maggiore risalto, sia per le numerose
creazioni bachiane, sia per il suo stile libero e quasi improvvisativo, simile a una sorta di antico e fantasioso ricercare che prelude alla Fuga, ma talora indipendente da essa e più vicina a un tema con variazioni.
Ricordo, tra le altre, le Toccate di Buxtehude, di Alessandro Scarlatti ma
soprattutto - conosciutissima - quella di Paradisi, resa poi celebre del vecchio intervallo televisivo ed eseguita all'arpa.
Il periodo romantico vede invece un uso meno frequente di questa forma musicale, anche
se nel corso dell'Ottocento non mancano esempi tra i quali la Toccata dalla "Sinfonia n.5 in fa minore op.42" di Charle-Marie Widor, brillante pezzo organistico eseguito spesso durante i matrimoni reali.

Proprio della fine dell'Ottocento - precisamente del 1895 - è il brano di oggi col quale dò il benvenuto in questo blog al compositore e organista francese Léon Boellmann (1862 - 1897). Si tratta della Toccata che questa volta non apre, ma conclude la sua "Suite gothique op.25".
Perlomeno nella parte iniziale, non è un brano dalle sonorità luminose e festanti
come quello del contemporaneo Widor, anche se qualche punto di contatto non manca. Questo di Boellmann infatti si apre nella tonalità di do minore su di un tema semplice e un po' cupo che va ripetendosi, ora suonato dalla pedaliera mentre la tastiera fa da accompagnamento, ora viceversa.

Gli aspetti che mi affascinano maggiormente sono quattro: prima di tutto la straordinaria energia sprigionata da queste note, poi il ritmo spesso variato. Si potrebbe dire infatti che il brano non abbia particolare sviluppo, ma alterni momenti diversi con variazioni più che altro ritmiche. Ora infatti si dipana a somiglianza di una marcia cadenzata dove accordi e tema sono scanditi con regolarità sulla prima nota di ogni quartina; ora invece il tema s'innesta sulla terza nota delle varie quartine creando così una sorta di sfasatura ritmica che - a mio modesto avviso - è il bello di questa creazione.
Il terzo elemento che mi ha colpito è la successione di cromatismi che modulano su altre tonalità a 2.16
dall'inizio. Infine, la bellissima conclusione dove, dopo che la melodìa in minore viene ripresa a ottave sulla pedaliera, si passa progressivamente ad un brillante e fragoroso accordo di Do Maggiore che tutto illumina con la sua energia!
Un pezzo affascinante e insieme impegnativo che, come la maggioranza delle
composizioni organistiche, non solo richiede il tocco giusto, ma anche perfetta sincronia tra tastiere e pedaliera.

Buona visione e buon ascolto!

(La foto è presa dal web. Per chi volesse seguire il brano sullo spartito, questo è il link: https://www.youtube.com/watch?v=XzU5xbZ4QEA )

 

10 commenti:

Marco Capponi ha detto...

Ecco il post sulla "Toccata" che mi annunciavi... buon fine settimana!

Annamaria ha detto...

Infatti è questo. Buon fine settimana a te, Marco, nella speranza che il maltempo ceda il posto al sole!

Marina ha detto...

Ti dirò una cosa forse impopolare, ma a me il suono dell’organo mette una certa ansia e non so dirti perché. Lo associo a qualcosa di funesto, pur riconoscendo la preziosità di certi brani. Conosco ovviamente solo la Toccata di Bach famosa, magari mi sorprendo ad ascoltarne qualcuna di quelle che hai citato, partendo proprio dal pezzo che hai proposto.

Annamaria ha detto...

Non sei l'unica, Marina, a collegare il suono dell'organo a qualcosa di triste, me lo hanno detto anche altre persone. A me invece non capita, anzi, ti posso dire che mi sono innamorata del suono dell'organo ancor prima del pianoforte?
Per riconciliarti con questo strumento, prova a sentire di Bach la Toccata, adagio e Fuga in Do maggiore BWV 564, soprattutto il primo tempo. Oppure il Preludio BWV 552, oppure il sesto Corale Schubler BWV 650! Ma vai anche sentire i concerti per organo di Haendel, troverai pezzi vivacissimi e addirittura giocosi!
Ti auguro buon ascolto!

Marina ha detto...

Lo farò senz'altro. Ho voglia di ricredermi! :)

Arrigo Lupo ha detto...

Io consiglierei anche la Pastorale BWV 590, suddivisa in 4 brevi movimenti, e il Preludio BWV 547. In Francia tra '800 e 900 c'è una vera e propria fioritura di organisti-compositori. L'ultimo è stato un compositore a tutto campo, Olivier Messiaen. Io di lui amo molto i lavori per piano, in primo luogo i "Venti sguardi sul bambino Gesù" (1944).

Annamaria ha detto...

Grazie Arrigo di questi consigli anche per la nostra amica blogger Marina! La Pastorale BWV 590 l'ho messa nel blog tempo fa, mentre il preludio BWV 547 non l'avevo presente. Non conosco invece il brano di Messiaen che citi.
Mille grazie ancora!

Annamaria ha detto...

Ciao Marina! Spero tu abbia letto anche i consigli di Arrigo. Sono ottimi!

Marina ha detto...

Tutto segnato, sì. Grazie. Messiaen è nuovo anche a me. Sarà una sorpresa.

Annamaria ha detto...

Grazie a te, Marina!