mercoledì 16 febbraio 2022

Stanze - 2

Antonello da Messina: "San Gerolamo nello studio" (particolare)













 

È uno studio la stanza di oggi, l'ambiente di una casa che più mi affascina perchè per me è sinonimo di quiete appartata, silenzio, riflessione e di tanti, tanti libri. Un angolo in cui inabissarsi nella lettura, dove rifugiarsi a pensare, circondati e - oserei dire - avvolti da oggetti con i quali si sia stabilita una familiarità di lunga data; un luogo in cui sostare non solo per la necessità, ma soprattutto per il piacere dello studio.
E a questo scopo, ho sempre preferito stanze non troppo grandi che favorissero una
certa intimità e dove i libri fossero a portata di mano.

Il dipinto che vedete ci presenta invece un ambiente diverso, di dimensioni più ampie e articolate, ma ugualmente affascinante nella sua originalità.

Si tratta di una celebre opera di Antonello da Messina (1430 - 1479) : il "San Gerolamo nello studio" conservato alla National Gallery di Londra.
Numerosi sarebbero i dati da riportare su questo quadro per il quale l'artista ha
probabilmente preso spunto - oltre che dal suo maestro Colantonio - dalla pittura fiamminga e in particolare da un dipinto analogo di Van Eyck; ma qui mi piace soffermarmi proprio sullo spazio in cui Antonello ha ambientato la composizione.

È una stanza del tutto singolare per vari motivi, a cominciare dalla sua struttura architettonica che vediamo inserita in un' ulteriore cornice muraria dipinta dall'autore. La prima impressione è proprio il contrasto tra il quadro di piccole dimensioni - 45,7 x 36,2 cm. - e lo spazio che invece al suo interno si dilata, articolandosi prospetticamente in diversi ambienti. Ma singolare è anche l'adozione di due differenti stili architettonici: gli archi a tutto sesto nella parte inferiore della grande stanza, e quelli gotici nelle vele del soffitto.

Sembrerebbe l'interno di una casa e al tempo stesso di una cattedrale: al centro è situato infatti il vano aperto dedicato allo studio, con ai lati corridoi e finestre che ci conducono sullo sfondo, verso il paesaggio e la vita del mondo esterno.
Ma le bifore lobate e le arcate ogivali che coprono
il vasto ambiente gli conferiscono la severità e la solennità di un luogo sacro.

Proprio tali aspetti mi sembrano la cifra più significativa del dipinto, perché dalle caratteristiche dell'architettura vanno a riflettersi sulla figura del Santo. Rappresentato da Antonello probabilmente mentre lavora alla traduzione in latino della Bibbia - la "Vulgata" - e tuttavia non inserito nel contesto dell'epoca in cui è vissuto (IV - V sec. d.C) ma in quello quattrocentesco dell'artista, Gerolamo ci appare qui serio e concentrato nella lettura.

E insieme all'espressione severa del volto, solenne è anche l'abito: l'ampio mantello rosso con cui Antonello lo riveste insieme al cappello cardinalizio posato lì accanto.
È come se, scegliendo di
rappresentarlo in questa iconografia e non in quella di penitente nel deserto come altri pittori avevano fatto, l'artista avesse voluto inquadrarlo in ambito umanistico, mettendo in luce il valore della missione culturale a cui Gerolamo ha dedicato tutta la propria esistenza. 

Interessante, a questo proposito, il particolare delle pantofole lasciate dal Santo ai piedi della scaletta, come se salire quei gradini per immergersi nello studio richiedesse la dignità di un cambio d'abito, sia mentale che fisico.
Una dignità dello studio che, nel tempo, ha ispirato anche altri uomini di
cultura e che mi ha ricordato il Machiavelli quando - nella lettera al Vettori del 1513 - parla dei panni reali e curiali con cui si vestiva al momento di dedicarsi alla lettura dei classici. Chissà mai che non avesse presente questo dipinto realizzato da Antonello quasi quarant' anni prima?!

San Gerolamo mi pare quindi nello studio in duplice senso: fisicamente nella stanza, ma spiritualmente nell'impegno di fine traduttore e interprete delle Sacre Scritture nel quale è immerso. E il fatto che cuore della composizione sia proprio il lavoro sui testi è suggerito da una piccola ma evidente asimmetria. Al centro esatto del dipinto infatti, non sta il Santo, perchè - a ben guardare - la colonnina della bifora in alto, peraltro sfasata rispetto alla divisione degli scaffali, non è in asse con lui, ma col libro che sta leggendo.

Inoltre, intorno alla sua persona anche gli animali e gli oggetti, con i loro molteplici significati simbolici, sembrano sottolineare il valore culturale e religioso del suo compito. Ne deriva una rappresentazione ricca di dettagli nella quale Antonello ci offre ora scorci di nature morte, ora aperture di paesaggio, rivelando un gusto del particolare che rimanda da un lato ai caratteri della pittura fiamminga, e dall'altro a un realismo e una libertà prospettica pienamente rinascimentali.

Ce lo suggeriscono gli animali in primo piano e - nell'ombra, sotto le arcate della parte destra del quadro - il leone che quasi sempre affianca il Santo in numerose rappresentazioni ispirate a un'antica leggenda.
Ce lo suggeriscono gli oggetti posti
sugli scaffali del mobile in legno che fa da scrivania e libreria insieme: uno spazio che, all'interno della grande stanza, recupera una dimensione di intimità e, tra elementi rettilinei e curvilinei, costituisce una vera e propria architettura. Basta infatti osservarne la parte inferiore che poggia sul pavimento disegnato in prospettiva, per vedere come il pittore abbia creato un effetto di profondità.

Ma ce lo dicono anche i tanti libri aperti che arricchiscono l'interno della stanza, i vasetti con le pianticelle, fino al crocifisso e all'asciugamano appeso alla parete.
Nè si possono dimenticare i
particolari che delineano il panorama esterno: dagli uccelli che volano in cielo dietro le bifore, ai due splendidi paesaggi sullo sfondo.
Ed è mirabile come, in uno spazio esiguo,
Antonello abbia rappresentato un mondo così ampio e variato, fatto di prati, alberi, edifici, un corso d'acqua solcato da due barche e altri dettagli ancora, fino a quelle colline che si aprono verso l'orizzonte con un respiro arioso. 

Una stanza quindi che ci mostra interno ed esterno insieme, quasi fossero spazi segnati da due differenti dimensioni, una sacra e l'altra profana.

E passando alla musica, ho sentito subito che, per meglio entrare in sintonia con l'atmosfera dello studio di San Gerolamo, mi occorreva un brano che avesse rigore e severità.
Così, sono tornata ancora una volta a Bach e del compositore tedesco ho scelto il "Preludio
n.12 in fa minore BWV 857" dal I libro del "Clavicembalo ben temperato".
Si tratta di una melodìa pacata e austera nella quale
due voci si intrecciano con intensità crescente, andando ad esplorare con continuità e scorrevolezza ogni possibile approfondimento del tema.

Ho scelto qui la versione per organo non solo perchè la particolare sonorità dello strumento mette in luce la struttura polifonica del brano, ma anche perchè mi pare si adatti meglio al dipinto che vede la stanza dello studio in parte simile all'interno di una chiesa.
Ma, oltre alla struttura architettonica, il carattere di sacralità è insito nella figura stessa di Gerolamo e soprattutto nel modo con cui Antonello lo raffigura, cogliendo la sua profonda dedizione allo studio.

Buon ascolto!

(Tutte le foto sono prese dal web)

4 commenti:

Luz ha detto...

Meraviglioso quando l'arte rappresenta luoghi, momenti, così lontani dai canoni più comuni. Adoro tutte le stanze dipinte dai grandi artisti.

Annamaria ha detto...

Mi hanno sempre attirato le stanze raffigurate dai grandi artisti, anche se nella carrellata che mi propongo quest'anno ho fatto alcune scelte e non ci saranno esclusivamente dipinti.
Grazie di essere qui, Luz, e buon pomeriggio!!

Rossana Rolando ha detto...

Sei stata veramente brava nell'intrecciare tempi, stili, autori diversi, in maniera molto opportuna e convincente. Un viaggio nel tempo oltre che nello spazio, evocato dal dipinto. Associo oggi a questa descrizione, che pone al centro la solennità dello studioso immerso nel suo lavoro, la morte del grande teologo Carlo Molari, anch'egli dedito all'opera della mente, per tutta la sua lunga e generosa vita. Ciao, un caro saluto.

Annamaria ha detto...

Grazie del tuo apprezzamento, cara Rossana! In questo dipinto mi ha colpito proprio la solennità dello studioso immerso nel suo lavoro e - da parte di Antonello uomo del Quattrocento - il bisogno di esprimere, anche attraverso l'abito, il valore della cultura e il rispetto che ad essa va dato.
Un abbraccio di buona serata!