mercoledì 2 febbraio 2022

Semi sotto la neve

Louis Dewis : "Snow in Auvergne"













 

Sarà forse perchè i giorni della merla di questo strano inverno ci hanno accompagnato - almeno qui da me - senza neve, che oggi mi piace contemplare il dipinto che vedete.
Come per altre immagini, lo tenevo da parte da tempo pregustando la gioia
di pubblicarlo al momento giusto per condividerne lo splendore e il silenzio.
Sì, è un paesaggio pieno di silenzio, non solo per la presenza della neve e la mancanza di figure umane e di
movimento, ma anche per il biancore della campagna e il grigio-rosato del cielo che creano un clima particolare.

Si tratta di una composizione di Louis Dewis (1872 - 1946), pittore belga del periodo post-impressionista.
È singolare al vita di questo artista che,
nonostante abbia mostrato fin da bambino grande predisposizione per la pittura, è stato ostacolato dal padre che lo ha avviato invece al mondo degli affari. È arrivato così a gestire una catena di grandi magazzini che ha fatto la sua fortuna economica.
La passione per i pennelli tuttavia non lo
ha mai abbandonato, anche se è rimasto una sorta di artista della domenica che, al di là dell'apprezzamento dei critici, dipingeva più che altro per se stesso.
Ed è forse questo dato a conferire alle sue
opere una particolare connotazione intima, come si può osservare dai suoi numerosi quadri di argomento paesaggistico.

Il dipinto che vedete è appunto uno di questi: s'intitola "Snow in Auvergne" ed è conservato al Museum of Art di Orlando, in Florida.
Qui, Dewis ha rappresentato un sentiero
in mezzo alla campagna innevata, tra vecchi casolari ed alberi spogli. Contemplando il panorama, sembra quasi che siamo invitati anche noi a incamminarci per quella stradetta solitaria, ad attraversare piano il paesaggio lievemente ondulato, lasciandoci pervadere dalla sua quiete così come dai suoi colori tenui e sfumati.

Mi immagino di percorrerlo in un momento in cui il cuore avverta il bisogno di essere rasserenato. Accade spesso che la natura intorno a noi sappia infondere pace e i paesaggi innevati sono tra i panorami più straordinari a questo riguardo.
Non per niente la neve è stata oggetto di attenzione da parte di tanti
Impressionisti - Monet e Sisley tra i primi - le cui opere certo Dewis conosceva.

Ma se da un lato, nei suoi quadri l'artista si ispira prima di tutto a Corot, dall'altro il suo tratto pittorico denso e corposo lo pone in linea con un più profondo realismo che - non pago della pura riproduzione del singolo istante - attraverso la memoria tende a creare risonanze emotive in ciò che raffigura.
È anche questo il motivo per cui Dewis raramente dipingeva dal vivo.
La sua pennellata, infatti, è ancor più materica di quella dei suoi
predecessori. Basta osservare i particolari qui riportati per comprendere quanto luce e colori siano fusi in un impasto che, pur senza cogliere i dettagli delle varie immagini, ce ne restituisce la bellezza con intensa suggestione.

Come scrivevo sopra, nella patina di colori lievemente rosata quasi fosse una luce crepuscolare, regna l'incanto del silenzio; e così pure nei vecchi casali addormentati nella campagna, alcuni in primo piano, altri da scoprire in lontananza, disseminati qua e là.
Ma il cielo fosco nel quale si addensano
cupe nubi, non infonde tristezza: al contrario, il paesaggio nella sua atmosfera di sogno e di attesa, mi induce a pensare a come l'inverno, sotto lo stupore della neve, custodisca semi di rinascita e di speranza insieme al desiderio di un calore che affiori dall'anima.

Così, mi piace associare alle immagini un brano di Chopin tra i più leggiadri: il "Notturno in sol minore op.37 n.1".
Il pezzo si compone di tre parti: in apertura una dolce melodia sognante, ripetuta poi con tratti più intensi e toccanti; nel mezzo, una sezione che può ricordare l'atmosfera pacata e solenne di un antico corale; infine la ripresa del tema iniziale meravigliosamente articolato e sfumato.
Struggente e malinconico, ma non privo di squarci luminosi, questo brano
mi pare abbia il pregio di una non comune ricchezza di sonorità chiaroscurali, caratteristica peraltro tipica del compositore ma qui - a mio avviso - molto più evidente. Me lo suggeriscono le delicate fioriture di arpeggi, i frequenti passaggi dalla tonalità minore alla maggiore, dal pianissimo al forte e viceversa, e il talento di Chopin - ma anche del suo straordinario interprete - nel coniugare talora il clima intimo del brano con un respiro di note più energico e vivo.
Note che mi riportano al paesaggio dipinto da Dewis, dove il nostro sguardo
s'inoltra nella solitudine della campagna innevata, tra nubi cupe e squarci di luce, a covare segreto furtivi presagi di un tempo di rinascita.

Buon ascolto!

(Le foto sono prese dal web)

4 commenti:

Stefyp. ha detto...

Credo che spesso lo stato emotivo del momento possa molto influenzare l'interpretazione di un brano musicale o la visione di una pittura, quindi mi fa piacere, cara amica, che tu legga nei tratti di questa proposta pittorica "furtivi presagi di rinascita". Io non riesco ad averne la stessa impressione, benché apprezzi molto la tua proposta e concordi su ciò che scrivi, nel quadro riesco a cogliere solo un'atmosfera di magia e di sogno, proprie del paesaggio innevato che l'artista sa riproporre molto bene, ma speriamo tu abbia ragione e arrivi presto la primavera a risvegliare i nostri cuori. Complimenti per l'ottimo connubio, il brano di Chopin è fantastico.
Un forte abbraccio e buona serata, Stefania

Annamaria ha detto...

Sono d'accordo con te, cara Stefania, sul fatto che lo stato d'animo del momento può influenzare la nostra percezione. A parte questo, a me la neve ha sempre fatto pensare a ciò che essa custodisce nel segreto della terra. I nostri anziani dicevano "Sotto la neve, pane", alludendo ai semi che avrebbero portato frutti.
In questo dipinto è poi anche quella luce vagamente rosata a lasciarmi una sensazione di speranza.
Grazie di aver apprezzato l'associazione col brano di Chopin. Ti dirò che me ne sono talmente innamorata che sto anche cercando di suonarlo!...
Un grande abbraccio di buona serata a te!!!

Arrigo Lupo ha detto...

Il giovane Chopin in Polonia suonava anche l'organo. Mi chiedo cosa avrà conosciuto di autori anteriori a Bach. Forse qualcosa di Frescobaldi e del suo allievo tedesco Froberger (che, tra parentesi, ha con Chopin in comune due cose, ha scritto solo per strumento a tastiera e in alcuni brani dimostra una libertà espressiva notevole per il suo tempo). La storia della musica fino al '700 è una storia di autori e lavori dimenticati, poi per fortuna riscoperti nell'800 e sopratutto nel '900. Direi che fino al '900 nessuno ha potuto conoscere molto di quello che era stato scritto due o più secoli prima.

Annamaria ha detto...

Grazie, Arrigo, di queste osservazioni sempre interessanti. Sì, prima del Settecento ci sono autori dimenticati per tanto tempo e qui tu ne sai sicuramente più di me.
Quanto alla musica d'organo, immagino bene che Chopin possa esserne stato affascinato.
Per combinazione...il prossimo post che sto preparando è proprio su di un pezzo d'organo.
Grazie!