domenica 31 maggio 2020

Sulle ali di Skrjabin

Gian Lorenzo Bernini: "Estasi di Santa Teresa d'Avila" (foto presa dal web)
Mi è capitato nei giorni scorsi di riascoltare un celebre brano di Alexander Skrjabin (1872 - 1915) che - se volete - potete ritrovare qui: lo "Studio in re bemolle minore op.8 n.12".
Si tratta di un pezzo che mi ha sempre affascinato per la sua atmosfera tempestosa, ma non avevo mai fatto caso all'indicazione agogica posta in cima allo spartito, che recita "patetico" facendo riferimento proprio alla passione davvero travolgente espressa da queste note.

Ma che cosa sono le indicazioni "agogiche"?
La parola, di origine greca, si riferisce a quelle didascalie che indicano l'andamento espressivo di un brano, da non confondere con le dinamiche. 
Mentre infatti queste ultime si trovano all'interno del pezzo a segnarne i mutamenti di intensità sonora - dal pianissimo al fortissimo con tutte le gradazioni intermedie per intenderci - le notazioni agogiche, in genere, sono poste all'inizio, ad esprimere il carattere del brano e la velocità, precisata a volte anche dall'indicazione del metronomo.

Si tratta di didascalie che conosciamo tutti: talora molto brevi - Allegro, Largo, Presto, Moderato, Andante e via dicendo - ma spesso accompagnate da una terminologia più specifica. Allegro maestoso non è la stessa cosa che Allegro scherzando, così come un Adagio barocco richiederà un' esecuzione diversa da un Adagio romantico. Ma per questo genere di osservazioni vi rimando a un mio vecchio post che potete ritrovare qui.

Allora perchè mai oggi torno sull'argomento?
Perchè, ascoltando Skrjabin, mi sono resa conto che, tra le notazioni agogiche dei diversi compositori, le sue sono quelle più inconsuete, fantasiose e bizzarre che si possano trovare. A volte poste in cima al pezzo e scritte in italiano - da sempre la lingua della musica! - altre volte all'interno del brano stesso, insieme alle note di dinamica e talora in francese.
Andiamo così dal tempestoso, piacevole, tenebroso, affannato, esaltato di alcuni Studi, al drammatico del brano che ascolterete. Ma il culmine, a mio avviso, si raggiunge in alcune Sonate dalle quali vi riporto vari esempi che il compositore ha annotato in francese per tutto il corso dei brani.

"Sonata n.10 op.70":

"très doux, pur...avec une ardeur profonde et voilée...lumineux vibrant...avec émotion...inquiet...haletant...avec élan...avec une joyeuse exaltation... avec ravissement et tendresse...avec une volupté douloureuse...avec une joie subite ...de plus en plus radiuex...trè doux...en s’éteignant peu è peu...avec une douce ivresse...frémissant, ailé...avec une douce langeur de plus en plus éteinte"

"Sonata n.7 op.64":
  
"mystérieusement sonore...avec une sombre majesté...avec une céleste volupté...très pur, avec une profond douceur...mystérieusement sonore...   animé ailé...très animé, ailé...étincelant...très pur, ave douceur...menaçant...
avec trouble...tres doux, joyeux, étincelant...vol joyeux...de plus en plus sonore et animé...come des éclairs...Foudroyant...avec une sombre majesté... orageux...une céleste volupté...très pur, avec une profonde douceur... mystérieusement sonore...ondoyant... animé ailé... avec éclat... mystérieusement sonore... avec une volupté radieuse, extatique...en un vertige  ...fulgurant...avec une joie débordante..."


"Sonata n.6 op.62":

"Mystérieux, concentré...Avec une chaleur contenue...Souffle mystérieux...onde caressante...concentré...ailé...Un peu plus lent...Le rêve prend forme (clarté, douceur, pureté)...Avec entraînement...Ailé tourbillonant...L’épouvant surgit...  Avec trouble...appel mystérieux...De plus en plus entraînant, avec enchantement...Joyeux, triomphant...Joyeux...Sombre...Epanouissement de forces mystérieuses...Avec une joie exaltée...Effondrement subit...ailé...Un
peu plus lent...Tout devient charme et douceur...Avec entraînement...Ailé, tourbillonnant...L’épouvante surgit, elle se mêle à la danse délirante..."


La cosa che più colpisce è il gran numero di espressioni usate da Skrjabin, certo a indicare l'andamento delle varie battute, ma forse anche nel tentativo di inseguire l'essenza della musica, quasi fosse un'entità inafferrabile che le parole riescono solo a sfiorare mostrando il loro limite in rapporto ai suoni. 
Parole che ci dicono quale sensibilità dovrà avere l'esecutore per interpretarle, e insieme quale potente carica emotiva abbia avuto in sè il compositore che ha messo così intensamente in gioco la propria anima.
Lo cogliamo attraverso la continua ripetizione di alcune espressioni: celeste voluttà, gioia, purezza, dolcezza e soprattutto mistero! Sembra che il musicista - di cui è nota peraltro la tendenza al misticismo - qui sia stato colpito da una freccia d'amore, improvvisa come un fulmine nel cuore di un temporale, fonte di un'ebbrezza prima dolorosa e man mano sempre più dolce ed estatica.
E a suggerirmi ancora quanto le note ci conducano in alto è l'aggettivo "ailé" - alato - a testimonianza del fatto che la musica ha davvero ali per condurci in un'atmosfera visionaria o nell'ebbrezza di un'estasi contemplativa.

Il brano che ascoltiamo oggi, tuttavia, non è tratto dalle composizioni citate sopra, ma da una precedente che mi ha affascinato in modo particolare.
Si tratta del primo tempo della "Sonata in fa diesis minore n.3 op.23": una sorta di musica a programma che Skrjabin ha intitolato "Stati d'animo" e nella quale le indicazioni agogiche sono seguite da una spiegazione. 
Qui, il movimento iniziale - "Drammatico" - è definito infatti dalla seguente didascalia: "L'anima libera e selvaggia gettata nel mulinello della sofferenza e della lotta".
Il pezzo è caratterizzato da un malinconico tema dal ritmo puntato e teso, e successivamente da alcune aperture qua e là più melodiche che, forse, possono aver suggestionato addirittura Rachmaninov. Mi pare infatti che un'eco lontana di tali aperture torni in alcuni passaggi del suo celebre Terzo Concerto, scritto circa dieci anni più tardi. 
Ma la mia scelta è stata dettata anche dall'interpretazione di Vladimir Horowitz che ci restituisce la drammaticità del fa diesis minore sottolineando con sapienza ogni minima sfumatura di queste note, insieme - naturalmente - ai contrasti tra pianissimo e fortissimo e alla morbidezza dei crescendo e diminuendo.

Buon ascolto!

2 commenti:

Gus O. ha detto...

"un'ebbrezza prima dolorosa e man mano sempre più dolce ed estatica".
Stupendo.
Grazie Annamaria

Annamaria ha detto...

Sì, è l'effetto creato da alcune didascalie di Skrjabin che mi hanno riportato alla mente il gruppo scultoreo del Bernini.
Grazie Gus, e buona settimana!!