sabato 23 maggio 2020

Visioni di assorta tranquillità

 "Interno con una finestra aperta"  - (Foto prese tutte dal web)

























Faccio riferimento al recente post intitolato "Donne col libro - 5" in cui ho riportato un dipinto del danese Carl Holsøe (1863 - 1935), per addentrarmi oggi in altre opere dello stesso artista che - indipendentemente dall'argomento della volta precedente - ho molto apprezzato.
Se nel vecchio articolo parlavo del clima di certi quadri e della rappresentazione di interni dal sapore antico, qui vorrei soffermarmi su alcuni di essi che - incuriosita dallo stile dell'autore - sono andata man mano scoprendo.

Sono splendide composizioni conservate anch'esse, come il dipinto della volta scorsa, presso collezioni private.
Scrivevo allora che, con tutta probabilità, l'artista aveva preso a modello la propria casa e sono parecchi i dipinti in cui vi ha delineato stanze nelle quali vediamo talora una figura femminile intenta a leggere o impegnata in altri piccoli lavori. 
Ma se in certi casi essa è chiaramente la protagonista della scena, più spesso è solo un elemento dell'ambiente, riassorbita - oserei dire - nella pacata armonia che il pittore le ha creato intorno, formata da arredi e spazi che sembrano comunque vivere di vita propria.
Ne è testimonianza il fatto che, anche quando il quadro è privo di figure umane, non risulta vuoto o in qualche modo incompleto, ma - almeno così a me pare - ugualmente ricco di un incanto che promana dalla luce che si riflette dolcemente sugli oggetti e dal colore chiaro di porte e pareti.
"Vista dalla finestra"
Osserviamo per esempio il dipinto nel riquadro in alto, intitolato "Interno con una finestra aperta", e poi quello qui a lato: "Vista dalla finestra".
Nel primo, è rappresentato un semplicissimo vano, forse solo una stanza di passaggio che, di per sè, potrebbe non avere un suo preciso carattere.
Invece Holsøe ne ha fatto un angolo raccolto, con un fascino creato dai pochi ma eleganti arredi, dalla finestrella che si apre sul giardino e dalla prevalenza di una calda tinta chiara.

Così pure nel secondo, la sedia vuota rivolta al giardino, lungi dal lasciare un senso di tristezza, mi sembra invece un sommesso invito a chi guarda perchè entri nel quadro, almeno con la fantasia. Non mi pare infatti che la scena evochi alcuna mancanza, ma - con tutta probabilità - quella sedia attende proprio noi, desiderosi di affacciarci alla pace della finestra aperta verso la folta vegetazione esterna.
 "Interno con giardino" 
Angoli silenziosi dunque, da contemplare come in un sogno, e pervasi da un'atmosfera di pacificante tranquillità che cogliamo anche in altre creazioni dell'artista.

Ed è il tema della natura morta quello che da esse affiora, tema che, se a volte è il perno attorno al quale sono costruiti interi dipinti, altrove - come osservavo la volta scorsa - appare solo in piccoli dettagli che vanno a impreziosire, qua e là, lo spazio riprodotto.
Ne derivano interni semplici ed eleganti, che ci diventano a poco a poco familiari proprio attraverso la rappresentazione di mobili, vasi, specchi e oggetti vari che - di quadro in quadro - riusciamo a ravvisare come immagini di un mondo ormai nostro nel quale è bello ritrovarsi.
"Donna che legge in un interno"
Incantevoli quelle ceramiche disposte su tavolini di mogano, ma altrettanto affascinanti gli scorci luminosi che - da una porta o da una finestra aperta - lasciano trasparire prospettive ariose su giardini pieni di sole, dandoci la percezione di una quiete in cui si vorrebbe essere immersi.
Rasserenanti sensazioni di tranquillità, che queste immagini ci trasmettono anche attraverso il contrasto tra ambienti ombrosi e altri illuminati dal sole che disegna lievi riquadri sul pavimento o si riflette sui tendaggi leggeri.
Sembra davvero di percepire la frescura delle stanze in primo piano mentre, nello spazio retrostante, una luce più viva riscalda mobili e arredi, offrendoci insieme il luminoso respiro della vegetazione esterna.

"Interno con ortaggi su di una sedia" 
E mi pare sia proprio uno schema iconografico ricorrente quella prospettiva che si apre verso le camere in secondo piano.
La ritroviamo in svariate opere del pittore tra le quali il dipinto intitolato - "Interno con ortaggi su di una sedia" - che rappresenta, tra l'altro, un ambiente decisamente diverso rispetto a quello di altre composizioni, rivelando un'insolita vena popolare nel suo stile, come fosse una sorta di eccezione.
Il quadro ci offre infatti uno spazio più semplice e spoglio, quasi povero - forse lo scorcio di una cucina o di una vecchia dispensa - contraddistinto da un intonaco più scuro rispetto ad altre opere, ma non per questo meno privo di fascino. Una rappresentazione che sembra confermare un secondo aspetto nello stile di Holsøe, anche sul piano della tecnica pittorica
Qui infatti, la pennellata è più larga e meno sottile, mentre sono i colori e la luce a dare spessore alla muratura e agli oggetti, con esiti che - se da un lato ci riportano al passato - dall'altro risultano modernissimi.

Si tratta di suggestioni della pittura di interni del Seicento olandese, o delle nature morte del francese Chardin, che Holsøe - a due secoli di distanza - ci restituisce pervase da una patina di più vaga nostalgia. 
Ma al tempo stesso sono tratti che, per certi aspetti, potrebbero avere ispirato anche Giorgio Morandi o addirittura di Mark Rothko.
A sollecitarmi questi richiami è da un lato la semplicità degli oggetti sulla rustica mensola, e dall'altro sono le larghe campiture di colore con la netta divisione orizzontale fra le due tinte della parete.
 
Ma quelle nature morte - la vecchia sedia impagliata col cesto di ortaggi, i recipienti a terra e altro vasellame sulla mensola - potrebbero anche rappresentare un vero e proprio studio dell'artista sul modo di raffigurare materiali diversi - legno, paglia, vetro, metallo, terracotta - e sulla luce che essi sembrano emanare.
"Interno con donna seduta" 
Uno studio che possiamo osservare anche nei dipinti già esaminati come pure in questo che vedete a lato: "Interno con donna seduta".

Qui, la splendida zuppiera in ceramica dipinta è accostata al vetro del vaso di fiori, allo specchio e al legno del tavolino, mentre - poco più in là - la finezza della stoffa celeste dell'abito della donna contrasta col rustico intreccio del cesto di vimini, come possiamo osservare dalle foto dei particolari.
Altri soprammobili sullo sfondo e i quadri alle pareti completano il dipinto, insieme alla luce calda che illumina la stanza in secondo piano.

Anche questo - quindi - uno scorcio di vita quotidiana all'interno della casa, colto con una pacatezza e un' armonia che avvolgono persone e arredi, con i medesimi tratti di levità e assorta eleganza che abbiamo già osservato sopra.
 
E per accostare una musica al clima assorto di tali immagini, ho scelto oggi un brano di Chopin.  
Si tratta del celebre "Andante spianato in Sol maggiore" che precede l'altrettanto famosa "Grande Polacca brillante in Mi bemolle maggiore op.22" già pubblicata qui anni fa.
Concepito inizialmente dal compositore come pezzo a sè stante e caratterizzato dall'atmosfera malinconica e crepuscolare di un notturno, l'Andante è stato solo successivamente inserito dallo stesso Chopin come introduzione al brillante dinamismo della polacca.

È un clima di rarefatta delicatezza quello che contraddistingue la melodia e ci conduce pian piano in un'aura di più intensa intimità.
Mentre la mano sinistra è impegnata in una serie di arpeggi che ci accompagnano per tutto il corso del brano, la destra ci presenta un tema in cui ogni nota ha una sua misura che, qui, il magico tocco di Arthur Rubinstein mette in particolare evidenza. 
E anche quando dalla lentezza iniziale il pezzo si anima, tale attenzione a sottolineare la minima sfumatura non viene mai meno.

Frutto forse del meraviglioso effetto del "rubato": quel procedimento musicale che, in una battuta, tende al alterare leggermente il tempo prima con un lievissimo accelerare e poi con un rallentare - o viceversa - che ne accrescono l'espressività, mettendo in gioco le emozioni dell'anima.

Buon ascolto!

8 commenti:

Gus O. ha detto...

Tutto bello.
Grazie.
Ciao Annamaria.

Erika ha detto...

Un caro saluto da Bari.
Erika

Annamaria ha detto...

Grazie a te, Gus, e bentornato!
Ciao!

Annamaria ha detto...

Ricambio il tuo saluto con affetto, cara Erika.
Buon pomeriggio!

Rossana Rolando ha detto...

Splendido accostamento di immagini e musica. Come dici nel tuo "Donne col libro -5" lo stile di Carl Holsøe ricorda molto quello dell'amico Vilhelm Hammershøi. I dipinti di interni richiamano il senso di un'intimità calma, solenne, misteriosa che la musica di Chopin sembra evocare, toccando le corde del sentire profondo. Buona domenica. Un caro saluto.

Annamaria ha detto...

Mi hanno davvero affascinato, cara Rossana, questi due artisti danesi: Hammershøi che ho scoperto già anni fa, e Holsøe invece più di recente. Ma più lo conosco, e più mi incanta. Ero tentata di riportare altre immagini ancora, ma il post era già fin troppo lungo...
E' proprio quell'intimità di cui parli a prendermi nei suoi quadri, quel clima assorto nello splendore pacato di oggetti e ambienti in cui si vorrebbe abitare almeno con la fantasia.
Grazie e buona settimana!!!

Stefyp. ha detto...

Quello che mi colpisce di questi quadri è proprio la semplicità degli elementi. Credo che il pittore volesse trasmettere un senso di sicurezza e di pacatezza, evocando appunto riquadri familiari di intima suggestione, che tu ben sottolinei con il brano di Chopin.
Almeno questa è la sensazione che ne traggo io osservandoli e ascoltando il brano.
Grazie per questa tua proposta e un abbraccio
Stefania

Annamaria ha detto...

Infatti, Stefania! Mi associo alla tua sensazione: sono oggetti semplicissimi - un vaso di fiori, un quadro, uno specchio - e spazi che comunicano un senso di pacatezza e familiarità in cui si vorrebbe abitare.
Grazie a te di questo comemnto e buon fine settimana!!!