Sono passati già alcuni giorni ma, nonostante il ritardo, mi piace ricordare qui la riapertura della cattedrale di Notre Dame a Parigi dopo il devastante incendio del 15 aprile 2019.
Come tutti sanno, l'inaugurazione dell'edificio restaurato si è tenuta il 7 dicembre scorso con una cerimonia alla presenza di capi di stato da tutto il mondo, seguita poi l'8 dicembre - non a caso festa dell'Immacolata - dalla prima Messa con la consacrazione dell'altare e da una serie di celebrazioni lungo tutto l'arco della settimana. Se suggestivo è stato il rituale di apertura della porta, la riaccensione del grande organo, la benedizione e il canto del Te Deum, come pure i successivi momenti che alla dimensione religiosa hanno unito quella culturale e spettacolare, ho trovato interessanti anche altri due dati.
In primo luogo, le parole di Macron “Restituiamo Notre Dame ai fedeli, ai francesi e al mondo intero”, parole che vedono nella cattedrale un patrimonio comune a tutti indipendentemente dalla fede religiosa, tant'è vero che al massiccio impegno economico necessario per il restauro ha contribuito anche il mondo laico. E parole che hanno trovato risonanza in quelle dell'arcivescovo di Parigi che ha sottolineato che la porta della cattedrale è aperta a tutti.
In secondo luogo, la presenza di capi di stato che si sono trovati ad essere testimoni insieme di una celebrazione di grande sacralità. Non è la prima volta che ciò accade e nessuno nega che nell'organizzare una circostanza spettacolare come questa abbiano avuto parte anche ragioni di opportunità politica come l'intento di rilanciare l'immagine di Macron e di una Francia attualmente in crisi.
Tuttavia, al di là di questo, mi è parsa molto significativa la convocazione di tanti potenti della terra davanti alla Bellezza che non è solo quella dello splendore artistico dell'edificio restaurato, ma è insieme "la presenza materna e avvolgente della Vergine Maria" che esso porta in sè e che ne fa "un simbolo di unità e un segno di speranza", come ha sottolineato il rettore della cattedrale.
Tale presenza è rappresentata anche dalla celebre statua trecentesca della Vergine col Bambino che vedete in foto - chiamata Notre Dame de Paris o anche Madonna del Pilastro - e che, salvata dalle fiamme di cinque anni fa, è stata riportata processionalmente all'interno della chiesa dal popolo parigino come un valore in cui riconoscersi al di sopra delle divisioni.
Ricordo bene la sera del furioso incendio perchè ero proprio davanti alla tv e ho assistito quasi in diretta al crollo della guglia dell'edificio, mentre mi afferrava un senso di crescente sconcerto per la gravità dell'evento. Certe opere d'arte capaci di raggiungerci con la loro magnificenza, divengono in qualche modo nostre e non possiamo non essere toccati dalle loro ferite.
Alla disgrazia è seguita poi la ricostruzione e ora una festa durante la quale non poteva mancare la musica: non solo quella degli inni sacri, ma un grandioso concerto di brani classici e moderni interpretati da artisti prestigiosi e diretto dalla gioiosa energia di Gustavo Dudamel.
Così, tra i pezzi eseguiti ho scelto il "Maestoso - Allegro" che conclude la "Sinfonia n.3 in do minore op.78 per organo" di Camille Saint-Saëns (1835 - 1921). Nonostante la dicitura, in realtà si tratta di un brano orchestrale in cui, oltre all'organo, viene suonato anche il pianoforte in una composizione che in qualche modo sintetizza i caratteri dominanti dell'itinerario creativo del musicista. Il pezzo nella sonorità grandiosa e solenne del Do maggiore si apre con potenti accordi organistici e prosegue con l'esposizione del tema che riaffiora in vari modi: prima al pianoforte a quattro mani, poi nel fragore dell'intera orchestra, tra un pezzo fugato e un finale davvero altisonante.
Senza dubbio splendido, anche se per i miei gusti un po' troppo teatrale. Infatti - lo confesso - tra i brani proposti dal concerto gli avrei preferito l'incanto più intimo del mozartiano Laudate Dominum dai "Vesperae sollemnes de confessore K.339", se del Maestoso non mi avesse colpito il tema. Perchè mai?
Perchè la melodia delle prime sei note, fatta salva la differenza di tonalità, è identica a quella che apre la celebre "Ave Maria" di Arcadelt che potete ascoltare qui. Poi certo, Saint-Saëns prosegue la battuta con altre due note, ma l'esordio è quello.
Non so se da parte del musicista francese il riferimento sia stato intenzionale o meno, ma a me la cosa è parsa una bella coincidenza. Il riferimento a Maria che vi sento riecheggiare è infatti un segno di speranza come il suono delle campane della cattedrale cui ha fatto riferimento Macron, suono da sempre nel cuore dei Francesi e ora divenuto simbolo di rinascita per il mondo intero.
Il video che pubblico è suggestivo perchè ci conduce all'interno della chiesa proprio durante il concerto diretto con piglio entusiasmante di Dudamel. Ma siccome mentre preparavo il post un precedente video è già stato oscurato, se in futuro anche questo non dovesse essere più disponibile, trovate lo stesso brano di Saint-Saëns in una differente esecuzione al seguente link : https://www.youtube.com/watch?v=M68gT9XQMEw.
Buona visione e buon ascolto!
(La foto è presa dal web)
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