sabato 28 luglio 2018

Mettersi in gioco

Estate: tempo di letture o di riletture.
Così, nell' angoletto di montagna in cui passo le vacanze, mi sono portata un libro che già conoscevo, ma che ho voluto riprendere in mano dopo la presentazione cui ho assistito una domenica di fine giugno, nella splendida cornice della sacrestia della chiesa dell' Incoronata a Lodi.

S' intitola "Ne vale sempre la pena" ed è stato scritto da Momcilo Jankovic, ematologo di fama che qui racconta la propria esperienza di medico che, per anni, ha curato le leucemie infantili presso l'ospedale San Gerardo di Monza. 
Argomento decisamente duro quindi, come ogni volta che si parla di tumori, a maggior ragione se ad esserne toccati sono degli adolescenti o addirittura dei bambini. Eppure ho trovato il libro affascinante, così come la presentazione che ne ha fatto l'autore col quale è stato possibile dialogare schiettamente come ci si conoscesse da tempo.

Una vita spesa per curare una malattia il cui semplice nome fa paura non significa solo aver maturato la competenza professionale necessaria per condurre i pazienti verso la guarigione, approfondendo la ricerca per aumentarne di giorno in giorno il numero. Ma vuol dire anche possedere le doti umane per accompagnare nel loro difficile percorso sia i piccoli malati che le loro famiglie, con un' accoglienza e un' attenzione capaci di stabilire con ciascuno relazioni diverse in rapporto all'età, al carattere e alle prospettive che un tumore può aprire, ma anche chiudere.

Relazioni, appunto. Il libro del dott. Jankovic non è un saggio di medicina o un elenco di casi clinici. È il racconto della sua esperienza a contatto prima di tutto con persone che, lungo il sentiero accidentato della malattia, hanno condiviso paure, speranze, rabbia e sogni che il medico ha accolto come si fa con doni preziosi.
Sono tante e diverse le storie che l'autore racconta in questo libro, molte a lieto fine, altre no. Ma tutte segnate da una ricchezza umana che - se talora non riesce ad averla vinta sul male - tuttavia fa sempre scaturire una vita sorprendente e impensata da un contesto in cui immagineremmo solo sofferenza e morte.
Potrebbe essere facile - a questo punto - cadere nella retorica, ma il libro vi sfugge perchè ha il sapore vivo del documento insieme all'autenticità dei sentimenti che l'esperienza suscita, primo fra tutti il commosso stupore del medico di fronte alla candida consapevolezza di suoi giovani pazienti.

Se da un lato il dramma della morte di un bimbo o di un adolescente non viene nascosto nè edulcorato, dall'altro il rapporto che nasce tra il dottore e i suoi malati è assolutamente singolare. Un dialogo umano costante e al tempo stesso un corretto distacco riescono infatti a coniugarsi in una relazione che lo vede quasi alla pari con loro. 
Milanese con radici a Belgrado, Jankovic ha un nome che è un programma: Momcilo in serbo significa infatti "ragazzo gaio" ed è proprio la gaiezza del suo carattere a consentirgli di entrare in empatia con i suoi pazienti, facendo del calore umano, del sorriso e di una costante vicinanza la prima cura da somministrare. 
Lo vediamo così che si attarda a giocare a rubamazzetto con un bimbo o che si adopera per realizzare alcuni desideri dei suoi ragazzi: assistere a una partita, a un concerto o incontrare George Clooney, come sarà per due adolescenti destinate a morire pochi giorni dopo. E così per tanti casi, lo scopo è sempre incoraggiare la vita, l'iniziativa, favorendo - fin dove è possibile - un'esistenza che non escluda il malato dalle opportunità che si offrono agli altri suoi coetanei.

Al di là della competenza professionale, quella di Jankovich è una competenza del cuore il cui perno è la condivisione della sofferenza, un mettersi in gioco che egli osserva nel comportamento dei più piccoli e che fa suo, lasciandosene coinvolgere nel proprio operato e prima ancora nelle proprie emozioni. 
E sono emozioni che si traducono spesso in poesia tanto che le storie di questo libro si potrebbero raccontare anche attraverso il filo rosso dei versi scritti sia dal dottore nella sua riflessione quotidiana, che dai suoi pazienti. 
Vi trovano posto i sogni dei più piccoli, la ribellione degli adolescenti insieme agli inevitabili interrogativi di senso e a una profondità spesso toccante.  
Ma vi si scorge anche la grande forza della resilienza, quella capacità psicologica di affrontare eventi traumatici che consente a molti ragazzi malati di dare significato e valore a tutti gli aspetti del loro difficile cammino, cogliendovi un senso.
Confesso che, leggendo il libro, mi sono venuti in mente alcuni versetti della sequenza che si recita il giorno di Pasqua: "Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello". E davvero si ha la sensazione che - all' interno del reparto di oncologia pediatrica e di tutta l'équipe del dott. Jankovich - ciò accada ogni giorno in una lotta dove, accanto al dolore devastante della sofferenza o della perdita, fiorisce tuttavia la vita nel suo significato più pieno insieme a un'onda sempre più ampia di condivisione.

Proprio per sottolineare questa vita, sono tornata ancora una volta a Bach con la vivacità di un brano scelto dalle celeberrime "Variazioni Goldberg BWV 988", capolavoro assoluto che fonde energia, rigore e quella straordinaria felicità creativa che è la cifra del genio del compositore.
Si tratta della "Variazione n.24" qui in un arrangiamento per archi che mi ha affascinato perché conferisce al testo nuovo spessore e insieme testimonia la versatilità della musica bachiana. Un brano che armonizza il suo ritmo danzante di 9/8 con la struttura a canone dove le voci s'inseguono, riecheggiano e poi s'intrecciano ciascuna con un proprio carattere. 
Così come l'autore e i ragazzi di questo libro, ciascuno - nella sua singolarità - segno di forza e di gioiosa speranza.

Buon ascolto!

 

10 commenti:

eglissima egle ha detto...

Grazie, Annamaria cara, della segnalazione di questo libro. Appena me la sento vado in libreria. Non vedo l'ora di leggerlo. Queste sono le storie che amo, vere, sentite.
E grazie per il nostro amato Bach!
Buona domenica, amica mia.

egle

frida ha detto...


Mettersi in gioco in prima persona ( e non solo per le proprie competenze), specie in un ambito difficoltoso per la delicatezza e la sensibilità che richiede la persona malata ( che diventa naturalmente più fragile ) è un gran dono. Allora è una grande fortuna che ci siano medici così, specie per accompagnare i più piccoli in un percorso della loro vita non solo faticoso, ma dall'esito incerto.
Così incerto che - alcune volte - comprende in sé anche il dolore della perdita.
E a noi non resta che dire un " grazie di cuore" a questi nuovi Angeli Custodi.

Sempre affascinante il brano di Bach, che in questo caso infonde un senso di speranza!

Annamaria ha detto...

Anch'io, cara Egle, amo e ho sempre amato questo genere di libri che hanno il sapore del documento e della vita vissuta.
Il testo del dott.Jankovic, al di là di quello che ho scritto nel mio post, è molto più ricco di riflessioni e considerazioni che approfondiscono il significato del suo lavoro quotidiano a contatto con la sofferenza e la speranza dei piccoli ammalati. Te lo consiglio davvero!
Buona domenica a te e grazie!!!

Annamaria ha detto...

È proprio la dimensione del mettersi in gioco col cuore, cara Frida, che mi ha colpito in questo libro, come nella persona del dott.Jankovic che ho conosciuto alla presentazione. Io penso che sia una dote sua anche se nel testo, con molta umiltà, afferma di averla imparata dai più piccoli, lasciandosi coinvolgere in un'esperienza difficile ma affascinante.
Per questo, in armonia con l'empatia, la speranza, la resilienza dimostrata da tanti dei bambini e ragazzi di cui si parla, ho scelto poi una musica vivace e luminosa come il brano di Bach dalle Variazioni Goldberg.
Grazie del tuo commento!!!

Anonimo ha detto...

Carissima, la tua recensione è ricca di profonde riflessioni e racconta in modo mirabile il messaggio che vive in medici che affrontano quotidianamente realtà crude, terribilmente crude e dolorose. Ho annotato il titolo di questo libro"Ne vale sempre la pena" di Jankovic e spero di leggerlo al più presto perché, come ben scrivi, le sue sono "emozioni che si traducono in poesia".
Bellissimo ed emozionante la musica del grande Maestro: Bach….infinitamente e per sempre testimonianza di quel profondo e inestimabile amore per la vita
un grazie sincero di questo tuo post

Adriana

Annamaria ha detto...

Grazie a te, cara Adriana! E' proprio l'amore per la vita del dott. Jankovich - e naturalmente di tutta la sua équipe di colleghi e di infemieri - insieme alla forza e alla speranza dei piccoli pazienti che mi ha sollecitato a pubblicare un pezzo di Bach, così pieno di energia. Dalle tante esperienze certo anche molto dolorose narrate nel libro, la VITA - quella a tutte maiuscole - affiora infatti luminosa e sorprendente al di là di ogni aspettativa. Sì, leggi il libro appena puoi, così poi mi dirai anche le tue impressioni.
Un abbraccio di buona serata!!!

Erika ha detto...

Cara Annamaria, la tua splendida recensione mi ha fatto venir voglia di leggere questo libro. Ora sono impegnata con il nipotino che è in vacanza da noi, a Bari. Ti auguro delle giornate ricche di serenità.
Un forte abbraccio
Erika

Annamaria ha detto...

Cara EriKa sì, te lo consiglio proprio. Leggilo, quando avrai tempo, e poi ne parleremo ancora, ma secondo me ti piacerà molto.
Grazie di essere passata di qui.
Buone vacanze a te con la tua famiglia e un caro abbraccio!!!

Rossana Rolando ha detto...

All'interno di questa profonda e sentita recensione mi è sembrato fondamentale il passaggio introdotto in punta di piedi (mi sono venuti in mente alcuni versetti della sequenza che si recita il giorno di Pasqua: "Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello") perché conferisce uno spessore universale, quindi anche laico, alla Pasqua: come se si dicesse che la lotta tra la Morte e la Vita si ripete nel tempo, ad ogni rinascita - in questo caso ad ogni guarigione - .
Grazie. Cordiali saluti.

Annamaria ha detto...

E' proprio come lei scrive, gentile Rossana! La Pasqua ha una portata universale, simile a un'onda che attraversa e percorre il tempo, l'intera creazione e che vive immersa anche nel nostro quotidiano.
Lei ha detto che quel passaggio è stato introdotto da me "in punta di piedi" e in effetti, ad articolo quasi ultimato, le parole della sequenza pasquale mi sono affiorate dentro da sole, come neppure le avessi pensate.
Grazie di cuore di aver sottolineato questo aspetto del post e un augurio di buon pomeriggio!!!