Molto espressivo il ritratto che vedete - opera del pittore Émile Signol - e che rappresenta il compositore francese Hector Berlioz (1803 - 1869) a ventinove anni.
La folta chioma ondulata, il profilo netto e lo sguardo penetrante fisso in un punto imprecisato - forse in un pensiero o un sogno - rendono bene l'idea dell'eroe romantico, così come anche la letteratura del tempo lo delinea.
In effetti, la sua "Sinfonia fantastica op.14" che ha come sottotitolo "Episodio della vita di un artista in cinque parti" è quasi una sorta di emblema della musica romantica.
Si tratta di una composizione a programma in cui i vari movimenti ruotano intorno al pensiero della donna invano amata dall'autore, pensiero divenuto un' idea fissa tradotta musicalmente in un tema che attraversa i vari tempi della sinfonia. Alla base di tale invenzione sta un dato autobiografico: la passione del compositore per l'attrice Harriet Smithson che le note esprimono con accenti di struggimento e speranza, rabbia e gelosia generati dal sentimento non corrisposto. Ne deriva una creazione ora malinconica, ora scintillante, ora lugubre, ora grottesca: un pezzo visionario che alcuni critici hanno ipotizzato sia stato scritto addirittura sotto l'effetto dell'oppio.
Ma come mai m'interessa?
I motivi sono due: un antico ricordo e una trasposizione per pianoforte.
Il ricordo mi riporta ai miei quindici anni, quando a casa mi avevano regalato il giradischi e questo di Berlioz era stato il primo album che avevo acquistato.
"E Bach?..." direte voi. Bach è venuto subito dopo, ma il primo 33 giri che ha fatto ingresso in casa mia - insieme ai 45 giri dei Beatles, s'intende - è stato proprio di Berlioz. A me, totalmente inesperta, lo aveva consigliato il proprietario del negozio dove, come in una sorta di santuario, in seguito mi sarei recata parecchie volte sicuramente a cercar musica, ma anche a sperare che dei due commessi ci fosse il più carino...il quale invece si era eclissato quasi subito. Ma in compenso mi sono rimasti i dischi. Insomma, a volte la musica per arrivare a noi fa dei giri un po' complicati.
Confesso che la composizione di Berlioz non mi era piaciuta subito, ad eccezione della suggestiva atmosfera del brano di apertura e del secondo movimento, un valzer morbido e scintillante che ho pubblicato anni fa.
Ma col tempo sono riuscita ad apprezzare tutto, persino la versione caricaturale del Dies irae che troviamo nel finale. Tuttavia poi, l'ascolto di altri autori me l'ha fatta mettere da parte.
Il secondo motivo di interesse è stata appunto la mia riscoperta di questo pezzo grazie a una trasposizione per pianoforte del suo tema ricorrente ad opera di Franz Liszt (1811 - 1886), in un brano intitolato "L'idée fixe: Andante amoroso d'après une mélodie de Berlioz, S395".
Se ascoltiamo il primo movimento della sinfonia intitolato "Rêveries. Passions" nella sua versione originale che potete trovare qui, cogliamo accenti contrastanti che vanno dal pianissimo al fortissimo, dalla malinconia nostalgica del sogno al fuoco della passione. Liszt invece estrapola - se così si può dire - il tema ricorrente, la famosa idea fissa, e ne fa un delicatissimo preludio dall'atmosfera contemplativa che, in alcuni passaggi, potremmo paragonare ad un notturno di Chopin.
Dopo una breve introduzione, si apre infatti una melodia di dolce cantabilità che poi si ripete con una serie di cromatismi e morbidissime fioriture di note, quasi a riprodurre un sospiro in un clima trasognato. Bellissima, nel titolo, l'espressione Andante amoroso che ci restituisce tutto l'incanto di quel tema del quale Liszt, togliendo i passaggi più accesi, esalta il fascino e la delicatezza.
Del resto, il musicista ungherese, oltre al proprio genio di compositore e virtuoso, è celebre per le numerose trascrizioni per pianoforte di opere di altrui, cosa peraltro consueta nell'Ottocento romantico, sia per favorire la diffusione della musica che per dare risalto ad artisti ancora sconosciuti.
Buon ascolto!
(La foto è presa dal web)
4 commenti:
Buongiorno, Annamaria e buona domenica dell'Immacolata. Bello il brano che hai scelto! Proprio recentemente ho ascoltato la IX di Beethoven trascritta da Liszt e volevo pubblicarne un frammento sul blog. Intanto mi sono lasciato prendere da Verdi... a presto!
Buona domenica dell'Immacolata a te, Marco, anche se è sul finire! Sono comtenta che questo Berlioz trascritto da Liszt ti sia piaciuto! Immagino cosa possa essere la IX di Beethoven... Grazie di cuore del commento e buona serata!
Berlioz è stato forse il primo, nell'800, a scrivere in 7/4, che è di origine orientale come il 5/4. "L'enfance du Christ" nella 1^ parte contiene un brano strumentale dal titolo Evolutions cabalistiques, si riferisce ai consiglieri di Erode mentre consultano gli spiriti. Ascoltando con un amico che aveva la partitura vidi che è scritto alternando una battuta in 4/4 e una in 3/4, cioè in 7/4. Anticipa di parecchio Prokofiev e Bartok. A proposito di Liszt e le Sinfonie di Beethoven, ci sono le versioni a 4 e a 2 mani. Le prime non devono essere facili, le seconde, sopratutto quella della 9^, sono difficilissime. Come ha detto un pianista che ha inciso la 9^ e gli Studi trascendentali, per suonare Liszt è meglio pesare sugli 80 kg (si riferiva a un'altezza media).
Non fatico a credere che gli Studi trascendentali di Liszt siano qualcosa di quasi impossibile, come pure altri testi come le trascrizioni delle Sinfonie di Beethoven.
Grazie per le precisazioni sui vari tempi usati da Berlioz. E' vero, certo ritmi sono di origine orientale.
Buona giornata!
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