È sempre suggestiva la neve in natura, ma senza dubbio lo è anche in parecchi paesaggi degli Impressionisti che sono stati veri
maestri nel rappresentarla cogliendone tutto il fascino.
Mi riferisco certamente a Monet a comiciare dal celebre dipinto intitolato "La gazza", per proseguire con le numerose vedute di Argenteuil innevata; ma insieme a lui ho in mente anche Pissarro, Caillebotte, Courbet e Sisley, solo per ricordare i più rappresentativi.
Proprio di Alfred Sisley (1839 - 1899) avevo pubblicato tanti anni fa un post che potete trovare qui nel quale commentavo "La neve a Louvenciennes", e torno oggi col dipinto che vedete, intitolato "Place du Chénil à Marly, effet de neige", conservato al Musée de Beaux-Arts di Rouen.
E perchè questa composizione mi attrae in modo particolare?
Perchè è un'immagine fiabesca che, a somiglianza di una preziosa perla che da un fondale marino riaffiora di tanto in tanto offrendoci la sua trasparenza, mi evoca i dettagli di un tempo infantile trascorso ma mai dimenticato.
Quel paesetto con le case addossate le une alle altre quasi avessero freddo mi ricorda infatti le illustrazioni di un'enciclopedia che avevo da bambina, insieme ad altre figure dei libri delle scuole elementari: piccoli universi di serenità dove iniziavo a familiarizzarmi con la vita e ai quali talora vorrei riandare come si desidera tornare a una felicità di sogno ancora intatta.
Ma nel dipinto di Sisley, oltre al paese, il tocco suggestivo è dato certamente dalla neve: un manto diverso da quelli pur bellissimi di altri pittori, che qui si arricchisce di densa corposità. Una neve della quale sentiamo lo spessore e il peso sui tetti, sui rami e sul terreno; un manto forse già molle nel quale i passi affondano lasciando orme scure, fatte di pennellate dense e materiche.
Quelli dell'artista sono infatti tratti semplici eppure molto efficaci nel ricostruire un ambiente, nel realizzare gli alberi - ricchi di ramificazioni che sarebbero piaciute a Mondrian - e insieme le figure umane: i due uomini vestiti di scuro e alcune donne davanti alle case, piccolissime ma non tanto che non ne possiamo intuire gesti, parole e forse anche pensieri. Un minuscolo universo che il genio pittorico di Sisley ci restituisce in un quadro di 50 per 61,5 cm.
Ma ad affascinarmi al di sopra di tutto sono i colori: è la suggestione del bianco, dell'azzurro, del grigio, del verde chiaro con
qualche tocco di rosa sia nella rappresentazione della neve che del cielo. Tinte fredde, ma non gelide, e sfumature che si fondono in una delicata visione d'insieme, consentendoci di percepire l'atmosfera silenziosa e raccolta di certe giornate invernali.
E per prolungare tale sensazione di intimità data - nonostante sembri una contraddizione - proprio da queste tinte, ho pensato di associare al dipinto una musica lenta e assorta.
Come spesso accade, mi è venuto in soccorso Johann Sebastian Bach, certo ben lontano da Sisley per
contesto e cronologia, ma capace di oltrepassare i secoli con le sue
melodie senza tempo.
Così ho scelto il secondo movimento, "Adagio" del "Concerto Brandeburghese n.1 in Fa Maggiore BWV 1046", primo dei sei celebri concerti, considerati sintesi e culmine dello stile barocco ed esempi grandiosi del multiforme genio bachiano.
L' Adagio è un brano dall'atmosfera intensamente meditativa, nella struggente dolcezza di un re minore che qui non mi pare induca tanto alla malinconia, quanto all'introspezione. Delicatissimo il dialogo che si configura tra oboe e violino, arricchito da numerose dissonanze che conferiscono profondità a una melodia non priva di suggestioni vivaldiane. Sembra condurci infatti fuori e insieme dentro di noi, attraversando paesaggi semplici e antichi dove la musica, come la neve del dipinto, fa fiorire lo stupore.
Buon ascolto!
(La foto è presa dal web)
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