sabato 6 luglio 2024

Il canto della colomba

"D'altri diluvi una colomba ascolto".

È stata questa poesia di Ungaretti, formata da un solo endecasillabo e intitolata "Una colomba", a venirmi in mente nei giorni scorsi davanti alle immagini dell'alluvione che ha devastato la val di Cogne e alcune sue frazioni. 

Quello del poeta, tratto dalla raccolta "Sentimento del tempo", è un testo che a scuola non avevo mai studiato, ma mi è rimasto impresso da quando me lo hanno chiesto - ormai secoli fa - all'esame di abilitazione. Non ricordo, presa un po' alla sprovvista, quale spiegazione avessi affastellato, ma d'allora quel verso mi segue e mi torna in mente in tante circostanze col suo significato che possiamo fare nostro in differenti contesti. Qui Ungaretti, nel riferirsi alla colomba che nella narrazione biblica simboleggia la fine del diluvio universale, manifesta una speranza. Altri sono stati i diluvi della sua vita, a iniziare dalla prima guerra mondiale, ma perseverante in lui è la fiducia in una rinascita annunziata dalla presenza della colomba e dal suo canto: scrive infatti "ascolto".

Così, questo verso mi è riaffiorato dalla memoria anche nei giorni scorsi, davanti alle rovinose immagini dei torrenti in piena viste in tv. Mi riferisco in particolare a località come Valnontey e alla splendida Valmiana - per me luogo del cuore da una vita, piccolo angolo di paradiso ai piedi del Gran Paradiso - della quale vedete sopra una mia vecchia foto che ne ritrae uno splendido scorcio.
E se anche il paesetto in cui vado d'estate è sul versante opposto e non ha subito
danni, non può non ferirmi il disastro che ha devastato proprio questi prati insieme al lavoro di una comunità montana già provata in passato da eventi simili. Una comunità tenace che in questi giorni si sta mobilitando per sanare i danni di un'alluvione che, in certi punti, ha sconvolto la fisionomia del paesaggio. E per me che - come a volte mi è occorso di dire - ho spesso la sensazione di appartenere ai luoghi, è come un pezzo di vita che si sfalda. 

Ma l'indomabile tenacia dei valligiani e il testo di Ungaretti inducono alla speranza. Così, nella scelta della musica da associare a questo post, non ho voluto rattristarmi ulteriormente, ma guardare al futuro immaginando una natura rinnovata in tutto il suo splendore.
In un primo tempo avevo pensato a un brano di Vivaldi dalla sua Estate che alterna
passaggi talora malinconici a esplosioni tempestose; in seguito, a un pezzo dalla Pastorale di Beethoven con l'irrompere del temporale e la successiva gioia del ritorno al sereno.

Invece poi ho scelto Mozart con l' Andante cantabile della "Sinfonia in Do maggiore n.41 K.551 - Jupiter" perchè l'ho sentito più congeniale alla speranza di veder presto ricomposta la magnificenza di questi luoghi.
È pur vero che anche qui il brano non è privo di tratti drammatici e cupi insieme a frequenti chiaroscuri
, ma altrove le sue note hanno davvero una dolce cantabilità.
E mi restituiscono ora la brezza leggera di certe mattine, ora il passaggio lento delle
nuvole sui monti, ora un lieve cinguettìo di uccelli, ora il volo breve delle farfalle celesti sul sentiero che tante volte ho percorso e che la piena del torrente ha spazzato via.
Note di rasserenante soavità che mi sembra possano celebrare il ritorno alla vita annunziato dal canto della colomba ungarettiana.

Buon ascolto!

 

4 commenti:

Gian Maria Zavattaro ha detto...

Molto toccante l'associazione della poesia di Ungaretti con la terribile alluvione di Cogne. Mi pare che la colomba sia simbolicamente data dal desiderio di rialzarsi - rispristinare la strada per es. -, segno che contraddistingue questa terra e la sua gente. Un grande abbraccio, Rossana.

Annamaria ha detto...

Seguo quotidianamente sul web il procedere dei lavori per ripristinare la strada...e tutto il resto. La tenacia dei valdostani dà grande speranza, come il canto della colomba ungarettiana.
Grazie di questa vostra vicinanza! Un abbraccio a Rossana e un saluto a Gian Maria!

Arrigo Lupo ha detto...

La musica è di conforto nelle difficoltà della vita, forse ancora di più per chi la compone. Un artista, però, può entrare in crisi per un insuccesso e per l'incomprensione del pubblico. Ma torniamo in territorio positivo. Il grande sassofonista Sonny Rollins (bellissimo The Solo Album) ha passato da tempo i 90 e ha suonato fino a 84 anni.

Annamaria ha detto...

Concordo con te, Arrigo, non solo sul fatto che la musica è conforto nelle difficoltà, ma che lo è soprattutto per chi la compone. Il processo creativo, infatti, per ogni tipo di arte, mette in moto la vita. Poi, certo, un artista fa i conti anche con le reazioni del pubblico che non sempre comprende...
Grazie della segnalazione del sassofonista: bello suonare fino a tarda età!