domenica 21 luglio 2024

Pomeriggi d'estate

I pomeriggi d'estate che amo - veri o sognati - sono lontani dal chiasso e dalla confusione.  Sono quelli passati nell'ombrosa frescura di un rustico casale, leggendo un libro, le persiane appena accostate e dietro la campagna che si stende a perdita d'occhio.
O in solitudine davanti al mare, proprio sulla battigia a inebriarsi di vento e spume bianche,
col suono della risacca simile a una musica sempre nuova che non si smetterebbe mai di ascoltare.
I pomeriggi d'estate sono anche quelli trascorsi in un
giardino, a lasciarsi assordare dal canto delle cicale sotto un albero, o passeggiando con un'amica in un prato marezzato di fiori, mentre ci si scambia garbati pensieri, facendosi ombra con un vezzoso ombrellino che sarebbe piaciuto a De Nittis.

I pomeriggi d'estate non hanno orologi che mettano fretta e le ore sono scandite dalla luce che muta piano o dal passaggio quieto delle nuvole sui monti, mentre ci s'incanta nel gioco di ravvisarne forme e somiglianze.
Ha passi lenti il tempo, respiri larghi e profondi, interminati silenzi nei quali inabissarsi con dolcezza come
il Leopardi nel suo testo più celebre.

Ma sono anche quelli descritti dal Pascoli nella poesia "Dall'argine", dove la campagna è immobile e unico segno quasi impercettibile di vita è un filo di fumo che "al sole biancica" assottigliandosi piano fino a svanire. Un'eco lontana di campanacci si perde nell'aria, mentre ci ridesta più alto il verso acuto di un uccello. E non occorre meno dello splendore di certi paesaggi di Van Gogh a rendere l'atmosfera di calma pomeridiana creata dal poeta.

I pomeriggi d'estate sono quelli passati in una vecchia cucina tra rustici arredi, a somiglianza della "Laitière" di Vermeer, con una finestra di vetro molato in alto da dove piove la luce, mentre il fiotto di latte che esce dalla brocca, avvitato su se stesso, sembra scorrere all'infinito.
E mi vengono in mente le ore tranquille passate
tanti anni fa in una casa di mezza montagna, le stanze avvolte nella silenziosa penombra del riposino pomeridiano. Mi ci rivedo mentre - poco più che bambina - sgaiattolo via piano dalla camera a godermi uno sprazzo di solitudine proprio nel cucinino, occhieggiando da una finestrella il verde di un orto là fuori e insieme rubacchiando in frigorifero del buon gelato.

I pomeriggi d'estate inanellano sogni in libertà come il piacere d'intonare un coro tra amiche, magari uno stornello che risuoni gioioso dalla finestra aperta sulla campagna; o come il desiderio di lasciarsi avvolgere da musiche piane e sommesse nella quiete che talora prelude al sonno.

Per questo, i pomeriggi d'estate amano la carezza di Mozart che stempera ansie e tensioni guidandoci verso un dolce abbandono.
Così, tra i tanti brani che si possono associare a
queste ore di una giornata estiva, mi pare che nessuno sia più adatto del mirabile "Adagio" del "Concerto per clarinetto in La maggiore K.622", pezzo che ho già pubblicato diversi anni fa, ma sul quale oggi ritorno volentieri.  

Si tratta di una musica dalla soavissima atmosfera contemplativa, scritta dal compositore pochi mesi prima della morte, in un periodo molto cupo. Ed è sempre sorprendente notare come certi miracoli di serenità e di equilibrio, capaci come pochi di regalarci un senso di profonda consolazione, siano fioriti invece in fasi esistenziali particolarmente difficili.
È trasparente e sottile,
intenso e sognante il tema principale esposto in apertura dal clarinetto e ripreso poi dall'orchestra in un andamento in cui alcuni passaggi inducono proprio a larghi respiri che danno sollievo all'anima. Un tema cantabile in cui Mozart sfrutta tutte le possibilità espressive di uno strumento solista che, all'epoca, non aveva ancora raggiunto la perfezione attuale. Segue - a partire da 2.50 dall'inizio - una seconda melodia con uno splendido andirivieni di note che toccano anche i toni bassi del clarinetto, prima che il brano torni a riproporre il tema iniziale.
Un Adagio sublime nella sua pace, un vero e proprio refolo di aria fresca nel forte della calura
pomeridiana.

Buon ascolto!

(Le foto, prese dal web, raffigurano nell'ordine i seguenti dipinti: 1) De Nittis: "Nel grano" 2) Van Gogh: "Campo di grano con cipresso" 3) Vermeer: "La laitière" 4) Lega: "Il canto dello stornello")


6 commenti:

Luigi ha detto...

è una meraviglia questo post Annamaria!!!
Grazie

Annamaria ha detto...

Grazie di cuore, caro Luigi! Sono davvero una meraviglia questi dipinti e soprattutto l'Adagio per clarinetto di Mozart!!!
Buona serata!

Arrigo Lupo ha detto...

Il Concerto per clarinetto è bellissimo, sopratutto l'Adagio. In questo periodo mi piace molto ascoltare il suono del fagotto, anche il Concerto di Mozart e quelli di Vivaldi. Sto cominciando a conoscere meglio Hindemith, che tra l'altro ha scritto tre Sonate, col pianoforte, per fagotto, trombone e tuba.

Annamaria ha detto...

Sì, Arrigo, l' Adagio del Concerto per clarinetto è stupendo. A me piace molto anche l'Adagio del Divertimento K.287 ed ero stata tentata di pubbicarlo in questo post, ma poi ho preferito il k.622 perchè è più riposante.
Andrò a sentire Hindemith. Grazie e buon pomeriggio!

Marco Capponi ha detto...

Grazie per questo post, traboccante di spunti rasserenanti!

Annamaria ha detto...

Grazie di cuore a te, Marco! E' soprattutto Mozart che ci rasserena.
Buona serata!