sabato 13 luglio 2024

Specchi d'acqua - 7


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra i tanti specchi d'acqua che la storia dell'arte ci offre soprattutto fra Ottocento e Novecento e dei quali pubblicherò in seguito altre immagini, oggi ne ho scelto uno particolarmente originale. Andassi in ordine cronologico, avrei dovuto aspettare ancora dando la precedenza, per esempio, agli Impressionisti, ma tale è per me il fascino di quest'opera che non ho resistito al desiderio di pubblicarla subito.
Si tratta di una xilografia dell'olandese Maurits Cornelis Escher (1898 - 1972),
artista originalissimo e visionario del quale ho già parlato otto anni fa precisamente qui, presentando una breve carrellata delle sue opere. 

Non mi dilungo quindi sui caratteri della sua grafica geometrica e ornata insieme, composta da forme fluide che si trasformano in altre figurazioni come se tutto fosse costituito da una materia duttile, pronta a mutare secondo la fantasia dell'artista.
Una fantasia bizzarra dove la rappresentazione
della realtà presenta aspetti talora onirici, talaltra scanditi da ossessive ripetizioni attraverso geometrie impossibili in cui il rigore matematico si fonde alla più ardita inventiva.
Un genio creativo, come scrivevo a suo tempo,
non privo di riferimenti culturali al passato: dai Fiamminghi al Barocco, fino allo stile moresco e - mi permetto di aggiungere - all'inquietudine di un suo celebre contemporaneo qual è stato Giorgio De Chirico.

L'opera che vi presento oggi fa parte di una serie di litografie e xilografie composte da Escher per illustrare la Genesi e in particolare "I giorni della creazione". L'immagine che vedete rappresenta appunto "Il secondo giorno: Gen.1, 6-8" nel quale il testo biblico parla della creazione del firmamento per separare le acque dalle acque, quelle sopra il cielo da quelle che stanno sotto.


 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco le acque nella composizione dell'artista: un oceano sconfinato e tempestoso fatto di onde movimentate e schiume attorte che forse sarebbero piaciute proprio a De Chirico e magari anche a Montale che negli stessi anni - siamo intorno al 1925 - scriveva poesie come "Corno inglese".
Onde più larghe in primo piano, fittamente delineate da sottilissime righe, che
vanno poi rimpicciolendosi in prospettiva, mentre un acquazzone scarica la sua potenza da un lato e nuvoloni tempestosi si accalcano dall'altro. Onde che si mescolano secondo l'urto del vento, dissolvendosi in uno scintillìo di spume chiare, come si osserva in taluni dettagli.
Una rappresentazione fortemente drammatica la cui efficacia è accresciuta dal cielo incombente, dal contrasto tra bianco e nero, luce e buio, da quelle righe ripetute che conferiscono all'immagine una marcata tragicità nonostante si tratti di una scena che raffigura una fase della creazione.

A destra scende un diluvio di pioggia battente, a sinistra non più e profili di nuvole o forse di lampi disegnano una sorta di ragnatela scura che all'orizzonte fonde ancora cielo ed acque in un alone di mistero. Una composizione cupa eppure affascinante per la volontà dell'artista di raffigurare un evento che supera la nostra immaginazione come l'affiorare degli elementi dal caos e il loro distinguersi. E tuttavia singolare perchè, al contrario del testo biblico o di altre rappresentazioni - e viene subito in mente Michelangelo nella Sistina - la figura di Dio qui non compare.

Un insolito specchio d'acqua dunque, al quale - nonostante forse possa sembrare strano - mi piace associare la musica di Bach, insieme però ad un suo grintosissimo arrangiamento ad opera di un celebre gruppo rock progressive: Il Rovescio Della Medaglia.
Si tratta della "Fuga in re minore n.6 BWV 875" dal secondo libro del Clavicembalo ben temperato, brano a tre voci costruito con una serie di
bellissimi cromatismi, che trovate nella clip audio eseguito da Glenn Gould.
Un Bach fatto come sempre di rigore matematico e inventiva che mi sembra si possa opportunamente
accostare alla creatività di Escher, insieme a un pezzo in cui quella stessa fuga - ma non solo - viene rielaborata secondo lo stile del rock progressive. In fondo niente di nuovo sotto il sole, se pensiamo a quanto il compositore tedesco sia stato ripreso, arrangiato, stravolto, cantato e danzato da tanta musica contemporanea, e il brano che vi propongo non è neppure tra i più recenti. Ma mi è parso ancora dirompente.

Così, torno indietro di una cinquantina d'anni col pezzo del Rovescio Della Medaglia intitolato "La grande fuga" e tratto dall'album "Contaminazione" del 1973. I tanti esperti e amanti di questo genere musicale conosceranno senz'altro il gruppo e la sua discografia dagli anni Settanta ad oggi; ma anche senza particolari competenze, è evidente dal titolo il riferimento alla fusione tra strumentazione rock (tastiere elettroniche, chitarre, batteria) e sinfonica (in questo caso gli archi).
Un Bach protagonista dalla prima fino all'ultima nota: il brano esordisce infatti con
l'inizio del celebre "Preludio in Sol maggiore della Suite n.1 BWV 1007 per violoncello", per poi proseguire sulle note della "Fuga BWV 875".
Questa è ripresa dai vari strumenti con effetti diversi, ma sono soprattutto le
tastiere a farne un'onda di musica ribollente e tempestosa come le acque di Escher, dal ritmo irrequieto e sfavillante, grintosissimo e irresistibile.
E se alcuni passaggi del brano si ripetono in modo un po' ossessivo come
certa grafica dell'artista, per contro è meravigliosa l'esplosione organistica finale che chiude il pezzo in tonalità maggiore: una cadenza piccarda in perfetto stile barocco che ricalca esattamente il testo bachiano.

Buon ascolto!

(Le foto sono prese dal web)

 

2 commenti:

Arrigo Lupo ha detto...

Lo scienziato cognitivo Douglas Hofstader nel 1979 associò il processo creativo di Escher con quelli di Bach e di Gödel in "Gödel, Escher, Bach", libro piuttosto ponderoso che mi limitai a sfogliare in libreria. Forse lo lesse Maurizio Pollini. Una quindicina d'anni fa, intervistando Pollini, il matematico Odifreddi si stupì che fosse a conoscenza dell'importanza di Gödel nella logica e nella matematica del Novecento.

Annamaria ha detto...

Interessanti come sempre i tuoi commenti. Quanti legami tra matematica, arte e musica! Un mondo intero da esplorare. Grazie!