mercoledì 5 giugno 2024

Fascino aggiunto a fascino

A costo di diventare noiosa, oggi torno ancora a Bach ed esattamente al brano della volta scorsa - l'Aria n.9 dalla "Cantata BWV 208" detta "La caccia" - per regalarvene altre due versioni dopo quella per voce soprano e l'altra per coro polifonico pubblicate giorni fa.
Si tratta infatti di un pezzo che - per quanto sia stato pubblicato dopo la morte del compositore - è stato
poi spesso eseguito e rielaborato per vari strumenti. Così, mi piace condividerlo nel fascino del pianoforte solo, in due interpretazioni diverse sia per l'approccio con cui i solisti accostano il testo, sia perchè la seconda ci offre un'interessante trascrizione a quattro mani. 

Se l' Aria nella sua soavità vi è piaciuta, sentirete subito quanto l'uso di uno strumento come il pianoforte qui ne accresca il garbo o comunque ne faccia affiorare aspetti nuovi, diversi dal timbro del flauto o da quello delle voci umane pure molto affascinanti. Insomma, parafrasando una celebre romanza pucciniana, si potrebbe parlare di bellezze diverse, tutte nascoste nella musica di Bach ma che, affidate ai vari strumenti e ai vari interpreti, svelano la loro recondita armonia. 

Il primo è Benjamin Hochman che ci offre un' esecuzione molto pacata.
La scrittura per pianoforte solo sintetizza in una le parti che, nella versione
originale, sono affidate a voci diverse - cantante solista, due flauti e basso continuo - e Hochman ci restituisce il brano con tocchi di morbidezza che ce lo fanno gustare senza strappi, in una continuità sonora lieve come una ninna nanna. Così pure, alcuni passaggi che, senza nulla togliere al rigore bachiano, sono appena più rallentati, esaltano lo splendore della melodia.

Diversa l'interpretazione successiva ad opera di Lang Lang e della moglie Gina Alice Redlinger. La trascrizione del brano per quattro mani - al contrario del precedente - ne mette in luce infatti la complessità e insieme ci consente di cogliere in modo più chiaro la struttura polifonica che sostiene il pezzo nella sua magnifica articolazione.
I due pianisti si alternano nell'esporre melodia e accompagnamento, intrecciando
ora grande energia, ora inarrivabile grazia.
Lo si vede dai gesti, dagli sguardi, dal garbo reciproco, dalla delicatezza e da
un'intesa che fa emergere il differente carattere dell'uno e dell'altra, come se dalla loro interpretazione affiorasse anche il sotterraneo universo del non detto. Quello che cogliamo è infatti un dialogo di anime attraverso le note: dal sorriso dolcissimo di lei che sottintende tuttavia grande forza e sicurezza, al gesto di lui ora passionale, ora più misurato, che sembra dirigerla con gentilezza e al tempo stesso rigorosa padronanza della musica.

E se anche non sapessimo che sono marito e moglie, dal loro suonare insieme si potrebbe facilmente intuire una non comune sintonia.

Buona visione e buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

 

 

4 commenti:

Arrigo Lupo ha detto...

A proposito di marito e moglie a 4 mani, tempo fa ho sentito alla radio Kurtag e la moglie suonare delle trascrizioni di Bach, vedo che ci sono anche su youtube.

Annamaria ha detto...

Grazie Arrigo! Sono andata a vedere e ho trovato una trascrizione per pianoforte a quattro mani della Cantata "Actus tragicus". Poi riascolterò con calma. Buona domenica!

Marina ha detto...

Ho recuperato insieme a questo il precedente post su Bach: quanto è bello questo inno, davvero trasuda religiosità. Infatti devo dire che preferisco le versioni orchestrali alle trasposizioni al pianoforte, seppure molto belle. La coppia Lang Lang e moglie, dolcissimi!

Annamaria ha detto...

E' proprio un inno che ti resta dentro, Marina, e nelle differenti interpretazioni svela la sua multiforme bellezza. Del resto è Bach...!
Grazie e buon pomeriggio!