mercoledì 22 novembre 2023

La speranza di Gounod

Ha un viso bellissimo la "Santa Cecilia" dipinta da Pietro da Cortona (1596 - 1669) nel quadro che vedete, conservato alla National Gallery di Londra.
È un viso ovale
dalla delicata leggiadria di un antico cammeo e dalle proporzioni perfette, incorniciato da un serto di fiori quasi fosse il diadema di una regina.
L'espressione seria, lievemente malinconica, è quella di una fanciulla già consapevole, dolce e insieme sicura di sè.
Spicca questo suo carattere nella luminosa semplicità dei lineamenti e dell'incarnato, in contrasto con
l'opulenza barocca del raffinato panneggio e con l'oscurità dello sfondo.

Come nella tradizionale iconografia in uso dalla fine del Medioevo in poi che vede Cecilia protettrice della musica e alla quale avevo fatto cenno qui, a sinistra troviamo un organo, nelle sue mani uno spartito e la palma del martirio che può ricordare uno stilo per scrivere. Compositrice, dunque? Chissà!...Comunque sia, trovo che questa rappresentazione della Santa sia una delle più affascinanti per vari motivi.
Prima di tutto per il contrasto tra ombra e luce, tipico della pittura barocca di cui
Pietro da Cortona è significativo esponente. Da un lato infatti la luminosità del volto emerge - come scrivevo - dallo sfondo scuro, e dall'altro proprio quello sfondo si apre in una prospettiva più ampia nella quale scorgiamo delle architetture classicheggianti - probabilmente la Roma in cui Cecilia è vissuta - e uno sprazzo di cielo dalle tinte variegate.
Ma a colpirmi è soprattutto la posizione del capo della fanciulla che non guarda lo spettatore come in tanta ritrattistica del passato, ma si volge da una parte, forse assorta in un suo pensiero, forse ad ascoltare l'angioletto che la ispira o fissando fuori dal quadro qualcuno che non vediamo.
Si tratta di un carattere iconografico di
grande eleganza che conferisce intenso spessore psicologico al soggetto rappresentato e ci sollecita ad immaginarne la storia che non si esaurisce nel dipinto. Carattere che, oltre a imprimere movimento alla figura, ha il suo inizio in alcune opere di Leonardo a comiciare dalla celebre "Dama con l'ermellino" identificata in Cecilia Gallerani. Da Cecilia a Cecilia, dunque!

Così, nel giorno che la ricorda, ho deciso di festeggiarla con un brano di Charles Gounod, (1818 - 1893), compositore versatile e aperto a generi musicali diversi che talora si fondono tra loro, come nel pezzo sacro di oggi nel quale riecheggiano qua e là suggestioni operistiche. 
Mi riferisco infatti - come lo corso anno - alla "Messe solennelle de Sainte Cécile CG
56", opera che forse proprio per la sua versatilità, è stata subito accolta con molto favore non solo dal pubblico francese, ma anche all'estero.
Lo testimoniano le parole con cui, a suo tempo, Camille Saint-
Säens aveva descritto il crescendo di impressioni ricevute al suo ascolto:  

"Raggi luminosi, come l'alba su di un nuovo mondo, emanavano dalla 'Messe de sainte Cécile'. Dapprima si rimaneva abbagliati, poi incantati, poi sopraffatti."

Se in passato avevo pubblicato il "Benedictus", ora ho scelto il "Kyrie". Inizia pianissimo il brano e va poi progressivamente arricchendo la propria intensità, insieme al coro a quattro voci che interviene alternandosi ai tre solisti - soprano, tenore e baritono - qui diretti da George Prêtre.
Quella del Kyrie è una preghiera prima sussurrata e sommessa tanto da essere all'inizio quasi impercettibile, poi
gradatamente più forte fino a farsi vero e proprio grido di implorazione per tornare di nuovo pacata nel finale.
Tuttavia, non c'è particolare tristezza in questa musica che, nonostante le varie modulazioni in minore, si apre a toni di luminosa speranza attraverso un andamento che, in taluni passaggi, sembra salire verso l'alto.
E mi sembra da parte di Gounod uno splendido omaggio alla Santa.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

6 commenti:

Marco Capponi ha detto...

Meglio la "Messa" di Gounod che altre di certi autori più recenti! Bel post, Santa Cecilia ne gioirà... in musica!

Annamaria ha detto...

Grazie mille, Marco! Mi piace l'idea che Santa Cecilia...gioisca in musica!
Buona serata!

Marina ha detto...

Santa Cecilia, patrona della musica! E quella che hai scelto è molto bella. La ascolto volentieri in sottofondo mentre leggo la descrizione che fai del quadro.

Annamaria ha detto...

Cara Marina, ma blogger ha per caso cambiato le impostazioni senza dire nulla? Ho scoperto ora che il commento che hai postato sei ore fa non era stato pubblicato in attesa della mia approvazione...Ma la moderazione l'avevo attivata solo per i post vecchi di almeno 15 gg e non per i più recenti. Boh...
Comunque, grazie di essere passata qui! Mi fa piacere che questa Santa Cecilia ti piaccia.
Buon ascolto!

Arrigo Lupo ha detto...

Ho ascoltato tempo fa l'Oratorio latino S.Cecilia di Charpentier. Sia lui che Lully hanno scritto musica profondamente francese; c'è comunque sullo sfondo anche la tradizione italiana. Charpentier aveva studiato a Roma con Carissimi, Lully in Italia c'era nato.

Annamaria ha detto...

Non conosco l'oratorio di Charpentier di cui parli, Arrigo, me lo andrò a sentire.
Quanto all'influsso della tradizione italiana, c'è in tanto compositori, basti pensare a Vivaldi di cui Bach ha trascritto diversi concerti, o a Pergolesi con Mozart. Ma tu potrai fornire anche altri esempi. Grazie!