martedì 22 novembre 2022

Un "Benedictus" per Santa Cecilia

Arrivo puntuale, quest'anno, a celebrare Santa Cecilia nel giorno preciso in cui ricorre la sua festa, e lo faccio prima di tutto con un dipinto di Bernardo Daddi (1290 - 1348).
Si tratta di un pittore fiorentino seguace di Giotto, ma non lontano dalla raffinatezza degli artisti di scuola senese, per l'uso del colore e una cura più dettagliata dei tratti.

L'immagine della Santa che vedete qui in un particolare, faceva parte del "Polittico del Carmine" realizzato dall'artista nella prima metà del Quattrocento, poi nel corso dei secoli smembrato, e ricomposto solo nel 2009 ad opera del Museo Diocesano di Milano dove è conservato. 

Daddi vi raffigura Cecilia con la palma del martirio, ma non ancora con gli strumenti musicali ai quali è stata poi tradizionalmente associata a partire dal tardo Medioevo. È d'allora infatti che la Santa è considerata protettrice della musica e di coloro che vi si dedicano, forse per il significato del testo latino dell'antifona d'ingresso nella Messa a lei dedicata ("Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat ..."), testo peraltro di controversa interpretazione e sul quale non sto a dilungarmi.
Ma se anche in questo dipinto non compaiono strumenti musicali o cori angelici,
l'immagine mi colpisce ugualmente per la sua soavità. Un lieve sorriso aleggia sul viso della Santa e raffinato è il ricamo sulla scollatura dell'abito, così come il serto di fiori che ferma i capelli. A questo si aggiunge la ricca aureola che spicca sul fondo oro della tavola a impreziosirla ulteriormente.

A Cecilia dedico allora un brano di altrettanta soavità, che è stato per me un vero e proprio amore al primo ascolto.
Si tratta del "Benedictus" dalla "Messe solennelle de Sainte Cécile CG 56" di
Charles Gounod (1818 - 1893), compositore famoso per la ricchissima produzione di carattere religioso, ma non solo. Spazia infatti dalla musica sacra - nell'ambito della quale spiccano la celeberrima "Ave Maria" e la "Marcia pontificale" divenuta Inno nazionale della Città del Vaticano - fino all'opera lirica: e chi non ricorda le meravigliose melodie del suo "Faust" ?
A questo si aggiungono svariate composizioni per voce e pianoforte o per
orchestra: arie ora delicate, ora solenni, ma anche intensamente romantiche a somiglianza di tanta musica francese dell'Ottocento.
Ma non manca neppure un brano di tono un po' grottesco e caricaturale come la
"Marcia funebre per una marionetta" divenuta poi sigla dei telefilm di Hitchcock di tanti anni fa. I meno giovani la ricorderanno senz'altro. Ebbene sì, è proprio Gounod e la potete risentire qui.

Col pezzo di oggi torniamo invece in un'atmosfera soffusa di delicatezza e di solennità. Incantevole la voce solista e suggestivo il coro che interviene poi in modo dolcemente sommesso: l'indicazione di dinamica della partitura è infatti un pianissimo molto morbido che - a mio avviso - conferisce al canto una bellezza da brividi soprattutto a poche battute dall'inizio, quando dalla tonalità di Si bemolle maggiore si passa sulla dominante.
Ma il brano mi ha preso subito anche per una sensazione che vi avverto qua e là sia pure in modo impercettibile. È 
un'aura che ritrovo nel particolare timbro di certi passaggi polifonici della seconda parte, tesi più a suggerire che a dire esplicitamente e che - nonostante Gounod operi in un contesto diverso - mi riportano alla suggestione di alcuni canti ortodossi.
Ad essi mi riconduce anche l'Osanna finale del brano: una fortissima esplosione di
voci che, se da un lato contrasta col tono del coro prima così pacato, dall'altro mi rimanda al finale dell'Inno dei Cherubini di Bortniansky strutturato allo stesso modo.

Non so se Santa Cecilia concorderà... ma spero che - dall'alto del Paradiso dei musicisti dove è certo in lieta conversazione anche con Gounod - accetti questo piccolo omaggio.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

Nessun commento: