lunedì 14 novembre 2022

Stanze - 11


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non è la prima volta che mi lascio affascinare dai dipinti del danese Carl Vilhelm Holsøe (1863 - 1935). Ne ho già parlato infatti qualche tempo fa, in due post nei quali riportavo alcune opere dove l'artista ha raffigurato le stanze della propria casa, per anni oggetto privilegiato della sua attenzione, e che - se volete - potere ritrovare qui e ancora qui.  

Si tratta di ambienti tranquilli, dall'atmosfera sempre pacata sia che si trovino in piena luce che in penombra; arredi che possiamo riconoscere di volta in volta: dal lucido legno dei mobili ai vasi di fiori o alle porcellane; dai quadri alle pareti fino al candore di un tovaglia o alla tastiera di una spinetta.
Ambienti in cui è riposante entrare anche
solo con la fantasia, per sostarvi immersi nella lettura di un libro o intenti ad un lavoro di cucito, magari nella luce dorata del primo pomeriggio, nell'ora in cui i pensieri si dipanano senza affanno e il silenzio intorno è un'aura di pace.
Sono proprio "Visioni di
assorta tranquillità" quelle di Holsoe, come recita il titolo di uno dei miei vecchi articoli, e per questo non ho resistito al desiderio di parlarne ancora, anche se - naturalmente - ho scelto dipinti diversi rispetto al passato. 

Certo, lo stile e l'atmosfera complessiva delle stanze nelle quali ci muoviamo non cambiano, e così pure i mobili e le tante nature morte raffigurate qua e là sulle quali mi sono già soffermata a suo tempo; tuttavia ci sono altri caratteri ricorrenti che mi piace sottolineare.
Quali?
La luce prim
a di tutto, poi le finestre, i colori nelle loro sfumature e il modo in cui gli ambienti sono inquadrati.

Dolcissima quella luce che inonda le varie stanze scendendo a fiotti, riflettendosi sul pavimento e illuminando senza ferire lo sguardo ogni angolo della casa. Forse luce del mattino nei dipinti in cui è più nitida e trasparente; o del pomeriggio dove ci appare lievemente più calda.
Ma probabilmente anche luce del tramonto, nella suggestiva immagine che vedete qui a lato, dove i raggi del sole disegnano riquadri sul muro creando un'atmosfera di profonda intimità.

Bellissime, poi, le finestre chiare, presenti in
parecchi quadri e tutte molto simili nel loro garbato stile inglese. Oltre al tocco di grazia dei vasetti sui davanzali, vi traspare la vegetazione esterna con tratti talora appena accennati e sfumati da luminose pennellate a olio. Proprio la luce, infatti, dà rilievo e corpo alle sfumature di colore e anche se, in alcune opere, ci sono contrasti tra il chiaro e lo scuro dei mobili e dell'abito della donna, la tonalità di fondo è spesso quella di un beige luminoso, ora più caldo, ora più rosato.
In certe immagini poi, sembra quasi che Holsøe abbia giocato ad accostare varie gradazioni di bianco e di beige per farne risaltare tutte le somiglianze, ma anche le differenze dovute ai diversi materiali, quasi dovesse realizzare una sorta di pezzo di bravura sull'uso del colore.
Osserviamo, per esempio, il particolare del
dipinto qui a lato: "Interno con donna al tavolo".
Vi troviamo, l'uno accanto all'altro, il chiaro della tovaglia
e quello della porcellana, delle tende, dei fiori, delle cornici di porte e finestre: materiali diversi che - oserei dire - prendono rilievo e leggiadrìa proprio da tali accostamenti. Basta osservare come la maestria del pittore - pur nella patina un po' sfumata con cui rappresenta gli oggetti - riesce a rendere con efficace realismo la differente consistenza dei tessuti della tovaglia e delle tende: più compatto il primo, più impalpabile e leggero il secondo.

Ma trovo affascinante e singolare anche il modo in cui Holsøe ha inquadrato alcune stanze, cogliendo talora solo piccoli scorci e insieme aprendo prospettive verso altri spazi della casa.
Come osservavo in passato, si tratta di uno
schema iconografico ricorrente che potete vedere in questo particolare così luminoso qui a lato, nel quale semplicità e raffinatezza si coniugano meravigliosamente.

Ne è un chiaro esempio anche il dipinto nella foto grande in alto, intitolato semplicemente "Interno".
È la rappresentazione di un'intera stanza?
No, il punto in cui la muratura e le direttrici prospettiche
convergono è solo un angolo, sia pure anch'esso arredato con un tavolino, quadri e soprammobili. Tuttavia non  si tratta di uno spazio in sè completo, ma di un luogo di passaggio in cui la nostra attenzione è attirata dalle finestre e dalla porta aperta.
E sempre di passaggio è la stanzetta che si apre a sinistra, col soffitto più basso e la finestra più piccola: forse un pianerottolo o un disimpegno, ma ricco di una grazia che il pittore non manca di sottolineare: basta guardare come ha rappresentato le tendine raccolte in lieve trina di festoni.

Incantevole anche lo spazio che si dilata in nuove prospettive all'interno della casa, nel dipinto riportato qui accanto e intitolato "Lettura. La moglie del pittore". Dopo quella in primo piano, Holsøe vi individua infatti almeno altre due stanze, mostrando con tale iconografia non solo un'attenzione al mondo reale, ma anche la conoscenza della pittura olandese del Seicento, a cominciare dalle opere di Pieter De Hooch.

Mi fermo qui, anche se gli esempi - in apparenza simili, ma in realtà sempre diversi - si potrebbero moltiplicare attingendo alla ricca produzione di questo splendido artista. Ma lascio a chi legge, se vorrà, la gioia di approfondirne la conoscenza.

E per passare alla musica, ho cercato un brano che potesse rispecchiare l'atmosfera pacata di tali stanze, insieme alla dolcezza dei riflessi del sole sulle tende o al tocco della luce sui vari arredi: così, sono tornata al mio amato Franz Joseph Haydn (1732 - 1809).

Quello che vi propongo è il terzo tempo - "Adagio" - dal "Quartetto per archi in fa minore op.20, n.5".
Siamo nel 1772, il compositore ha 40 anni e i
suoi Quartetti op.20, se da un lato riprendono forme care alla musica barocca come - per esempio - la fuga, dall'altro si staccano dal tono talora troppo salottiero e galante che caratterizzava certa musica d'intrattenimento per dar luogo invece a melodie di più intenso spessore.
Lo dimostra questo pezzo: un siciliano che
ci accompagna con dolcezza nel suo ritmo ternario di 6/8. Qui, i due violini si sovrappongono e s'intrecciano in un delicatissimo dialogo, l'uno enunciando il tema e l'altro impreziosendolo di virtuosistiche variazioni.
Ne deriva una melodia riposante, pensosa e ricca di
suggestione a somiglianza delle luci ed ombre delle stanze di Holsøe.

Buon ascolto!

(I dipinti qui riportati, conservati in collezioni private, nell'ordine s'intitolano: "Interno" - "Alla finestra del soggiorno" - "Sole in salotto" - "Interno con giovane donna che legge in una stanza illuminata dal sole" - "Interno con donna al tavolo" - "Lettura.La moglie del pittore" - "Aspettando alla finestra" - "Ragazza che legge accanto a una finestra aperta")

(Le foto sono prese dal web) 

2 commenti:

Marco Capponi ha detto...

Per un pennello "domestico", le corde di un quartetto sono la scelta più felice, specie sul cullante ritmo composto di questo tempo lento. La doppia fuga seguente è molto bella, col suo primo soggetto che ricorda molto "And with his stripes" di Haendel e il "Kyrie" del Requiem di Mozart...

Annamaria ha detto...

Sì, ho presente quella fuga che conclude il quartetto e ti ringrazio dei riferimenti. Anch'io ascoltandola avevo pensato al Kyrie del Requiem di Mozart, mentre Haendel non mi era venuto in mente. Però sono andata a risentirlo e mi sono ricordata che in un vecchio album di brani per organo ed.CARRARA, c'è una Fuga di Haendel che suonicchiavo anni fa ed è la trascrizione in sol minore proprio di "And with his stripes".
Grazie mille!