Aveva diciassette anni Wolfgang Amadeus Mozart quando compose la "Sinfonia n.25 in sol minore K.183" della quale oggi mi piace condividere qui il primo movimento.
Era il 1773 e, come testimonia il numero d'opera, il ragazzo aveva già al suo attivo numerose sinfonie, senza contare minuetti e piccoli pezzi che aveva iniziato a scrivere a soli cinque anni. Bambino prodigio, come tutti sappiamo, e non semplicemente per la precocità della sua attitudine musicale, ma anche per la chiarezza compositiva che fa delle sue partiture un vero miracolo di equilibrio e luminosa armonia. Ma non è questo il punto su cui desidero soffermarmi.
M'interessa invece la tonalità in sol minore di questa sinfonia che - insieme alla più celebre n.40 K.550 - costituisce un'eccezione nel complesso delle altre 39 tutte in maggiore. Dell'argomento ho già parlato lo scorso anno prendendo in esame il primo tempo della n.40 considerata la Grande per la sua maturità espressiva, mentre la n.25 è detta la Piccola. Si tratta infatti di un'opera giovanile in cui Mozart - come ricordavo in passato - prende spunto dal sinfonismo di Franz Joseph Haydn. Opera, tra l'altro, fortemente criticata dal padre Leopold forse perchè non strutturata secondo i dettami dello stile galante e della frivolezza di tante composizioni dell'epoca.
Però...Però ascoltandola e cogliendone la concitazione iniziale, mi sorgono altre considerazioni che me la fanno valorizzare non meno delle successive.
È acceso e drammatico l'esordio, sostenuto - come si vede nella foto - da note ribattute, e il tema impetuoso e passionale, prima forte, poi ripreso più sommessamente dal bellissimo canto dell'oboe, esprime con intensità i tormenti di un ragazzo sul finire dell'adolescenza. Certo, un Allegro con brio in minore suona un po' contraddittorio, ma forse l'espressione indica solo la vivacità scorrevole del brano.
Suggestivi i due intervalli discendenti iniziali (sol - re e mi♭ - fa#), soprattutto il secondo che, dal mi bemolle, ci conduce giù fino a un angoscioso fa diesis con uno splendido salto di settima diminuita. Così pure, la successiva fragorosa esplosione in tonalità maggiore col suo tema più solare - lo stesso che più avanti sarà ripreso invece in minore - non fa che confermare la crisi di un animo adolescenziale che, come è tipico dell'età, vive i contrasti senza mezze misure ma in modo netto e assoluto.
Reduce da alcuni viaggi in Italia e a Vienna utili per la conoscenza di altri musicisti, ma deludenti sul piano della ricerca di un'occupazione stabile presso qualche corte, il diciassettenne Mozart ritorna nel 1773 nel chiuso dell'ambiente salisburghese. Ma il desiderio di nuove vie più personali e più consone al proprio talento insieme alle suggestioni preromantiche del periodo lo portano lontano dalla frivolezza dello stile decorativo richiesto talora dai committenti, e l'uso della tonalità minore sembra esprimere proprio tale desiderio segnato da inquieta introspezione.
Nonostante alcune aperture, l'impressione che resta ascoltando il primo movimento della K.183 è infatti il predominare di un'atmosfera drammatica e di un impeto che - in seguito - Mozart smorzerà fondendo serenità e tristezza, luci ed ombre in quel mirabile equilibrio che tutti conosciamo.
Basti confrontare questo esordio così netto e oserei dire quasi tagliente con il clima di soffusa malinconia delle prime battute della K.550 scritta quindici anni dopo.
Una sinfonia, la K.183, che segna quindi la fine dell'adolescenza e insieme una svolta verso la maturità artistica, sia per la padronanza delle strutture compositive che per l'intensa volontà del giovane musicista di dar voce più compiuta e autentica alla propria anima.
Buon ascolto!
(La foto è presa dal web)
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