venerdì 7 gennaio 2022

Innamorarsi di Bach

Oggi, mi piace inaugurare il nuovo anno con un brano che ho scoperto nei giorni scorsi e che rivela ancora una volta l'infinita e multiforme grandezza del genio di Johann Sebastian Bach.

Accade spesso che il mio vagabondare sul web mi riservi luminose sorprese e questo pezzo mi pare proprio un regalo di buon augurio per l'anno appena iniziato. Così, affido alle sue note l'andamento dei giorni futuri come a un ritmo da custodire interiormente perchè riaffiori spontaneo a illuminare il nostro sguardo sulle cose colmandolo di bellezza.

Sto parlando della "Fantasia in la minore per clavicembalo BWV 904", brano che - insieme alla successiva Fuga - è stato scoperto e pubblicato solo un'ottantina d'anni dopo la morte del compositore anche se, a fronte di un iniziale successo, non ha sempre riscosso la stessa popolarità di altre sue creazioni. In realtà - a mio modesto avviso - è un Bach di cui innamorarsi sia per la costruzione polifonica del pezzo che per il suo andamento così meravigliosamente variato.
Come dicevo, si tratta di una Fantasia, termine che qui non è riferito tanto a un generico
carattere di improvvisazione, quanto al suo legame con l'antica polifonia corale. E a questo proposito, mi pare significativo che la prima parte del brano anticipi proprio strutture polifoniche presenti anche altrove: in particolare, le ritrovo in una della "Variazioni Goldberg" - la 22 per la precisione - che il compositore scriverà diversi anni più tardi.
Un Bach i cui moduli compositivi si ripetono spesso, ma che
risulta sempre nuovo per la sua capacità di parlarci col toccante linguaggio dell'anima.
Un Bach di cui innamorarsi per lo splendore del cammino su cui ci conduce con
mano spesso rigorosa ed energica, ma talora più delicata aprendo inusitati squarci di luce.

Di questa Fantasia ho scelto l'interpretazione al pianoforte di Víkingur Ólafsson che - più ancora di altri - mi pare faccia affiorare lo splendore del brano.
La continua ripresa del tema, ora più sommesso, ora decisamente più energico,
ora alleggerito da un lieve staccato, è infatti un filo che si dipana, un sentiero che si snoda davanti a noi, in taluni passaggi quasi una sorta di aria con variazioni che va esplorando angoli e anfratti di un cammino, fino al delicatissimo finale in La maggiore. E il genio bachiano vi affiora per la sua capacità di attingere meraviglie anche da un tema che, se ridotto all'essenziale, è in realtà semplicissimo. 

Ma cogliamo la capacità di rendere bello e unico l'elemento più semplice anche dalla foto del sigillo che Bach imprimeva sul testo delle sue composizioni: un disegno armonioso, elegante, simmetrico, una piccola opera d'arte perfetta nelle sue proporzioni. Vi si ravvisano facilmente, intrecciate da sinistra a destra e poi al contrario, le sue iniziali - J S B - mentre la corona che completa il fregio, lungi dall'essere indice di megalomania, fa riferimento all'espressione "Christus coronabit crucigeros", uno dei motti con cui Bach siglava i suoi spartiti.
Così pure, la centralità della figura di Cristo appare dalla lettera greca "chi" - χ
- iniziale di Χριστός, che si forma dall'incrocio centrale delle due S.
Una professione di fede inserita in tanti manoscrit
ti a dichiarare la profonda intenzionalità dalla quale è animata la sua musica.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

4 commenti:

Gus O. ha detto...

Con Bach si indovina sempre.
Ciao Annamaria.

Annamaria ha detto...

Effettivamente, con Bach si va sul sicuro!!!
Grazie Gus e buon anno ancora!

Stefyp. ha detto...

Bellissimo questo brano, arioso e coinvolgente. Una fantasia che apre spazzi all'immaginazione. Come si fa a non innamorarsi di Bach?
Un forte abbraccio a te e il mio augurio per un anno sereno, migliore di quello appena trascorso. Stefania

Annamaria ha detto...

Speriamo davvero, cara Stefania, che l'anno appena iniziato sia migliore e, nonostante le apparenze, ci regali qualche sorpresa positiva!
Hai sentito questo Bach? Innamora devvero, e con lui iniziamo bene!
Grazie a te e un abbraccio grande!!!