giovedì 29 maggio 2025

Se lo sguardo è femminile - 5












 

 

 

 

 

 

 

 

Lo sguardo femminile di questo mese ci conduce in un teatro d'opera. 
Siamo a Parigi e autrice del dipinto che vedete è Mary Cassatt (1844 - 1926),
artista statunitense trasferitasi a soli 29 anni in Francia. Qui è venuta a contatto col gruppo degli Impressionisti - in particolare con Degas - aderendo alle novità di cui essi erano portatori, tanto da meritare un posto di rilievo tra le pittrici che li attorniavano insieme a Berthe Morisot e a Eva Gonzales.

Come per le altre artiste, oggetto dei suoi quadri è stato spesso l'universo femminile colto non solo all'interno delle mura domestiche e delle relazioni familiari - celebri, a tal proposito, i suoi dipinti incentrati sul rapporto madre-figlio - ma raffigurato anche nei luoghi di ritrovo esterni alla famiglia, nei limiti di ciò che all'epoca era consentito alle donne. Il teatro era appunto uno degli ambienti più frequentati anche dal pubblico femminile e Mary Cassatt vi ha inquadrato diverse opere tra le quali questa che vedete, intitolata "In the lodge" e conservata presso il Museum of Fine Arts di Boston.

Che cosa rappresenta?
In primo piano, ritratta di profilo, vediamo una donna elegante in abito scuro che, appoggiata alla balconata del palco, osserva col binocolo ciò che ha davanti; ma insieme, sullo sfondo, si apre un ampio scorcio di pubblico dove, in uno degli altri palchi, un signore sembra a sua volta puntare il binocolo su di lei.
Una raffigurazione di ambiente, ma in realtà
un gioco di sguardi che può avere molteplici sottintesi: interesse o semplice curiosità da una parte, indifferenza dall'altra, ma forse anche il piacere di guardare ed essere guardati, chissà! E la scena coinvolge anche noi che - sia pure dall'esterno - la osserviamo tentando di annodare fili di ipotetiche storie e addentrandoci nella sostanziale novità di tale iconografia.

Bella, raffinata e sicura ci appare la donna, certo esponente dell'alta borghesia, nel suo abito scuro, gli orecchini lucenti e il ventaglio nella sinistra. Con la destra regge il binocolo mentre il suo sguardo attento sembra tradire un lievissimo sorriso, quasi stia appagando una sorta di curiosità sottile, segreta e un po' golosa.

Viene il dubbio che oggetto della sua attenzione non sia lo spettacolo che si svolge sul palcoscenico, ma l'insieme degli spettatori o qualcuno di essi in 
particolare.

Oltre alla capacità di introspezione psicologica dimostrata dalla Cassatt, nell'opera è proprio quest'ultimo aspetto a colpirmi: il fatto che l'attenzione della pittrice sia focalizzata solo sul pubblico. Ma anche ipotizzando che la protagonista del dipinto stia davvero guardando la rappresentazione, non vediamo comunque ciò che accade sulla scena e ne deriva un esempio accattivante di spettacolo nello spettacolo. 
Insieme alla tecnica pittorica dal tratto sintetico ma
espressivo che si osserva nel dettaglio qui a lato, dalla lezione impressionista la Cassatt ha preso dunque la tendenza a rappresentare il pubblico di un evento più ancora che l'evento stesso. Tendenza realistica che fa balzare in primo piano la classe borghese della seconda metà dell'Ottocento, colta nei suoi luoghi di ritrovo, nelle sue abitudini e nei suoi svaghi.

Lo notiamo in diversi altri esempi da Renoir a Manet del quale - a tale proposito - è rappresentativo "Il balcone" che vedete qui a lato e che precede di una decina d'anni
 il quadro della Cassatt. 
Anche in quest'opera - ispirata peraltro a un dipinto di Goya - Manet non ha 
raffigurato ciò che una delle due donne sembra osservare avidamente e che immaginiamo possa essere un corteo o una parata nel boulevard sottostante, ma ha incentrato il dipinto proprio sulle persone al balcone: sui loro sguardi, sugli atteggiamenti e - perchè no? - sull'esibizione di un abbigliamento elegante che mette in evidenza la loro posizione sociale. 
Il salotto di casa si apre così ai viali della città dove vedere, ma soprattutto essere
visti, diventa una sorta di must del momento nella società che i pittori dell'epoca rappresentano.

È a questo clima un po' mondano e salottiero che si ispira la musica di oggi: la "Valse nonchalante in Re bemolle maggiore op.110" per pianoforte solo di Camille Saint-Saëns (1835 - 1921). Si tratta di un pezzo molto amato dal compositore che lo aveva scritto nello stile dei brani da caffè-concerto, una melodia seducente e dall'architettura lieve che è stata oggetto di varie trascrizioni anche orchestrali. Il tema si apre lento per animarsi con leggerissimi arpeggi e divenire più agitato, alternando poi a parti colme di passione altre più pacate che digradano infine verso il pianissimo. Un valzer che ci avvolge in un vortice di accattivante dolcezza con un passaggio a 2,48 dall'inizio che, sia pure lontanamente, può ricordare Chopin.

Tuttavia, al di là del carattere un po' frivolo del brano, ad orientare la mia scelta non è stato solo un dato musicale, ma insieme l'aggettivo nonchalante presente nel titolo. Trovo infatti che il termine che Saint-Saëns traduce in note si adatti molto bene all'immagine della donna col binocolo: il suo atteggiamento rivela infatti quella sicura e disinvolta noncuranza che la rende attraente e fa in buona parte la bellezza di questo dipinto.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

 

mercoledì 21 maggio 2025

A corserelle e a fermatine...

Scherzeremo anche oggi, come vedrete, ma il brano che vi propongo ha caratteri molto diversi dal precedente che ci ha regalato il fascino dei pizzicati nel movimento di una sinfonia di Tchaikovsky.

Stavolta, si tratta di un pezzo per pianoforte solo di Robert Schumann (1810 - 1856), precisamente il primo dei quattro "Klavierstücke op.32", intitolato appunto "Scherzo". Qui torniamo indietro nel tempo di una quarantina d'anni rispetto al brano di Tchaikovsky ed entriamo in un'atmosfera diversa da quella del compositore russo. E perchè mai lo pubblico? Perchè risponde maggiormente all'idea di scherzo improntata a leggerezza e vivacità cui facevo riferimento la volta scorsa, ma soprattutto per un altro aspetto che lo caratterizza: il ritmo.  

Se durante l'ascolto osserviamo lo spartito, noteremo che il brano, pur essendo tutto nel tempo di 3/4, presenta qua e là un andamento diverso: battute nelle quali qualcosa varia quasi stessimo danzando e a un tratto prendessimo la rincorsa o rallentassimo. Insomma un cambio di passo, quasi le corserelle e fermatine di manzoniana memoria!...
I 3/4, infatti, nella parte iniziale hanno un ritmo puntato e chi conosce la musica sa che
quel puntino dopo una nota significa che se ne aumenta la durata della metà del suo valore; poi dopo la nota più lunga ne troviamo una più breve. Qui all'ottavo puntato segue il sedicesimo e questo conferisce al brano un ritmo saltellante, un procedere a scatti che - i grecisti perdonino la mia illecita invasione di campo! - nelle due battute iniziali del brano mi ricorda la metrica del trimetro giambico: ∪ — ∪ — ∪ — ∪ — ∪ — ∪ —  breve-lunga per sei volte.  Il che non sarebbe neanche fuor di luogo in uno scherzo, dato che il trimetro giambico non era usato solo nelle tragedie ma anche nella commedia e nel dramma satiresco.

Ma torniamo al brano. Qui, dopo una vivacissima sequenza di note ascendenti e discendenti in questo ritmo, prima in tonalità maggiore poi in minore, la musica va invece allargandosi nel passaggio conclusivo della frase, terminando col segno del punto coronato a indicare un suono che dura molto più a lungo del valore della nota.
Segue poi una sezione più lenta, morbida, tra il malinconico e il giocoso - a mio
avviso la più bella! - nella quale la vivacità si smorza e le note puntate, più che movimento, esprimono una sorta di incanto quasi il compositore volesse sostare per qualche attimo a cogliere lo splendore della melodia.
In seguito, il tema iniziale riprende il suo andamento saltellante per mettersi a un
tratto a correre, come sentite per esempio nella battuta a 1.11 dall'inizio dove il ritmo cambia e si susseguono sei ottavi tutti uguali e staccati.

La foto in alto illustra molto meglio delle mie parole la differenza tra questi due ritmi: la prima battuta sia della mano destra che della sinistra, presenta due volte l'ottavo puntato seguito dal sedicesimo. Nella seconda invece, i puntini sono spariti e il passo è più regolare anche se la velocità aumenta: lo sentite dagli accenti che cambiano. Somiglia a una corsa che per un po' procede a saltelli, mentre verso la fine si fa precipitosa.

Così, alternando queste due parti il brano prosegue fino alla conclusione proprio con lo stile di uno scherzo. Ci comunica infatti un'idea di giocosa leggerezza, con qualche punta di lieve malinconia qua e là, dove la musica rallenta per farsi un po' pensosa prima di slanciarsi a riprendere la corsa.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web) 

 

mercoledì 14 maggio 2025

Uno scherzo?...

Sì, oggi sono in vena di scherzi anche se il carnevale è passato da un bel po'.
Mi ha suscitato questo desiderio il dipinto di
Felice Casorati (1883 - 1963) che vedete qui accanto, intitolato "Scherzo: Fiordalisi", attualmente in mostra presso la Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo (Pr) nell'ambito della rassegna "Flora". 

Figura singolare e poliedrica quella di Casorati perchè alla passione per la pittura ha unito l'attività di grafico, scultore, architetto, scenografo, insieme a un notevole interesse per le arti decorative. Ma spicca in lui anche l'amore per la musica che aveva studiato in gioventù, rinfocolato poi dall'amicizia con alcuni compositori tra cui Alfredo Casella.

Nasce così in Casorati la tendenza a interpretare anche l'arte figurativa con sguardo musicale cogliendovi elementi quali l'armonia e il ritmo. Tendenza se vogliamo non nuova nei pittori dalla fine dell'Ottocento al Novecento e che possiamo ritrovare, per esempio, anche in Kandinsky e Klee. Ma basterebbe osservare il linguaggio che caratterizza certe opere per notare uno scambio tra termini pittorici e musicali come se i due piani si fondessero in una sorta di sinestesia.
Qualche esempio? Tra i musicisti,
Chopin scrive i Notturni, Mussorgsky i Quadri di un'esposizione, Debussy gli Arabesques e le Images; mentre tra i pittori Kandinsky compone le Improvvisazioni e Klee la Fuga in rosso.

Con Casorati troviamo lo Scherzo che qui non è burla o gioco ma, nelle intenzioni dell'artista, ha proprio un significato musicale. Il mazzo fiorito diventa infatti una sorta di tappezzeria nella quale la disposizione dei fiordalisi e dei colori ha un suo ritmo particolare. Musicalmente parlando, in passato lo Scherzo era una composizione leggera e vivace - parte di una sonata, un quartetto o una sinfonia - che a volte andava a sostituire il Minuetto. Nel tempo ha poi assunto un carattere più complesso e articolato, come possiamo notare nel secondo movimento della Nona Sinfonia di Beethoven e nei
quattro Scherzi di Chopin per pianoforte solo che sono ormai creazioni autonome. 

Anche sul piano strettamente pittorico, quello di Casorati non è un gioco, ma i suoi fiordalisi indicano un'atmosfera tra la realtà e il sogno.
Certo, vi potremmo vedere un richiamo al passato, quasi una lettura in chiave moderna
delle antiche nature morte con fiori insieme a quel riflesso nel vetro del vaso, dettaglio presente anche in alcuni dipinti barocchi. Inoltre, la fantasmagorìa di colori che emerge dal buio potrebbe ricordare le vetrate di alcune cattedrali.

Tuttavia qui l'atmosfera è diversa, le forme sono stilizzate dalla fantasia dell'artista, mentre il carattere precipuo del quadro è dato dal fascino del colore: un avvolgente punto di blu in cui lo sguardo affonda come in una superficie liquida per riaffiorare individuando piano la sagoma rotonda del vaso che emerge dal buio insieme ai due fiordalisi caduti ai lati.

E per commentare questa immagine, tra i vari Scherzi che il panorama della musica ci offre ne ho scelto uno che, in apparenza, poco ha a che fare col dipinto. Si tratta del terzo movimento della "Sinfonia n.4 in Fa minore op.36" di Piotr Ilic Tchaikovsky (1840 - 1893): un insieme di bizzarri, inafferrabili arabeschi che sembrano nati dalla fantasia del compositore magari in un momento di ebbrezza.
Tuttavia, a prendermi è stato il pizzicato degli archi col suo ritmo ostinato
prima all'inizio e poi nel corso del pezzo, intervallato solo dalla melodia esposta dai fiati; e non solo perchè il pizzicato mi è sempre piaciuto ma perchè, di primo acchito, attraverso di esso qui non è facile individuare il tema portante e dobbiamo entrare nel brano per abituarci all'ascolto.
Esattamente come per il dipinto di Casorati: in mezzo a tutto quel blu che sembra
abbagliarci, la vista si deve abituare per poter discernere poco per volta forme e dettagli arrivando a coglierne originalità e splendore.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)


martedì 6 maggio 2025

Il soffio ludico della creazione

Credo di averlo detto altre volte: nutro una profonda gratitudine per Franz Joseph Haydn (1732 - 1809).
Ma lo ribadisco ancora perchè le
sue note continuano a regalarmi una percezione che mi restituisce a me stessa, insieme a uno sguardo entrando nel quale posso cogliere lo splendore dell'esistenza. E lo fanno con quella intensa e gioiosa energia che sa volgere in positivo uno stato d'animo cupo o incerto, esercitando una vera e propria terapia interiore.
Certo, ciò accade con i tanti altri musicisti che negli anni ho apprezzato a cominciare da Bach e Mozart.
Ma vale anche per Haydn che mi è stato materialmente compagno di viaggio in diverse occasioni. Ne avevo già parlato qui, ma oggi mi permetto di aggiungere cosa a cosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Torno così a quel monumento musicale che è "La Creazione" che ho ascoltato assiduamente in anni lontani e della quale avevo già scritto in questo post.
Come dicevo in passato, si tratta di un oratorio per soli, coro e orchestra in cui
Haydn ha musicato un testo che fa riferimento al racconto biblico della Genesi, ad alcuni Salmi e al "Paradiso perduto" di Milton. Oggi desidero condividerne con voi altri due brani e in particolare il Trio "In holder Anmut stehn" e il successivo Coro "Der Herr ist groß in seiner macht" presi dal quinto giorno della creazione.

Purtroppo, pur essendo pezzi vicini non ho trovato un'unica clip che li riportasse insieme, così ne ho pubblicate due. Ma in entrambe, la splendida voce di Kathleen Battle sotto la direzione di Levine ci restituisce una morbidezza rara che dell'evento ci fa percepire la grandezza e al tempo stesso la mozione gioiosa.

Ma perchè ho scelto questi brani? Che cosa mi ha suggestionato in essi?
È una storia che nasce da lontano, dal giorno in cui mi sono imbattuta nel Salmo 104 in cui si loda Dio artefice del creato nella sua magnificenza di acque, terre, astri, monti, piante, animali e via dicendo. Ma al versetto 26, a proposito del mare grande e immenso, si dice: 

"Là viaggiano le navi e nuota il Leviatano che hai creato perchè vi si diverta".

È qui che sono rimasta con tanto d'occhi: nuota il leviatano che hai creato... PERCHE' VI SI DIVERTA???...Ma ho letto bene??? Ho cercato allora un'altra traduzione, ma diceva addirittura: "...PER  SCHERZARE  IN  ESSO" e ancora "il Leviatàn che tu hai plasmato PER  GIOCARE  CON LUI" !!!

Ora, sappiamo tutti - senza scomodare la lettura in chiave politica di Hobbs o altre interpretazioni allegoriche - che, nella tradizione biblica e non solo, il Leviatano è il feroce mostro marino simbolo del male, del caos primordiale, della potenza senza controllo, identificato talora con un dinosauro o un coccodrillo o un drago. Qualcosa insomma che incute il massimo del terrore, quasi fosse la bocca dell'inferno spalancata come appare in alcune miniature medioevali.
Scoprire invece che le parole del Salmo 104 ci dicono che Dio lo domina con una
tranquillità senza paragoni è stata per me fonte di profondo stupore, non perchè avessi dubbi sull'onnipotenza divina, ma perchè nel Salmo quest'idea è espressa con sorridente, ludica leggerezza, quella di chi ha vinto la paura!!!

Certo, ci muoviamo in un contesto in cui le parole del salmista non hanno pretesa di scientificità, ma quella che ci offrono è la prospettiva di un credente. I cenni al divertimento del Leviatano e a tale aspetto ludico della creazione hanno infatti lo scopo di sottolineare la potenza divina e il suo pieno controllo su ogni cosa, tanto da lasciare che le creature esistano con tranquillità, ciascuna a suo modo.
Ed è proprio questa incredibile larghezza di cuore - non saprei come definirla altrimenti - che mi ha folgorato perchè io da un mostro, dentro o fuori di me, sarei terrorizzata e lo terrei dietro le sbarre chiuso a doppia mandata di chiave. Il salmista invece afferma che Dio lo domina al punto da lasciarlo essere, senza paura alcuna. Fantastico!

Naturalmente, ho pensato subito in quale musica avrei potuto trovare una descrizione simile a quella del Salmo 104 e sono approdata così ai due pezzi dalla Creazione di Haydn che vi riporto. Il primo - il trio dove cantano a turno i tre arcangeli Gabriel (soprano), Uriel (tenore) e Raphael (basso) - elenca le opere create da Dio: colline, acque, uccelli, pesci, ciascuno con la propria bellezza. E a un certo punto, come recita il testo, "Vom tiefsten Meeresgrund Wälzet sich Leviathan Auf schäumender Well' empor" : dal profondo del mare emerge Leviatan sull'onda schiumosa.
Qui, dopo la morbida voce della soprano e quella energica del tenore, spetta a
quella più profonda del basso far risalire il Leviatano dall'abisso e sono proprio le note a darcene la viva percezione a 2,46 dall'inizio. 

Interessante notare la scala ascendente che indica l'affiorare del mostro in superficie, seguita subito dal salto di ottava discendente per significare che viene dal profondo. Come potete osservare, è proprio sulla parola Leviathan che si raggiunge la nota più alta per poi scendere mentre, se ci fate caso, l'orchestra riproduce il fremito delle acque mosse dall'emergere del mostro. Magnifico! E il senso di tale magnificenza ce lo offre la dolcezza con cui i tre arcangeli commentano subito dopo le opere create da Dio, Leviatano compreso: "Wie viel sind deiner Werk', o Gott! Wer fasset ihre Zahl?", quante sono le Tue opere, oh Dio! Chi può enumerarle? 

A questo punto, come risposta immediata a tale domanda si apre il secondo brano in cui solisti e coro prorompono in un vivacissimo inno di lode sulle parole "Der Herr ist groß in seiner Macht, Und ewig bleibt sein Ruhm": il Signore è grande nella Sua onnipotenza e la Sua gloria rimane per sempre.
Ascoltatelo e lasciatevene entusiasmare perchè - come scrivevo all'inizio - è ricco di
quel soffio di gioiosa energia capace di dissipare la tristezza cambiando il nostro sguardo interiore. 

Proprio lo stesso impulso festoso ho trovato nel dipinto del Tintoretto intitolato "La creazione degli animali" che vedete nelle immagini.
L'artista vi ha riprodotto infatti la tensione e l'impeto della corsa di pesci, volatili e
altri esseri viventi che sembrano slanciarsi gioiosamente nell'esistenza come se un vento li spingesse, incoraggiati dalla splendida mano benedicente di Dio Padre.
Il quale Dio ci appare quasi in volo, proteso nel movimento creativo che tutto coinvolge come a
dire: andate, crescete, moltiplicatevi, popolate la terra e - perchè no? - divertitevi!

Buon ascolto! 

(La foto è presa dal web)