domenica 16 marzo 2025

La melodia nascosta

Da giorni mi risuona dentro - ma potrei dire anche mi tormenta - il brano che vado a pubblicare oggi: il "Preludio in Re maggiore op.23 n.4" di Sergej Rachmaninov (1873 - 1943). 

Il compositore torna di tanto in tanto a incantarmi con le sue musiche ricche di suggestione che talora ho pubblicato in questo blog, e non ha quindi bisogno di presentazioni. I suoi pezzi sono infatti conosciutissimi, a cominciare dai concerti per pianoforte - soprattutto il secondo e il terzo! - insieme a sinfonie, romanze, preludi, ma anche inni sacri ispirati alla liturgia ortodossa. Ricordiamo infatti che, nonostante il musicista si fosse stabilito negli Stati Uniti, non ha mai dimenticato le proprie radici e diversi suoi brani sono venati dalla tipica passionalità e profondità dell'anima russa.

Il preludio che ho scelto è parte di una raccolta che - insieme a quelli dell'op.32 e op.3 - ne comprende 24 che vanno ad esplorare le varie tonalità come avevano fatto Bach, Chopin, Skrjabin e come in seguito farà Shostakovich sia pure con criteri differenti nella disposizione del materiale.
Si tratta di un pezzo pervaso da un'atmosfera sognante, nella quale avvertiamo subito la lezione di Chopin,
insieme ad altre suggestioni che le note ci restituiscono ora chiare, ora più velate, a somiglianza di quei fiori che, pur essendo ancora in boccio, già fanno presagire la loro grazia.
E mi pare significativo ricordare che tale preludio appartiene a un periodo di
rinascita dopo che, nel 1897, la prima Sinfonia del musicista aveva ricevuto una stroncatura tale da farlo cadere in una cupa depressione. Lo stesso Rachmaninov, riferendosi a quell'episodio, in seguito dirà: 

"La mia fiducia in me stesso aveva ricevuto un colpo improvviso. Ore trascorse agonizzando tra dubbi e tristi pensieri mi avevano portato alla conclusione che avrei dovuto abbandonare la composizione".

Chi avesse ascoltato lo splendore dei Sei momenti musicali op.16 scritti solo un anno prima di tale crisi, può comprendere quanto profonda essa sia stata per condurre l'artista a perdere fiducia in se stesso nonostante avesse dato alla luce brani di simile bellezza. Ma a partire dal 1901, nuovi germogli nasceranno dalla sua ispirazione che lo porterà a comporre non solo il celebre Concerto n.2 op.18, ma anche i Dieci preludi op.23 tra i quali troviamo il pezzo di oggi.
Si tratta di un andante cantabile che, nel tempo di 3/4, ci conduce nell'atmosfera tardoromantica tipica delle creazioni del musicista. Il tema, intimo e nostalgico, sostenuto da larghi arpeggi, si sviluppa lento per culminare in accordi più forti e vibranti e poi di nuovo andare a spegnersi piano in un andamento che alterna dolcezza a drammaticità.

Tuttavia, ciò che mi colpisce maggiormente nel brano è l'esistenza di due melodie: una che si dipana nelle prime 18 battute e la seconda che interviene dalla battuta 19 alla 36 sovrapponendosi alla precedente e intrecciandosi ad essa. Ne deriva un triplice piano di scrittura che potete osservare dal video: gli arpeggi di accompagnamento suonati in chiave di basso, mentre in chiave di violino la destra ci presenta il primo tema e insieme il secondo che ne diventa quasi una sorta di variazione e abbellimento. Dopodichè, la melodia verrà ripresa e rielaborata una terza volta attraverso una serie di accordi della mano destra, punteggiati da note sulle ottave più alte.

Ma perchè, all'inizio del post, scrivevo che questo preludio mi tormenta?
Perchè al di là del riferimento a Chopin, la melodia che si apre alla battuta 19
va a suscitare in me anche altre reminiscenze musicali alle quali però, da giorni, non riesco a dare un nome preciso. Non è un vero e proprio tema, ma un'atmosfera che vi aleggia e che ora mi riporta ad altri pezzi dello stesso Rachmaninov, ora a Shostakovich e in certi momenti anche a Grieg.

O forse sono semplici consonanze, somiglianze armoniche che affiorano da lontano, melodie nascoste, motivi già sentiti altrove che s'intrecciano liberamente in noi. Voi che dite?... Cosa vi suggeriscono quei dolci passaggi dalla battuta 19 in poi?

Vi lascio con questo interrogativo augurandovi buon ascolto!

(Nella foto, presa dal web, Ritratto di Rachmaninov di Konstantin Somov)

 

2 commenti:

Arrigo Lupo ha detto...

Il 3/4 con le terzine di crome equivale al 9/8, che come ho scritto altre volte per me è il non plus ultra. E' un metro abbastanza raro, Bach lo usa un po' più degli altri. Nella terminologia antica è il tempus perfectum cum prolatione perfecta, ma non è questo il motivo per cui mi piace, a meno che non ci sia un'influenza inconscia delle due "perfectiones". E' un pezzo molto interessante, c'è spesso una contrapposizione di terzine e duine, usata molto da Brahms, ma anche da altri. Da giovane studiai il Preludio successivo, il n.5, ma per me era troppo difficile, non riuscii a portarlo alla velocità dovuta. Una scoperta recente per me è stato Medtner, contemporaneo e amico di Rachmaninov; a differenza di lui ha scritto varie Sonate per piano (una decina). Quella che forse è la più bella ha un titolo strano, Sonata minacciosa. Lo è certamente in termini tecnici, perché Medtner è difficile da suonare quanto Rachmaninov.

Annamaria ha detto...

Il Preludio n.5 è difficilissimo, come del resto tanto altro Rachmaninov! Le prime volte quando lo sentivo, quel suo andamento così acceso e fortemente ritmato non mi piaceva gran che. Poi però sono rimasta affascinata dalla parte centrale più lenta e bellissima. Ma preferisco comunque il n.4.
Grazie di tutte le informazioni sempre preziose: andrò ad ascoltare la Sonata minacciosa!