Non sono riuscita, nei giorni scorsi, ad andare a vedere le magnolie che stanno fiorendo in tanti angoli di Milano, ma soprattutto dietro l'abside del Duomo e in piazza Tommaseo. E so che dovrei affrettarmi perchè la magia dura poco e tra non molto i fiori cederanno il posto alle foglie.
Allora, sono andata a prendere la foto qui a lato - tratta dal bel sito web "Milano da vedere" - per incantarmi almeno con un'immagine davanti allo splendore e l'eleganza di queste piante.
È la primavera che sta esplodendo in ogni città, viale e giardino, illuminando ogni anfratto dei suoi colori. Ma di fronte a tanta bellezza che sempre rinasce, non può non risultare stridente il periodo che stiamo attraversando, segnato più che mai da guerre, distruzioni e sconcertanti mutamenti internazionali che stanno investendo la vita di tutti, a iniziare da coloro che ne sono più direttamente coinvolti. Così, a proposito di primavera, cedo la parola a un grande.
Si tratta di Lev Tolstoj (1828 - 1910) e dell'esordio del celebre romanzo "Resurrezione". Qui, in una pagina bellissima, lo scrittore descrive il risveglio della natura che, per quanto deturpata dall'uomo, fa ugualmente il suo corso regalandoci quella magnificenza che l'umanità non sa più contemplare, impantanata com'è nel tormentare se stessa e gli altri ideando continui sistemi di sopraffazione.
Avevo letto il romanzo nei miei anni universitari senza però riprenderlo più in mano, ma ne ho sentito di recente la presentazione su youtube in una delle avvincenti "Passeggiate nella letteratura" tenute da Don Paolo Alliata. Così, ho ritrovato quella pagina che oggi mi piace condividere qui perchè, pur essendo stata scritta alla fine dell'Ottocento, è di grande attualità. Eccola:
“Per quanto gli uomini, riuniti a centinaia di migliaia in un piccolo spazio, cercassero di deturpare la terra su cui si accalcavano, per quanto la soffocassero di pietre, perché nulla vi crescesse, per quanto estirpassero qualsiasi filo d’erba che riusciva a spuntare, per quanto esalassero fiumi di carbon fossile e petrolio, per quanto abbattessero gli alberi e scacciassero tutti gli animali e gli uccelli, la primavera era la primavera anche in città. Il sole scaldava, l’erba, riprendendo vita, cresceva e rinverdiva ovunque non fosse strappata, non solo nelle aiuole dei viali, ma anche fra le lastre di pietra, e betulle, pioppi, ciliegi selvatici schiudevano le loro foglie vischiose e profumate, i tigli gonfiavano i germogli fino a farli scoppiare; le cornacchie, i passeri e i colombi con la festosità della primavera già preparavano nidi, e le mosche ronzavano vicino ai muri, scaldate dal sole. Allegre erano le piante, e gli uccelli, e gli insetti, e i bambini. Ma gli uomini - i grandi, gli adulti - non smettevano di ingannare e tormentare se stessi e gli altri. Gli uomini ritenevano che sacro e importante non fosse quel mattino di primavera, non quella bellezza del mondo di Dio, data per il bene di tutte le creature, la bellezza che dispone alla pace, alla concordia e all’amore, ma sacro e importante fosse quello che loro stessi avevano inventato per dominarsi l'un l'altro”.
C'è un contrasto evidente tra la ricchezza feconda della primavera ("betulle, pioppi, ciliegi selvatici schiudevano le loro foglie", "i tigli gonfiavano i germogli"); la sua capacità di guardare al futuro ("i passeri...già preparavano i nidi"); la sua ribellione contro i tentativi
umani di soffocare anche un semplice filo d'erba, e il triste grigiore di un mondo che, distolto lo sguardo dalla bellezza, sa solo di distruggere.
Interessante anche il fatto che, insieme alla natura che rinasce festosa con erbe, piante, uccelli e insetti, vengano citati i bambini, mentre i grandi e gli adulti - come sottolinea lo scrittore - sono incapaci di avere le giuste priorità e di stupirsi davanti alla bellezza data da Dio per il bene di ogni creatura. Essa infatti non offre un puro godimento estetico, ma "dispone alla pace, alla concordia e all'amore".
Ma non mi dilungo oltre, lasciando a voi di scoprire il fascino di questa pagina, insieme alle note della musica che ho scelto.
Ancora una volta è Edvard Grieg (1843 - 1907) con un delicatissimo brano per pianoforte solo che tanti già conosceranno, intitolato "Alla primavera op.43 n.6" e tratto dalla sezione di Pezzi lirici scritta dal musicista nel 1886.
Sono note ora lievi, ora impetuose e pervase da quella freschezza che è uno dei tratti distintivi del compositore norvegese.
Il pezzo si apre quasi timidamente, come quei fiori che sbocciano piano lasciando intravvedere gradatamente la loro corolla. Ma la melodia prende poi forza fino ad esplodere in sonorità più intense e al tempo stesso dispiegandosi con ineffabile dolcezza come un fiore che schiude tutto il suo incanto. Il brano per certi aspetti può ricordare l'altrettanto famoso "Mormorio di primavera" scritto da Christian Sinding dieci anni dopo - che anni fa avevo pubblicato qui - anche se quest'ultimo, con le sue cascate di arpeggi, sembra più che altro imitare l'impeto gioioso di un corso d'acqua al tempo del disgelo.
Ma in entrambi i casi, è una primavera che ammanta il mondo di magnificenza, facendo sgorgare in continuazione una pienezza di vita che va a sovrastare la morte. Così, mi vengono in mente due riferimenti.
Il primo è al cap.28 de "I Promessi Sposi" quando, parlando delle conseguenze della carestia, il Manzoni osserva: "Intanto però cominciavano quei benedetti campi ad imbiondire".
Il secondo è il versetto della sequenza pasquale che dice: "Vita e morte si sono affrontate in un prodigioso duello". E le magnolie fiorite ce lo ricordano ravvivando la speranza!
Buon ascolto!
2 commenti:
Eh, la splendida primavera. Resta la mia stagione preferita. Ho una magnolia nel giardino sotto casa, si riempie di fiori bianchi bellissimi, che fotografo sempre, incantata dalla loro perfezione. Si avvicina pure la Pasqua: Speranza, che parola meravigliosa!
Immagino che la tua nel girdino sotto casa sia la magnolia stellata! Ha davvero dei fiori bianchi bellissimi! Ne vedo anch'io nei giardini qui intorno a me, al confine con la campagna! Grazie, Marina, coltiviamo la speranza!
Posta un commento