venerdì 22 marzo 2024

Specchi d'acqua - 3

Masolino da Panicale  : "Battesimo di Cristo" - Castiglione Olona
Nella carrellata di opere nelle quali - dal Medioevo in poi - i vari pittori hanno raffigurato degli specchi d'acqua riportando i tratti di un evento o all'interno di una descrizione di paesaggio, non possono mancare i fiumi. E come già ricordavo il mese scorso, è in particolare il Giordano ad essere stato rappresentato nei numerosi dipinti del "Battesimo di Cristo" che troviamo  soprattutto nei periodi in cui i temi pittorici erano in gran parte religiosi, anche se non manca qualche esempio più vicino a noi.
L'argomento infatti ricorre spesso nella pittura del passato, anche se in diverse opere il fiume non è
in evidenza con quella chiarezza che consente di coglierne caratteri e suggerire confronti con altri artisti. Per questo, tralascerò autori anche molto importanti quali Verrocchio, Leonardo, Raffaello, Lorenzo Lotto, Mantegna, El Greco e altri ancora, limitandomi a una breve carrellata delle opere che mi sono parse più idonee a far risaltare alcune differenze.

Anonimo del XIII sec. : "Battesimo di Cristo", Basilica di San Marco - Venezia













Consideriamo prima di tutto che la raffigurazione di uno specchio d'acqua è legata a quella del paesaggio. Come questo muta nel tempo non solo per i tratti più o meno naturalistici o fantasiosi, morbidi o stilizzati con cui è riprodotto, ma insieme per lo spazio che ad esso è dato nelle varie opere, così è anche di un corso d'acqua.
Lo dimostra uno dei più antichi esempi di "Battesimo di Cristo": il mosaico del XIII
secolo riportato qui sopra di un Anonimo del XIII secolo.
La stessa schematicità fantasiosa ed essenziale che troviamo nella raffigurazione
delle montagne e degli alberi è anche nelle onde del fiume: strisce sinuose e oblique nelle quali sono visibili i pesci oltre che una figura umana. Una schematicità tuttavia affascinante che, insieme al fondo oro, può ricordare le icone bizantine. 

Diversa nei tratti, seppure ancora in parte inverosimile, la rappresentazione delle onde nell'affresco dei primi del Quattrocento che vedete qui a lato e che ho già riportato altrove: opera attribuita al Maestro di San Bassiano e conservata nella chiesa di San Francesco a Lodi.
Ma tali esempi saranno superati ben presto da un'
iconografia ispirata ad un più marcato realismo e alla capacità di rendere le linee con tratti più plastici e sfumati.

Interessante fase di passaggio tra questi modi differenti di riprodurre il mondo delle acque, è costituita dalle opere di due pittori che - per quanto siano vissuti a un secolo di distanza - hanno trattato il tema del Battesimo con caratteri per certi aspetti simili: Giotto (1267 - 1337) e Masolino da Panicale (1383 - 1440).

Il fiume in entrambi i dipinti - quello di Giotto in un dettaglio qui a lato e quello di Masolino in grande in alto - è una distesa di onde verdi dalle quali traspare il corpo di Gesù che vi è parzialmente immerso.
Tratti senza dubbio più realistici, così come
l'impostazione prospettica che - per quanto approssimativa e ancora lontana dai calcoli matematici del pieno Quattrocento - ha comunque una sua efficacia.
Lo vediamo in particolare nell'opera di Masolino dove
è proprio il Giordano a segnare la profondità col suo andamento un po' sinuoso che si delinea dietro la vera e propria scena del Battesimo.

Tuttavia, la rivoluzione più significativa avviene con Piero della Francesca (1412ca. - 1492) al quale si ispireranno poi numerosi artisti rinascimentali.

Piero della Francesca: "Battesimo di Cristo" (part.) - Londra, National Gallery

Nella sua celebre tavola, l'acqua è davvero uno specchio e - se ci fate caso - l'ansa del Giordano riflette con grande limpidezza il cielo chiaro, le nuvole, la vegetazione e il colore vivace degli abiti di alcuni personaggi in secondo piano.
Un altro mondo rispetto al passato: un mondo fatto di
immobilità, compostezza e toni delicati che caratterizzano tutte le figure del dipinto, come si può osservare nell'immagine qui a lato.

Successivamente, numerosi altri pittori hanno rappresentato il fiume seguendo la stessa iconografia, ma conferendo al tratto pittorico morbidezza e plasticismo via via sempre maggiori.
Osserviamo qui sotto il particolare del "Battesimo di Cristo" del Perugino (1446 - 1523) e poi la foto dell'intero dipinto. 

Perugino: "Battesimo di Cristo"  (part.) - Kunsthistorisches Museum, Vienna

Se il dettaglio mette in luce la trasparenza dell'acqua e una rappresentazione sempre più realistica del fiume insieme alla vegetazione sulle sue sponde, vista nella sua interezza la tavola mostra tutta la lunghezza del Giordano col suo andamento sinuoso che diventa elemento portante del paesaggio segnando con molta verosimiglianza la prospettiva. 

La medesima caratteristica si può riscontrare anche nell'opera realizzata sempre dal Perugino sullo stesso tema e conservata nella Cappella Sistina in Vaticano, della quale ho riportato qui sotto un dettaglio della parte centrale.
Sono visibili distintamente le anse chiare e
serpeggianti del fiume che l'artista ha disegnato fino in fondo, a individuare la vastità di un panorama sempre più ricco di figure, edifici e vegetazione.

Proprio come scrivevo sopra, la rappresentazione dell'acqua si inquadra in quella del paesaggio che, col passare del tempo, non è più solo elemento secondario e accessorio, ma spazio al quale viene riservata sempre maggiore ampiezza.

Lo dimostrano i due dipinti successivi nei quali è evidente l'inversione di tendenza che si verifica nel rapporto tra figura umana e natura circostante. Se infatti nel Medioevo quest'ultima faceva solo da cornice, sia pure splendida, al tema rappresentato, col tempo essa prenderà sempre più spazio arricchendosi di affascinanti particolari. Saranno paesi, castelli, boschi e sull'acqua imbarcazioni o animali che talora - al di là di alcuni elementi di valore simbolico - poco hanno a che vedere con l'argomento del quadro, ma molto con la volontà di una riproduzione realistica dell'ambiente. Senza contare poi il fatto che, spesso, tale ambiente non è quello della Palestina, ma si ispira alla morfologia delle regioni di origine dei diversi artisti.

Maestro dell'Adorazione di Groote: "Battesimo di Cristo" - Collezione della Banca d'Italia  
 
Lo si osserva bene, a mio avviso, nella tavola che vedete qui sopra, attribuita al cosiddetto Maestro dell'Adorazione di Groote, artista fiammingo che opera agli inizi del Cinquecento. Qui, il rapporto tra figure umane e paesaggio è completamente capovolto rispetto al passato, e in mezzo a un panorama montuoso ampio e variato, tali figure risultano molto più piccole. Il fiume poi è un incantevole specchio d'acqua che disegna con grazia l'andamento del paesaggio, riflettendone le tinte giocate su sfumature di verde ora chiaro, ora più cupo. Non mancano inoltre splendidi particolari come nel dettaglio qui a lato: una felce che cresce sulla riva e due anatrelle che nuotano tranquille. 
Altrettanto significativo il quadro che vedete qui accanto. Si tratta del "Battesimo di Cristo" di Cima da Conegliano (1459 - 1517), conservato nella chiesa di San Giovanni in Bragora a Venezia e costruito con la stessa iconografia di tante opere coeve in cui la ricca natura circostante è raffigurata in una morbida atmosfera di serenità. Ma tale serenità tipicamente rinascimentale lascerà presto il posto a un clima pittorico molto differente, per svariati fattori tra i quali la diversa concezione della luce che si affermerà da Caravaggio in poi. Tuttavia prima ancora di lui, i mutamenti in atto sono già evidenti nel quadro riportato qui di seguito: il "Battesimo di Cristo" del Tintoretto (1518 - 1594) conservato a Venezia presso la Scuola Grande di San Rocco.
Ciò che colpisce è la grande drammaticità con cui è trattato il tema, una drammaticità che sembra quasi preludere alla Passione e che si riflette anche sull'ambiente e sulla rappresentazione del fiume. Le onde - a ben guardare molto realistiche - compaiono infatti dal buio per fugaci e improvvisi bagliori, in un clima fumoso e onirico che caratterizza diverse altre opere dell'artista. Ma sono soprattutto i forti contrasti luministici e le tinte scure e qua e là rossastre della composizione a conferire una patina di tragicità a quello che dovrebbe essere invece un evento gioioso.  
 
E per passare finalmente alla musica, ho preferito ispirarmi alla serenità dei dipinti precedenti scegliendo un pezzo di Franz Joseph Haydn (1732 - 1809) : il "Largo cantabile" dal "Concerto per pianoforte in Fa Maggiore n.3 Hob XVIII". 
Mi sono presa la briga - come del resto faccio spesso - di andare a vederne sul web la partitura: un modo - per così dire - di guardare negli occhi il brano osservandone tempo, dinamiche, abbellimenti e organico orchestrale. 
Così ho scoperto una composizione dalla scrittura nitidissima, di una chiarezza quasi mozartiana. E in effetti alcuni passaggi possono essere proprio assimilati a quelli del genio di Salisburgo. 
Originale l'introduzione che si apre su di una delicata melodia del violino solista. Di conseguenza sorprende - subito dopo - l'esordio del pianoforte che riprende la stessa melodia dolcemente ritmata e arricchita, qua e là, da una serie di trilli e abbellimenti. Sono proprio questi a condurci in un'atmosfera che sembra quasi imitare la scorrevolezza fluida dell'acqua, fatta di sonorità liquide e luminose in una sorta di affascinante sinestesia che ci cattura con garbo.

Buon ascolto!

(Le foto sono prese dal web)

8 commenti:

Aviator ha detto...

Espresso in modo brillante! Il tuo post è straordinario e offre prospettive approfondite. Grazie per aver condiviso la tua saggezza. Esplora il nostro blog dedicato al fantastico mondo di Aviator.

Annamaria ha detto...

Grazie mille, Aviator!

Rossana Rolando ha detto...

Molto bello questo percorso sulla raffigurazione pittorica dell'acqua e meraviglioso il brano musicale. Penso alla rilevanza dell'elemento acqua dalle origini della filosofia (Talete) all'uso metaforico che ne fa Bauman in Società liquida, Modernità liquida, Amore liquido... Quanti mondi culturali si intrecciano. Un grande abbraccio, Rossana.

Annamaria ha detto...

Quel brano di Haydn è davvero incantevole - lo sto riascoltando ancora in questi giorni - e mi sono pentita di essermici soffermata poco, ma mi pareva di aver scritto un post anche troppo lungo...
Grazie, cara Rossana, di aver arricchito il discorso sull'acqua con riferimenti filosofici di ieri e di oggi. Ti abbraccio forte!

Marina ha detto...

Post molto bello anche questo. L'ho apprezzato in particolar modo perché mi hai fatto tornare al viaggio che il Narratore della Recherche fa a Venezia con la madre, al Battistero di San Marco, dove proprio il "Battesimo di Gesù" che hai rappresentato (soprattutto quello bizantineggiante all'inizio) ha un importantissimo valore simbolico rappresentando il perdono che il Narratore finalmente si concede dopo il senso di colpa provato per anni. Devi sapere che, mentre leggevo Proust, ogni volta che citava un'opera d'arte andavo a cercala per penetrare ancora meglio il senso della narrazione; così adesso, rivedere due di quelle opere (oltre al modello trecentesco anche il Battesimo di Tintoretto)mi ha emozionata.

Annamaria ha detto...

Belle queste corrispondenze tra letteratura e pittura, così come il tuo desiderio di approfondire il senso della narrazione proprio attraverso le varie opere d'arte citate da Proust. E immagino che poi, ogni volta che le rivedi, portino in sè uno spessore più intenso e ti richiamino quell'aura di emozioni di cui il testo narrativo le ha caricate.
Grazie, Marina, e buona serata!

Arrigo Lupo ha detto...

Forse nella musica strumentale il primo riferimento all'acqua, in particolare a un fiume, è nella Suite in mi minore per clavicembalo FbVW 627 di Froberger, l'Allemanda è "faite en passant le Rhin dans une barque en grand péril". Una riflessione su Haydn e la forma: dietro la forma nella musica strumentale dell'800 ci sono in sostanza due nomi, Vivaldi e Haydn. Il Concerto conserva il numero di 3 movimenti introdotto da Vivaldi, mentre in Sinfonie, Sonate e Quartetti dell'800 diviene quasi uno standard la forma 4 in movimenti di cui il 1° strutturato in esposizione, sviluppo e ripresa. E' stato Haydn a introdurla, nei Quartetti, impiegandola spesso anche nelle Sinfonie, come farà anche Mozart; Beethoven e Schubert la impiegano anche in alcune Sonate. Eccezione importante, ma isolata, è la libertà formale di Quartetti e Sonate dell'ultimo Beethoven.

Annamaria ha detto...

Non conoscevo il brano di Froberger che citi, lo andrò a sentire.Grazie anche delle preziose informazioni sulla forme di concerti e sinfonie.
Adoro la musica di Haydn, da quando mi sono imbattuta prima nella Mariazellermesse e poi nella Creazione e nelle Stagioni, ma anche nel famoso Kaiserquartett, una delle prime musiche postate in questo blog. Ho in mente anche un post su di lui che pubblicherò forse prossimamente, ma una cosina molto familiare che ripercorre proprio queste tappe della mia conoscenza del musicista.
Buona giornata, Arrigo!