venerdì 8 marzo 2024

Fantasticando un po'...

Come vedete, sono ancora in compagnia di Domenico Scarlatti ed è una settimana che giro intorno alle sue Sonate, anche se sarebbe più corretto dire che sono loro a girarmi in testa sovrapponendosi liberamente ai miei pensieri.
Il fatto è che questo complesso di ben 555
brani ha tale ricchezza e originalità sia sul piano dell'inventiva che su quello degli espedienti tecnici che, ogni volta che ne ascolto qualcuno, mi vengono in mente i riferimenti più disparati. 

Il primo naturalmente è Bach e non solo per la contemporaneità dei due compositori, ma perchè nei pezzi scarlattiani risuona spesso l'eco delle fughe, delle progressioni o di quelle strutture polifoniche di cui il musicista tedesco è stato indiscusso maestro.
Ma non è tutto. Se mi si consente un'affermazione azzardata, l'intero corpus delle Sonate mi ha
fatto pensare a due celeberrimi lavori bachiani fatti di pezzi diversi ordinati in meravigliosa unità: il Clavicembalo ben temperato e le Variazioni Goldberg.
Non oso andare oltre stabilendo paragoni più precisi perchè non ne ho le competenze e poi
perchè - come scrivevo sopra - forse l'idea è davvero un po' eccessiva: sia le Goldberg che il Clavicembalo ben temperato, infatti, presentano un impianto organico, una coesione e una simmetria pensate con programmazione matematica da un genio musicale unico al mondo.

Tuttavia, per quanto la fantasia scarlattiana si sia sbrigliata più liberamente rispetto a Bach esprimendo spesso tutta la bizzarria del tardo-barocco, ascoltando le Sonate mi viene comunque spontaneo pensare anche qui a un complesso non privo di una sua organicità. E se poco appropriato potrebbe essere il riferimento alle Goldberg, forse più adatto può rivelarsi quello al Clavicembalo ben temperato che Bach aveva composto in precedenza a scopo didattico, come sarà poi delle Sonate del compositore napoletano, pubblicate - almeno in parte - proprio come esercizi.

Ma il pensiero non va solo a Bach. Oltre a Zipoli che citavo la volta scorsa, l'ascolto mi suggerisce anche altri autori. Così oggi, sempre di Scarlatti vi regalo ancora due pezzi a mio avviso interessanti.
Avevo pensato in un primo tempo di tornare a un vecchio amore: la mitica Sonata
K.27 che ho già pubblicato tanti anni fa e che per me è tra le più affascinanti; ma proprio per questo merita un post a parte. Così, ho scelto due brani che, nonostante siano tecnicamente più facili, esigono però un'attenta interpretazione per fiorire in tutto il loro splendore.

Il primo è la "Sonata in La Maggiore K.208" che il compositore ha scritto, come le altre, durante il suo soggiorno in Spagna. I musicologi parlano di un'armonia dall'andamento talora inatteso che supera gli schemi della tradizione e qualcuno pensa proprio all'influsso della musica iberica.
Può anche darsi ma, ad essere sincera...io ci sento Vivaldi!

Appena ho iniziato ad ascoltarla, mi è parso infatti di immergermi nella magica atmosfera d
i certi pezzi lenti vivaldiani. L'indicazione è "Adagio e cantabile" e se provate a immaginare questa melodia trascritta per archi, sentite un brano dove il basso ritma e scandisce le note con splendida misura, mentre il violino ci regala un'aria ricca di dolcezza ed eleganza. Naturalmente sto fantasticando perchè non mi pare esista una versione per archi. Ce ne sono invece per chitarra o arpa dalle quali emerge soprattutto la nitidezza della composizione. Ma anche così, per pianoforte solo, la trovo di una meraviglia assoluta.

Diversa la "Sonata in Do Maggiore K.95" in apparenza lontana dallo stile scarlattiano e della quale esistono interpretazioni diametralmente opposte: alcune per clavicembalo a mio avviso troppo veloci, per quanto ritmate e ricche di abbellimenti; altre invece per pianoforte molto più lente, scorrevoli e oserei dire riposanti. Ho scelto così una di queste ultime le cui battute iniziali mi riportano nientemeno che a Mozart e ad Haydn: a Mozart per un'ombra di somiglianza con l'esordio della celebre Aria di Papageno dal "Flauto magico"; e ad Haydn per il ritmo ternario del tema che mi ricorda lo splendido Duetto di Adamo ed Eva dall'oratorio "La Creazione".

Sto fantasticando ancora certo, e non ho prove che tali riferimenti siano corretti se non il mio sgangherato orecchio musicale dove le melodie s'intrecciano a modo loro, seguendo percorsi un po' folli. Però mi piace pensare che sia così.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

6 commenti:

Marina ha detto...

Conosco bene la sonata in la maggiore K 208 perché la suona mio figlio, l'altra invece non la conoscevo ed è stata, come sempre, una piacevole scoperta. Quanto mi piace il tuo modo di parlare di musica e descrivere i brani che proponi: sei proprio profondamente ispirata!

Annamaria ha detto...

Immagino quanti splendidi brani risuonino in casa tua, Marina! La K.208 è un vero incanto.
Quanto al mio parlare di musica, ti dirò che a volte - dove è possibile - mi aiuta suonare certi brani perchè "entri" per così dire nelle loro note, le fai tue e ne avverti più da vicino il fascino. Con la K.208 e la K.95 mi è stato possibile, ma altri pezzi di Scarlatti per me sono più impegnativi.
La cosa più divertente è che spesso la mia fantasia si sbriglia a cogliere vari riferimenti tra composizioni diverse: come scrivevo, non so se le mie impressioni abbiano reale fondamento o siano frutto di un orecchio un po'..."sgangherato", ma la cosa mi appassiona!
Ti ringrazio!

Marina ha detto...

ti assicuro che si vede! :)

Annamaria ha detto...

Ti ringrazio, Marina!!!

Arrigo Lupo ha detto...

E' vero, la K.208 sarebbe bella anche suonata per violino e archi. Ci sono 4 Sonate, K.88-91, che hanno un carattere violinistico e probabilmente sono per violino e basso; Belder le esegue con un violinista.

Annamaria ha detto...

Mi fa piacere che - a proposito della K.208 - anche tu, che ne sai più di me, abbia avuto la stessa impressione. Vuol dire che non sono fuori strada.
Grazie!