venerdì 30 giugno 2023

Al di là delle parole

Sono grata all'amica Donatella che, appassionata com'è delle meraviglie della natura, tempo fa aveva pubblicato sul web l'immagine che vedete.
Ma che cosa rappresenta?

A tutta prima, potremmo pensare a un quadro di arte astratta, a una vetrata dipinta o forse alla fantasiosa arcata di un modernissimo edificio.
Ma vi potremmo scorgere anche un viso, un
mosaico, una cascata di perle o il dettaglio di un prezioso gioiello smaltato.
Se poi guardassimo l'immagine in orizzontale,
riusciremmo a ravvisarvi anche un occhio e forse altro ancora.

Invece è l'ingrandimento di un'ala di libellula. Se infatti la osserviamo attentamente, notiamo come i piccoli elementi da cui è composta costituiscano la ramificazione delle nervature dell'ala, una superficie fatta di pezzi di varia dimensione che vanno a incastrarsi l'uno accanto all'altro come tessere di un puzzle. Un puzzle dalla fantasiosa varietà di forme, colori, lucentezza e sfumature che solo una mente superiore, nella sua perfezione, può aver pensato e messo in atto. Un gioiello assoluto che ci sarà passato davanti chissà quante volte...eppure nascosto perchè solo un obiettivo fotografico di particolare potenza ce lo può svelare.

C'è infatti nella creazione uno splendore che si riflette anche in ciò che ordinariamente non riusciamo a vedere: albe e tramonti in luoghi estremi quasi mai toccati dall'uomo o fioriture su monti dove pochi arriveranno o - come in questo caso - piccole meraviglie nascoste che tuttavia esistono.
È l'Infinito che qui si specchia nel finito, il macrocosmo nel microcosmo a rallegrarlo
con la sua leggiadria. Sono impronte dall'Alto tutte da scoprire, piccoli segni disseminati in natura che vanno al di là delle parole, a somiglianza del ritmo numerico della sequenza di Fibonacci che troviamo già presente nella struttura di piante, fiori, conchiglie ecc.

Al di là delle parole, sì. E mi viene da pensare anche alla dimensione infinita del cuore umano, abitato dalla nostalgia di una pienezza tanto grande che talora non trova spazio di comunicazione in un discorso e - senza nulla togliere al valore della parola poetica - cerca altri strumenti espressivi a cominciare dalla musica.
Per questo oggi ho scelto il brano di Giovanni Allevi intitolato proprio "Quel che non ti ho detto", tratto
dall'album "Estasi" uscito nel 2021.
Ma a chi si rivolge qui il compositore nella sua intenzione di comunicare attraverso le note? Il suo è un messaggio
dedicato alla persona amata o un dialogo con la musica stessa e con quell'Infinito verso cui essa ci conduce?
In ogni caso, il brano celebra la magia dei suoni capaci - come ogni artista sa bene -
di scandagliare gli abissi dell'anima e di farsi voce laddove le parole non bastino o una segreta timidezza ci fermi.

Musica come discorso allora, con una sua parte introduttiva (se ci fate caso, dall'inizio del brano fino a 0,48), un tema e un andamento sintattico cui le varie sfumature, le pause, i crescendo o i pianissimo, conferiscono la giusta intonazione insieme a un luminoso riverbero.
Esordisce delicatamente qui il tema, per poi animarsi alternando passaggi di intima
dolcezza ad altri di crescente intensità. Note che, nella ripresa, si fanno sommesse come a cercare un'espressione più compiuta o a vincere un'iniziale pudore prima di abbandonarsi alla passione. Ma poi sembra che non bastino mai, tanto la melodia  torna di nuovo a ripetersi quasi carezzasse un essere amato circondandolo di più profonda tenerezza. 

Un brano che in certi punti può ricordare la soavità di Chopin, ma che - a mio modesto avviso - in alcuni passaggi conclusivi rimanda a Puccini.
Chi tuttavia avesse dimestichezza con la musica di Allevi, potrà ravvisarvi anche
l'atmosfera di pezzi come "Lovers" o come l' "Adagio" del suo "Concerto per pianoforte e orchestra n.1".
Note sgorgate dalla sensibilità del compositore che, al culmine di certi
passaggi ascendenti, va sfumandone lievemente il suono regalandoci tutta la suggestione di un discorso musicale come il suo, profondo e delicato, appassionato e sognante.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

 

8 commenti:

Marina ha detto...

L'ala della libellulla è davvero un'opera d'arte. Provo un analoga ammirazione per le ragnatele: hai visto che geometria perfetta? Incredibile come in natura si possano trovare elementi così belli. Conosco poco Allevi, devo essere sincera: in genere le composizioni moderne mi affascinano meno di quelle classiche (come nelle mie letture), però ha un'indiscutibile bravura e questo brano non è male. Forse devo ascoltare qualcosa di lui, senza pregiudizi.

Ninfa ha detto...

Leggo, e ascolto, sempre con piacere i tuoi post, Annamaria. Leggo, ascolto e guardo...l'immagine che ci hai mostrato è stupenda, complimenti all'autrice, è impressionante come la natura ci regali questi tesori! A me fa pensare a un puzzle o mosaico fatto con pezzi di specchio o a delle vetrate artistiche, credo che le arti si siano ispirate molto alle meraviglie naturali. Io rimango sempre colpita dalla bellezza delle libellule, dalla delicatezza delle loro ali e dai giochi di luce riflessa. Quando mi è capitato di incontrarne, ho sempre cercato di fotografare questi "elicotterini", ce ne sono di bellissimi: rossi, blu, verdi...però la mia macchina fotografica non riesce a cogliere purtroppo questi particolari. Grazie anche per il brano di Allevi, questo non lo conoscevo. Ciao, buona settimana!

Annamaria ha detto...

Piacciono anche a me, Marina, certe ragnatele dalla tela fine come un ricamo!
Quanto alla musica di Allevi, come primo approccio ti consiglierei di ascoltare il suo "Concerto per violino e orchestra in fa minore". Mentre per pianoforte solo ti direi un pezzo recente intitolato "Lucifer" ma anche vecchi brani come "Cassetto", "Notte ad Harlem" e "Le sole notizie che ho". Trovi tutto su youtube.

Annamaria ha detto...

Bella l'idea di pezzi di specchio per questa immagine, Ninfa! Le libellule sono davvero affascinanti. Certo, per fare una foto simile occorre un apparecchio particolare, neppure io con la mia macchina ci riuscirei.
Buona settimana a te!!

Marina ha detto...

Grazie. Ho segnato i titoli. mi aggiornerò.

Annamaria ha detto...

Grazie a te, Marina!

Arrigo Lupo ha detto...

Quando ascolto un brano, spesso la prima cosa che mi colpisce, più che melodia e armonia, è il ritmo. Questo di Allevi è un brano in 5, ci sono molte quintine o gruppi di 5 note, forse è scritto in 5/8. Quando Tchaykovsky scrisse il 2° movimento della Sinfonia n.6, Allegro con grazia in 5/4, il metro in 5 nella musica occidentale era quasi una novità. Oggi non è più una cosa rara, ma non è frequente. Un brano in 5 molto noto è "Take five" (5/8) di Paul Desmond e David Brubeck, che ha il numero 5 anche nel titolo. Un altro è la canzone "Try not to get worry" da "Jesus Christ Superstar", dove il 5/8 ha la stessa scansione di "Take five", con un sincopato semicroma+croma+semicroma sui primi due ottavi.

Annamaria ha detto...

Grazie Arrigo, di queste interessanti informazioni.
Del brano di Allevi non ho lo spartito e così, a orecchio, non saprei dire se il ritmo sia di 5/8, ma per quello che so Allevi usa a volte ritmiche molto particolari.
Lo colgo meglio nel celebre "Take five" (che è anche colonna sonora di una pubblicità) e in "Try not get worry" che ho ben presente perchè le musiche di Jesus Christ Superstar mi sono sempre piaciute. Ti dirò di più, la somiglianza ritmica tra questi due brani mi ha sempre fatto pensare che gli autori di Jesus Christ Superstar si siano ispirati a Take five, anche se è solo una mia idea e probabilmente mi sbaglio. Ma hanno proprio lo stesso ritmo sincopato.