mercoledì 7 giugno 2023

L' altoparlante

Hanno ridato in tv la scorsa settimana "Le ali della libertà", celebre film uscito nel 1994 per la regia di Frank Darabont, con Tim Robbins e Morgan Freeman.
Benché l'avessi già visto parecchi anni fa, non
ho voluto perderlo per un motivo ben preciso: se infatti nel 2010 ho creato il mio blog, il merito va proprio a questa pellicola che me ne ha fornito lo spunto e alla quale, a suo tempo, avevo dedicato il post d'inizio. 

Nel breve articoletto di esordio, facevo cenno alla durezza della vicenda ambientata nel penitenziario di Shawshank dove Andy, il protagonista, viene rinchiuso a scontare due ergastoli per un duplice omicidio che in realtà non ha commesso. In una quotidianità fatta sia di violenze da parte di alcuni detenuti e di una delle guardie, sia di ipocrisia da parte del direttore del carcere, la lotta non è solo quella di conquistare la libertà materiale cercando una via di fuga, ma prima di tutto la necessità di mantenersi vivi e liberi interiormente. Andy lo farà evitando di vendicarsi delle aggressioni subite, facendo amicizia con Red, mettendo al servizio degli altri le proprie competenze di ex bancario e potenziando la biblioteca del luogo con ripetute richieste di libri e dischi che, finalmente, un giorno vengono esaudite.

È a questo punto del film che si svolge la scena a mio avviso più toccante che - se volete - potete ritrovare qui. Nella gioia di condividere lo splendore della musica, pur sapendo di violare le regole e consapevole che avrebbe duramente pagato tale trasgressione, mentre i detenuti sono in cortile per l'ora d'aria Andy fa loro ascoltare dall'altoparlante un brano di Mozart.
Si tratta dell'aria "Che soave zeffiretto", una delle più suggestive da "Le nozze di Figaro"
, che come una magìa scende dall'alto su tutti suscitando improvviso stupore. Seguirà la durissima punizione, ma nel buco in cui Andy verrà confinato, grazie alle note di Mozart custodite nella mente e nel cuore come lui stesso dirà poi, riuscirà a resistere.

Proprio questa sequenza ha fatto nascere in me l'idea di condividere musica in un blog. Ma se l'avevo già detto nel post d'inizio, perchè ora - a quasi tredici anni di distanza mese più mese meno - lo racconto di nuovo?
Perchè, nonostante la conoscessi,
la scena rivista sere fa mi ha suscitato di nuovo profonda commozione. Come già a suo tempo e forse ancora più intensamente, ho colto infatti quanto la bellezza della musica sappia generare stupore e abbattere le sbarre di tante prigioni interiori, liberando in noi energie latenti e impensate. E come allora, ho colto la gioia del protagonista di farsi ad ogni costo altoparlante nel condividere tale bellezza, capace di risvegliare una luce di umanità anche nel chiuso di un carcere. 

Così, oggi mi piace tornare al Mozart de "Le nozze di Figaro" proponendovi però un brano diverso da quello pubblicato a suo tempo.
Si tratta della celebre aria di Cherubino "Non so più cosa son, cosa faccio" dal I atto
dell'opera. Al di là del fatto che, rappresentando Cherubino un giovane paggio alle prese con i primi turbamenti amorosi, il suo ruolo musicale è stato spesso affidato alla voce femminile di mezzo soprano, l'aria mi ha colpito anche per un particolare riferimento che coglierete facilmente.
Ascoltandola, noterete subito la marcata somiglianza con l' esordio
di uno dei pezzi più conosciuti del compositore salisburghese: la "Sinfonia n.40 K.550"

Brani diversi certo, perchè l'aria di Cherubino è in un luminoso mi bemolle maggiore, mentre la Sinfonia scritta da Mozart due anni più tardi, nel 1788, esordisce in sol minore con un tocco di malinconia quasi preromantica.
Ma nonostante la differente atmosfera, tra i due pezzi si coglie una netta
somiglianza ritmica perchè entrambi costruiti sullo schema dell'anapesto.
Si tratta di una forma metrica della poesia greca e latina costituita da due brevi e una lunga (
∪ ∪ —), corrispondenti a due sillabe atone seguite da una sulla quale cade l'accento tonico, e traducibili in cellule ritmiche anche sul piano musicale.

Quanto al testo del brano, esso esprime lo smarrimento dell'animo adolescenziale alle prese con i primi innamoramenti, le contrastanti emozioni e l'insopprimibile desiderio di manifestarle. Ed espressioni come "Or di foco, ora sono di ghiaccio" insieme al bisogno di sfogare il proprio sentimento in dialogo con la natura, possono ricordare i versi del Petrarca nel sonetto "Pace non trovo..."  o in "Solo e pensoso..." o ancora nella canzone "Di pensier in pensier, di monte in monte". Non dimentichiamo, a questo proposito, che il librettista de "Le nozza di Figaro" - Lorenzo Da Ponte - era italiano.

Un brano fatto quindi di concitazione e soavità che la voce di Cecilia Bartoli modula splendidamente, alternando acuti a toni più confidenziali e sommessi.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

8 commenti:

Ninfa ha detto...

Bellissimo film! Ho visto che lo ridavano qualche sera fa, ma non l'ho riguardato, perchè pensavo di ricordarmelo bene e forse anche perchè quella sera avevo voglia di qualcosa di più leggero. Però ora che ne hai parlato, mi sono accorta che tante scene invece non le ricordo così bene quindi...la prossima volta non me lo riperderò! La scena dell'altoparlante che diffonde il brano di Mozart è di grande intensità, la musica ha veramente il potere di toccarci nel profondo e di farci volare in alto. Non potevi aprire il tuo blog in maniera migliore, Annamaria e sono stata contenta di leggere il tuo primo post. Anch'io ho iniziato in quell'anno, ma noi due ancora non ci conoscevamo... Grazie per l'ascolto, ciao!

Annamaria ha detto...

Grazie a te, Ninfa carissima! Sì, il film è stato ridato in tv proprio qualche sera fa. Certo è tutt'altro che è una vicenda leggera ma, al di là delle scene di violenza, ha un messaggio molto profondo e alla fine ne esci rigenerata, non solo perchè il protagonista riesce a fuggire dalla prigione, ma soprattutto perchè sa reggere al male senza farsi annientare psicologicamente. E la musica in questo ha un grande ruolo!
Grazie ancora e un abbraccio!

Marina ha detto...

Repetita iuvant, Annamaria. Hai fatto benissimo a rinnovare un ricordo così bello. Sono andata a rileggere quel tuo primo post e a rivedere la scena di un film che ho visto, ma non ricordavo. Commovente davvero: la libertà percepita sulle ali di note e voci meravigliose! Ora mi riprometto di rivederlo quel film, anche se lo hanno già riproposto (me lo sono perso), ma tanto ciclicamente tornano sempre in tv ;)

Arrigo Lupo ha detto...

Non conosco il film, dev'essere molto bello. Mozart è l'unico autore di teatro musicale che mi piace molto. Anche Purcell che, non solo per aspetti biografici (nato e morto un secolo prima), potrebbe essere chiamato "il Mozart inglese". Un'immagine che mi viene a volte ascoltando Purcell è Mozart che esegue con l'orchestra musica di Purcell. Non so se Mozart ebbe modo di conoscere qualcosa di Purcell.

Annamaria ha detto...

Grazie a te di questa sintonia, Marina, e di essere andata a rileggere il post vecchio! La scena con la musica di Mozart prende davvero. IL senso è proprio quello della libertà percepita sulle ali delle note, come hai scritto. Ti auguro di ritrovare il film in tv.
Buona giornata!

Annamaria ha detto...

Ciao, Arrigo. Non so nemmeno io se Mozart ebbe modo di conoscere Purcell.
Quanto al film, al di là delle scene di violenza ha un significato molto bello e merita di essere visto. Spero che tu lo possa ritrovare in tv, prima o poi.
Buona giornata!

Rossana Rolando ha detto...

Bellissimo post, con l'intreccio tra cinema, poesia, musica e il richiamo all'origine del tuo raffinato blog. Ho visto il film anni addietro e la scena che citi è davvero toccante. Un caro abbraccio.

Annamaria ha detto...

Sì, cara Rossana, quella scena cattura e commuove sempre perchè rappresenta la BELLEZZA - e lo scrivo a tutte maiuscole - che scende a riscattare anche gli aspetti peggiori della realtà.
Un grande abbraccio a te e grazie!!!