sabato 8 luglio 2023

Rivisitazioni

La mia navigazione su youtube mi regala spesso interessanti sorprese soprattutto quando, trovato il brano che cercavo, mi attardo ad ascoltare altri pezzi dello stesso autore, senza peraltro escludere alcuni arrangiamenti.

Ho sempre amato le rivisitazioni dove l'antico si unisce al nuovo, la solennità del passato si sposa a ritmi più vicini a noi e magari l'uso di strumenti diversi da quelli originali conferisce al pezzo un fascino inusitato.
Quanti compositori barocchi sono stati spesso ripresi in
chiave contemporanea! Basterebbe ricordare solo Bach, arrangiato dal jazz, dal rock fino alla breakdance e via dicendo. Certo, non tutte le rivisitazioni sono sempre accettabili, ma trovo che talora ce ne siano di veramente suggestive. 

Provate ad ascoltare, per esempio, il brano di Sting intitolato  "You Only Cross My Mind in Winter" dove il cantante riprende la Sarabanda dalla VI Suite per cello. E come dimenticare poi i miei amatissimi Swingle Singers, celebre gruppo vocale che cantava Bach a tempo di jazz e che mi ha iniziato alla sua musica quando avevo sedici anni? Ma affascinante anche la "Sinfonia n.11 in sol minore BWV 797"  ripresa da Richard Galliano alla fisarmonica e Gary Burton al vibrafono in un duetto davvero intrigante.

Proprio Richard Galliano - del quale ho pubblicato giorni fa l'arrangiamento di una famosa canzone francese - mi ha offerto lo spunto per il pezzo di oggi. È stato infatti navigando tra i suoi brani che ne ho trovato uno in cui, insieme a Paolo Fresu e Jan Lundgren, si cimenta nella rivisitazione di un altro grande della musica: Claudio Monteverdi (1567 - 1643).
Si tratta del madrigale "Sì dolce è il tormento" - splendida quanto
celebre aria barocca dal "Quarto scherzo delle ariose vaghezze SV 332" del 1624 - inserito nell'album "Mare Nostrum II" del 2016. Un bel salto cronologico che testimonia, da parte dei tre arrangiatori, interesse per il passato insieme alla versatilità delle loro scelte e del loro far musica.

Ma iniziamo da Monteverdi. Qui il compositore cremonese ha messo in note un testo poetico del contemporaneo Carlo Milanuzzi che parla del tormento di un innamorato per una donna, ahimè, indifferente. L' innamorato tuttavia persevera tenacemente nel proprio sentimento da un lato sentendosene appagato, ma dall'altro ripiegandosi sulla sofferenza del rifiuto nella sola speranza che, una volta morto, la donna possa pentirsi della propria durezza. Un testo ricco di contrasti a cominciare dall'ossimoro "dolce tormento", e che ricalca i temi della lirica del Petrarca e dei suoi tanti imitatori del Cinquecento.

Se dolcissima nella sua malinconia è la musica con cui Monteverdi dà vita al testo, altrettanto suggestiva è - a mio modesto avviso - la rivisitazione che vi presento. Qui il brano non ha bisogno di parole perchè sono i tre interpreti ad avvicendarsi come solisti: prima la tromba di Fresu, poi la struggente fisarmonica di Galliano e infine il pianoforte di Lundgren. Ma il pezzo prosegue poi con un intreccio nel quale - di volta in volta - i tre strumenti fungono ora da solisti, ora da accompagnatori, alternando ciò che di rigoroso o languido, di severo o dolce questa melodìa offre, fino alla conclusione che la fisarmonica suggella con timbri quasi da organo.

Un brano da ascoltare piano lasciando che la sua sottile malinconia ci pervada, per cogliere quanto di moderno i tre interpreti hanno sviscerato in Monteverdi, da un lato senza alterarne la compostezza, ma dall'altro restando sostanzialmente se stessi nella particolare atmosfera che ciascuno sa trarre dal proprio strumento. E non è cosa da poco.

Vi allego due video: uno con la rivisitazione del brano e l'altro con l'originale.

Buon ascolto!

(La foto è presa dal web)

 

6 commenti:

Marco Capponi ha detto...

Ho troppi post da commentare uno ad uno! Ti lascio un breve saluto qua. Ascoltando "originali" e rivisitazioni, mi chiedo: perché no?

Annamaria ha detto...

Grazie del tuo passaggio qui, Marco, e buona serata!

Marina ha detto...

Le letture in chiave moderna di musiche risalenti hanno il loro fascino, ma gli originali per me restano imbattibili. È vero che le orecchie si abituano e si adattano, per cui ascoltando il “moderno” Monteverdi ne ho apprezzato l’esecuzione, ma quella voce e quel testo del brano originale mi hanno regalato un brivido in più.
(Lo sai che mi piace aggiornarti sugli studi musicali di mio figlio. Domani farà l’esame di Storia della musica al Conservatorio e giusto stamattina mi ha parlato proprio dei madrigali. Solite affascinanti coincidenze! ) :)

Annamaria ha detto...

Sì sì, al di là del mio gusto per questo arrangiamento, ti capisco benissimo, Marina! E sono doppiamente contenta di aver pubblicato anche l'originale per il tuo orecchio più che raffinato.
L'esame di tuo figlio andrà alla grande, ne sono certa!
Mille grazie!

Arrigo Lupo ha detto...

E' importante ascoltare anche una versione vocale, anche perché in una versione strumentale il testo non c'è. A me piacerebbe che i direttori d'orchestra inserissero nei loro programmi qualche versione strumentale di un Mottetto, una Chanson, un Madrigale a 4-6 voci, per favorire l'ampliamento della conoscenza della musica del '400 e del '500. Invitando l'ascoltatore, a voce o nella nota al programma, a cercare poi una versione vocale.

Annamaria ha detto...

Certamente Arrigo! Al di là del mio gusto personale che mi fa amare questa rivisitazione, l'originale col testo è sempre l'ineliminabile punto di partenza cui la voce dà un fascino tutto particolare.
Giusta la tua proposta per i programmi orchestrali.
Grazie e buona giornata!