martedì 2 maggio 2023

La dama in lungo

Della Milano che amo e della quale ho già scritto più volte qui, oggi voglio ricordare uno dei quartieri più recenti dove nei giorni scorsi ho avuto modo di recarmi. Una Milano ben diversa da quella che porto nel cuore, ma non per questo meno interessante.
Come avrete già intuito si tratta di City Life,
zona caratterizzata dalle tre avveneristiche torri - opera degli architetti Hadid, Liebeskind e Isozaki - oltre che da un complesso residenziale ispirato a criteri estetici ed ambientali decisamente innovativi.
Al di là del centro commerciale e del grande
parco in cui gli edifici sono situati, a colpirmi sono stati gli elementi curvilinei che disegnano il profilo del complesso abitativo e di alcune torri.

Anche se mi appassiona da sempre l'arte figurativa del passato, non per questo l'architettura contemporanea mi lascia indifferente e trovo ricche di attrattiva alcune innovazioni a partire dalla seconda metà del Novecento.
Da Le Corbusier con la celebre Cappella di Ronchamp a Michelucci del quale ricordo
la Chiesa di San Giovanni Battista sull'autostrada a Firenze, fino al giapponese Kenzo Tange, ho sempre apprezzato il tentativo di cercare l'essenzialità delle forme insieme alla volontà di movimentarle attraverso l'uso di elementi curvilinei. Del resto sono proprio questi che consentono a un edificio di integrarsi meglio nel paesaggio circostante.

Un salto di qualità in tal senso è stato fatto dal canadese Frank O.Gehry, annoverato tra i promotori del decostruttivismo che supera la tradizionale e statica geometria euclidea per privilegiare forme asimmetriche, decomposte, instabili e lontane dai canoni estetici del passato. Un esempio fra i tanti è il Museo Guggenheim di Bilbao - che, tra l'altro, ho avuto la fortuna di visitare anni fa - dove architettura e scultura sembrano fondersi in un insieme in apparenza caotico ma in realtà affascinante, fatto di volumi deformati e linee inclinate.
Tra gli esponenti di questo movimento trova posto anche l'irachena Zaha Hadid (1950
- 2016) che a Milano ha progettato il complesso residenziale di City Life e la torre che porta il suo nome. È qui che volevo arrivare, e pur senza addentrarmi in dettagli tecnici per i quali non ho competenza, mi piace comunque soffermarmi sullo splendore dell'edificio che vedete nella foto.

Fra le tre che svettano nel quartiere, la Torre Hadid - con i suoi 44 piani e 177 metri di altezza senza contare l'insegna soprastante - è quella che più mi ha colpito per la linea pulita ed essenziale e la sua leggera torsione. Sembra quasi che l'edificio inizi ad avvitarsi su se stesso mentre poi il movimento gradatamente si dissolve. La curvatura è infatti più marcata alla base, mentre diminuisce con l'altezza fino a scomparire del tutto.
Interessante anche il fatto che le maestranze abbiano dovuto adottare soluzioni
ingegneristiche nuove per realizzare una torre dall'estetica semplice e tuttavia geometricamente complessa, proprio per la fusione di fattori strutturali con elementi di superficie. Le cellule di rivestimento infatti, hanno forme irregolari e differenti secondo il variare della posizione, il che ha comportato l'uso di tecnologie di ultima generazione. 

Ma il risultato è stupendo proprio per quella semplicità cui facevo cenno: non una decorazione, non un'aggiunta, ma tutto ricondotto all'essenziale di una linearità continua ed elegantissima. Un'eleganza che mi fa paragonare la torre a una dama in abito lungo, composta, sinuosa, raffinata. E insieme mi fa pensare a quanto cammino è stato fatto nel tempo dalla torsione della figura serpentinata di Michelangelo fino ad oggi, nell'applicare certi moduli scultorei anche all'architettura.

Ma quale musica associare ad un capolavoro simile?
Il suono acuto di un violino che ci dà la suggestione dell'altezza o quello melodioso
dell'arpa per la sua morbidezza che si modella in note a somiglianza di una superficie inclinata? E perchè non un violoncello con la sua voce di profondo spessore?
Allora, per unire tutti e tre gli strumenti dedicando alla Torre Hadid un brano di
altrettanta eleganza, mi sono rivolta a Piotr Ilic Tchaikovsky (1840 - 1893) e ho scelto un pezzo del celebre "Lago dei cigni" Suite op.20 : il "Pas d'action" del secondo atto. Tuttavia ho scartato appositamente i video con la danza perchè volevo concentrare l'attenzione sulla musica e sull'orchestra, qui diretta tra l'altro da Wolfgang Sawallisch.
Splendido nella parte introduttiva l'assolo dell'arpa; il violino poi, col suo suono
legato e continuo dalle note basse alle più alte, nei passaggi lenti si fa proprio simile a una linea che scorre ininterrotta e sinuosa fino ai toni più acuti. Incantevole infine il suo duettare col violoncello in un' interpretazione di grande classe.

Buon ascolto!

(La foto è mia)

 

4 commenti:

Pia ha detto...

Buongiorno cara Annamaria. Bel modo di descrivere l'evoluzione architettonica dei nuovi anni. Grazie per la tua interessante associazione musicale. Ti abbraccio forte.

Annamaria ha detto...

Ma grazie a te Pia, che in questo campo sei un'esperta! E' stato bello scrivere questo post perchè in passato ho visto dal vivo diverse opere degli architetti che ho citato e sono cose che ti restano dentro. Grazie anche di aver apprezzato l'associazione musicale.
Un grande abbraccio di buona giornata!

Marina ha detto...

L'ho visto dal vivo (mia cognata vive a Milano e ogni Natale siamo da lei): è molto suggestivo e, ti dirò, a me l'architettura (come l'arte) contemporanea non mi fa impazzire, però la tua associazione con una dama elegante è perfetta per questo edificio, rende bene l'idea.
Ma quanto è soave il suono dell'arpa!

Annamaria ha detto...

Nemmeno io, in genere, impazzisco per l'arte contemporanea, però alcune opere a cominciare da quelle che ho citato e che ho visto dal vivo, mi affascinano davvero.
Sì, la mia torre è un'elegantissima dama in abito lungo e sono contenta che il paragone ti sia piaciuto, insieme al suono di quella splendida arpa.
Grazie, Marina, e buona serata!