martedì 9 maggio 2023

Tanzpräludium

Conosciamo tutti l'importanza e la funzione delle varie tonalità musicali non solo per la solarità di quelle maggiori e la malinconia delle minori, ma anche per le sfumature che caratterizzano ognuna di esse identificandola.
Un si, magari bemolle, ha una luminosità
diversa dal mi, e un re minore comunica una disperazione differente da quella - per esempio - del fa. Sfumature, certo, ma se all'orecchio di un profano come la sottoscritta possono dire poco, per ogni musicista che si rispetti sono fondamentali e fanno davvero la differenza.
I celebri quattro accordi iniziali della Quinta Sinfonia di Beethoven avrebbero lo
stesso impatto se il brano, invece che in do minore fosse - che so? - in la? Avrebbero la stessa energia, comunichebbero la stessa impressione del destino che bussa alla porta? Probabilmente no. Ma anche chi canta in un coro sa bene che, abbassando di un tono o di un semitono un canto troppo alto, se ne modifica in qualche modo l'effetto, e immagino che questa sottile percezione sia più viva in chi ha l'orecchio assoluto. Ma non è il mio caso.

Sarà per questo che talora, da allegra principiante quale sono, mi diverto a cambiare la tonalità di un brano per facilitarlo e spero che nessun esperto di musica che per caso passasse di qui si stia stracciando le vesti.
La prima volta che mi è venuta la tentazione è stato tanti anni fa, davanti al "Preludio n.3 in Do diesis maggiore BWV 848" dal I libro del Clavicembalo ben temperato, e parliamo di Bach ovviamente. La scala di Do diesis maggiore, come ben sa chi mastica anche solo un po' di musica, ha la bellezza di sette diesis in chiave, esattamente come le sette note. Tutti insomma, di più non si può, e anche se questo brano in realtà non può essere considerato difficile, per le persone come la sottoscritta comporta tuttavia qualche problemino.

Così un giorno, osservandone lo spartito ho pensato: "Ma visto che i diesis sono sette, se li tolgo tutti le note mi daranno esattamente la stessa melodia trasposta in Do maggiore che, siccome in chiave non ha alterazioni, è la scala più facile di tutte". Ah, ah, evvai...detto e fatto!
La mia insegnante mi aveva guardato male, ricordandomi che un brano
spostato dalla propria originaria tonalità perde carattere e smalto...però per una volta aveva lasciato fare. Così, per conto mio, ho continuato a compiere allegramente la stessa operazione anche su altri pezzi, non tutti s'intende, ma solo quelli che trasposti in altra scala diventavano per me più abbordabili.

Così arriviamo al brano di oggi: il "Preludio n.13 in Fa diesis maggiore BWV 858" sempre dal I libro del Clavicembalo ben temperato del nostro amico Bach. Anche questo era stato oggetto della mia medesima attenzione e la sorpresa dei giorni scorsi è stata che, riprendendolo in mano dopo tanto tempo, sono riuscita a suonicchiarlo ancora senza difficoltà...nella mia versione facilitata!
Solo che, se osservate bene la foto che ne riporta la parte iniziale, il brano
è in Fa diesis maggiore, le alterazioni quindi sono sei e toglierle significa suonarlo nella scala di Fa maggiore che comporta la presenza in chiave del si bemolle. La cosa di per sè non è difficile, ma bisogna cambiare anche le alterazioni transitorie che qui non mancano: quindi, ricordare che il doppio diesis diventa diesis, il diesis diventa bequadro e il bequadro diventa bemolle. Memorizzato questo, tutto fila liscio.

Ora lo so, qualcuno penserà che sono pazza e forse non ha torto perchè io mi diverto anche così. Allora mi piace condividere con voi questo Preludio che - tranquilli, niente paura! - vi offro nella sua tonalità originaria ed eseguito al pianoforte nientemeno che da András Schiff.
Si tratta di un brano dal piglio sereno, giocoso e danzante tanto che lo si trova anche col titolo di
Tanzpräludium. Sentirete bene, infatti, il ritmo che lo attraversa nelle varie riprese del tema, ritmo che il tocco del nostro amico András mette in luce pienamente sottolineando con eleganza i vari staccati.
Segue poi la relativa Fuga che lascio al vostro ascolto e sulla quale - perdonatemi! - ma non mi soffermo
perchè, a dire il vero, la mia testa è già nel brano della prossima settimana. Poi capirete il motivo.

Ultima notazione: nel video passano alcuni istanti prima che il pianista inizi a suonare perchè aspetta - pazientemente e forse non senza qualche moto di sofferenza - il silenzio del pubblico. Ed è lì, ad occhi chiusi, mentre cerca la necessaria concentrazione per immergersi nel danzante ruscello bachiano.
Vi giuro che lo adoro!

Buon ascolto!

 

6 commenti:

Arrigo Lupo ha detto...

Quando non si usava l'accordatura temperata, in pratica quasi fino a J.S.Bach, la differenza tra una tonalità e l'altra era molto più percepibile. Con l'accordatura temperata non ci dovrebbero essere differenze perché il rapporto tra le frequenza di 2 note contigue di semitono è costante, pari alla radice dodicesima di 2. Però forse un fisico esperto di acustica potrebbe spiegare che qualche differenza rimane. Non sapevo del nome Tanzpraludium e vedo che si estende anche Fuga,Tanzfuge. Ricordo che molti anni fa nella ed. Ricordi degli Improvvisi di Schubert il n.3 in sol bemolle mag era preceduto dalla trascrizione in sol mag, non so se poi l'hanno tolta.

Annamaria ha detto...

Grazie, Arrigo, di queste precisazioni tecniche sull'accordatura temperata o meno, nelle quali però non mi addentro. Neppure io sapevo che il titolo di questo brano fosse Tanzpraludium ma la cosa mi piace.
Buona giornata!

Marina ha detto...

Intanto sappi che mio figlio nella sua stanza ha un poster di Schiff, è uno dei suoi pianisti preferiti :D
Capisco quello che hai scritto perché ho suonato anch'io qualche anno, da piccola, ma soprattutto perché mio figlio mi spiega molte cose, quando esegue i brani; il tuo è un esercizio che ha il suo perché, mi viene da dire! Aggiungo che io amo tutte le tonalità minori e dunque tutte le composizioni scritte in questa forma: la loro sfumatura malinconica e talvolta struggente mi conquista sempre.

Annamaria ha detto...

Che bello sapere che ho gli stessi gusti di tuo figlio che è un vero musicista!
Non dubitavo che anche tu sapessi suonare, si vede dalla grande sensibilità che dimostri in tante cose.
Grazie, Marina, e buona giornata!

Arrigo Lupo ha detto...

Mi sono chiarito un poco le idee parlando con un conoscente. La differenza tra una tonalità e l'altra, all'ascolto, dipende dai rapporti tra le frequenze e dalle frequenze assolute. Col temperamento equabile, usato in genere oggi, dipende solo dalle frequenze assolute perché i rapporti non variano da una tonalità all'altra. Il "carattere" di una tonalità è molto più marcato, perché i rapporti cambiano, con tutti gli altri sistemi di accordatura, che possiamo trovare in clavicembali e organi antichi. Fino a tutto il '600 sulla tastiera non si poteva suonare in tutte e 24 le tonalità maggiori e minori, questo è possibile solo col temperamento equabile. Nei primi decenni del '700 nascono sistemi che si avvicinano molto al temperamento equabile, detti "buoni temperamenti", da qui il "ben temperato" di Bach (il temperamento equabile vero e proprio diviene di uso generale alla fine dell'800).

Annamaria ha detto...

Grazie mille, Arrigo, di questo chiarimento così particolareggiato!