martedì 23 maggio 2023

Le mie città - 5

Beato Angelico : "Deposizione dalla croce"













 

Non è italiana e neppure europea la mia città di oggi, ma il suo nome evoca vicende di portata universale che in qualche modo ci interrogano nel profondo facendo riecheggiare in noi gli antichi versetti del Salmista: "Se mi dimentico di te, si paralizzi la mia destra, si attacchi la lingua al mio palato se lascio cadere il tuo ricordo". Parlo infatti di Gerusalemme.

Ci sono stata parecchi anni fa, ma non così tanti da non aver visto checkpoint e muri di confine con i territori palestinesi. Un viaggio certo interessante sul piano storico, religioso e politico, ricco di tappe che tuttavia qui non intendo ripercorrere perchè mi piace soffermarmi invece su alcuni particolari paesaggistici. Le vicende millenarie del luogo e le dominazioni susseguitesi nel tempo, come sempre accade, ne hanno plasmato anche la fisionomia, conferendole però in questo caso un fascino molto singolare.

Osservando il suo panorama, mi verrebbe spontaneo definire Gerusalemme la città tutta d'un colore, perchè - se si eccettua la spianata delle moschee - la visuale che dal Monte degli Ulivi digrada sulle tombe della Valle del Cedron e poi sale alle mura e agli edifici del centro storico, ci offre una tinta uniforme. La pietra delle diverse costruzioni ha infatti un colore chiaro tra il bianco crema e il beige rosato che ricorda il marmo, ma che in realtà è una particolare varietà di calcare di cui sono ricchi i monti della Giudea.
Forse è stato proprio questo aspetto che - al di là dei vicoli dei vari quartieri
dove si addensano botteghe e merci coloratissime come in un suq - mi aveva ricordato alcuni nostri centri storici d'impronta medioevale, a cominciare da Assisi e Viterbo. Ma se il colore chiaro, la spoglia pietra romanica delle chiese insieme alle arcate che sormontano certe vie mi erano risultate familiari, l'atmosfera che vi ho respirato resta unica.

Sarà per questo che sono andata a cercare le raffigurazioni della città in alcuni pittori del Quattrocento e mi ha colpito il fatto che - per quanto talora essa sia in secondo piano - non manca di accurati dettagli.
Ecco la Gerusalemme del Beato Angelico
(1395 - 1455) sullo sfondo della splendida "Deposizione dalla croce" al Museo di San Marco a Firenze, e poi quella di Andrea Mantegna (1431 - 1506) nella "Crocifissione" del Louvre a Parigi!
E parlando sempre del Mantegna, la citt
à compare ancora in secondo piano nell' "Orazione nell'orto" della National Gallery di Londra.

Una serena geometria di case quella dell'Angelico, dove edifici e cinta muraria possono ricordare Ambrogio Lorenzetti nel raffigurare Siena, o Giotto nella "Cacciata dei demoni da Arezzo", anche se con proporzioni più realistiche e tinte più luminose. E, parlando appunto di geometria, ciò che mi colpisce - oltre ai piani squadrati del tempio somigliante a uno ziqurrat - sono le tante figure solide cui si possono assimilare le costruzioni come ad una sorta di cubismo ante litteram.

A. Mantegna : "Orazione nell'orto" (part.)

Diversa la Gerusalemme del Mantegna, composta da edifici che ricordano alcuni centri storici italiani tra i quali si riconosce Roma con il Colosseo. Una città dalla possente cinta muraria, dal disegno severo e ben dettagliato che testimonia la passione dell'artista per l'antichità classica.

A. Mantegna : "Crocifissione" (part.)

Al contrario, nel particolare qui a lato sullo sfondo della "Crocifissione", il centro adagiato sulla collina e fitto di case, torri e mura, non ha edifici che lo identifichino con precisione. Solo i cippi delle tombe dietro la croce possono ricordare la Valle del Cedron ma, a parte questo, potrebbe trattarsi di una qualsiasi città dall'architettura quattrocentesca a cui il Mantegna si è ispirato.

Tuttavia, la Gerusalemme a mio avviso più sorprendente è del fiammingo Hans Memling (1430 - 1494) nella tavola intitolata "Passione di Cristo", conservata alla Galleria Sabauda di Torino.

H. Memling : "Passione di Cristo"












Il primo elemento di sorpresa è la gran quantità di persone e di edifici delineati con attenzione minuziosa in rapporto alle limitate dimensioni del dipinto(56,7×92,2 cm), probabile eredità della tradizione dei miniatori fiamminghi, esperti nel lavorare nel piccolo spazio. Le architetture della città poi sono quelle tipiche del Nord Europa all'inizio del Rinascimento, ma ad affascinarmi è la particolare iconografia dell'opera.
Due sono gli elementi più singolari: la rappresentazione contemporanea nello stesso quadro di momenti
diversi della Passione di Cristo - dall'ingresso in Gerusalemme alla Resurrezione - e soprattutto la descrizione di esterni e insieme di interni dove i vari episodi si intersecano col tessuto urbano diventando un tutt'uno con esso. Il dipinto infatti ci presenta una sorta di intricata processione che entra ed esce da porte, archi, case e vie, come se di Gerusalemme vedessimo uno spaccato, irto di edifici addossati l'uno all'altro, simile a un corpo che mostra le proprie viscere.

Certo, qui la città è in primo piano perchè frutto di un tema diverso da quello della Crocifissione o della Deposizione.
Ma tale iconografia mi sembra degna di nota anche
perchè ci parla di Gerusalemme come luogo inseparabile dalla Passione, evento che l'ha attraversata e segnata in passato, lasciando però sia sul piano materiale che spirituale un'impronta che ancora dura.

E quale musica dedicarle allora? A dire il vero, ci ho pensato a lungo vagliando diverse ipotesi da Bach fino alle arie festose dei klezmer. Poi però ho optato per un pezzo di un autore contemporaneo al quale oggi dò il benvenuto in questo blog.
Si tratta dell'estone Arvo Pärt, classe 1935, la cui ricca produzione è caratterizzata da un
profondo interesse per la musica sacra, uno stile di grande essenzialità e armonie improntate ad antichi procedimenti compositivi. Tra le sue opere corali, ho scelto il brano intitolato "Peace upon you, Jerusalem", in cui l'autore ha messo in note il testo del Salmo 122 (121) qui interpretato dall'Ensemble Sjaella, sestetto di splendide voci femminili.

Ma al di là dell'originalità stilistica di questo pezzo, mi piace sottolineare due dati che ci riportano all'attualità. Il primo è proprio il contenuto del Salmo che invoca pace sulla città, ma il secondo riguarda il luogo in cui il gruppo corale si esibisce. Si tratta della Chiesa di San Nicola a Lipsia, famosa per essere stata a lungo sede di incontri di preghiera per la pace e punto di partenza della rivoluzione pacifica della DDR che ha portato nel 1989 alla caduta del muro di Berlino.
Città diverse e storie lontane tra loro, certo. Ma mi sembra una coincidenza significativa quella che vede la preghiera per Gerusalemme cantata proprio nel luogo che ha dato origine alla caduta di un muro.

Buon ascolto!

(Le foto sono prese dal web)

4 commenti:

Marco Capponi ha detto...

"Gerusalemme, Gerusalemme... convertiti... ritorneremo...": da un lato l'invito di Geremia a riconoscere il suo peccato, dall'altro la speranza degli abitanti in esilio a Babilonia che un giorno ritorneranno per ricostruirla, anche se non più libera. Questi sono i primi pensieri che scaturiscono, vedendo il tuo post. A me, per ora, non è dato di recarmici: in compenso sarò a Firenze per qualche giorno. Un caro saluto! MC

Marina ha detto...

Come vorrei tanto visitare Gerusalemme! Ho visto documentari sulla città e in tempo di pandemia ho pure partecipato a una gita virtuale, che ne ha svelato tutta la particolarità. Nelle opere ho trovato vibrante la Gerusalemme di Memling e suggestiva l’espressione del corpo che mostra le sue viscere. Molto efficace.
Le voci bellissime. Un coro angelico.

Annamaria ha detto...

Ciao, Marco! Io tornerei volentieri a Gerusalemme dove sono stata nelle vacanze di Natale del 2006 - se non ricordo male - con un gruppo di amici di vecchia data. Ma ora neppure a me è dato di recarmici.
In compenso, goditi il viaggio a Firenze che è più a portata di mano, anche se è ormai una città molto congestionata dal turismo. Grazie di essere passato qui e buona settimana!

Annamaria ha detto...

Ti auguro di poterci andare presto, Marina! Una gita virtuale è certo interessante e rende l'idea, ma mai quanto calpestarne le pietre e respirarne l'atmosfera. Sono contenta che la Gerusalemme di Memling ti abbia colpito nella sua originalità! E poi quel coro è davvero meraviglioso ed è stata per me una scoperta recentissima.
Grazie di cuore!