domenica 7 marzo 2021

In cerca di leggerezza - 3

J.Vermeer (1632 - 1675): "Stradina di Delft"  Rijskmuseum - Amsterdam

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Può abitare la leggerezza nei ricordi? Può nascere da quei vaghi pensieri che talora ci riportano indietro negli anni a momenti di improvvisa, sorprendente felicità?
Io credo di sì perchè certe esperienze passate persistono in noi al di là della
semplice nostalgia o di una malinconica percezione di vuoto. Esse infatti ci nutrono anche in tempi difficili con una sorta di linfa vitale che rende presente la gioia o lo stupore provati di fronte alla bellezza. E proprio tale stupore - in un periodo come questo in cui movimenti e contatti sono spesso bloccati - può essere rigenerante perchè ciò che abbiamo vissuto è ormai parte di noi.

Ma perchè pubblico un dipinto di uno dei più rappresentativi pittori olandesi del Seicento come Jan Vermeer ? E per quale motivo lo collego alla leggerezza?
Un po' di pazienza e andiamo a scoprirlo.

L'opera che vedete s'intitola "Stradina di Delft" ed è una delle poche raffigurazioni di paesaggio - forse solo due - create dall'artista e pervenute fino a noi. Lo ricordiamo infatti più che altro come pittore di interni dei quali ha riprodotto con rara efficacia l'atmosfera pacata e silenziosa.
Tutti conosciamo quelle stanze di
un mondo borghese in cui protagoniste sono - nella maggioranza dei casi - giovani donne che leggono, ricamano, suonano uno strumento, o si dedicano a vari lavori domestici.
E l'attenzione ai dettagli, sottolineata dall'
uso sapiente della luce e insieme del colore, rende unico e incomparabile il fascino di tali dipinti.

Così anche qui, benchè ci troviamo in un esterno, Vermeer recupera quei tratti di ambiente che vediamo nei particolari e che sono squarci della vita quotidiana del suo tempo. Osserviamo la donna intenta a cucire sulla soglia di casa: l'artista non ne ha individuato con chiarezza i lineamenti, eppure tutto, dalla testa lievemente china alle mani, ci parla della sua pacata concentrazione.
E un senso di pace promana anche dal contrasto tra il bianco e lo scuro, messo in rilievo
dal tocco di vivacità dell'anta rossa della finestra.

Così pure, anche nel secondo particolare, la figuretta forse intenta a lavare nel cortile e le due bambine che giocano sotto una panca sono ferme, fissate nel loro atteggiamento che accresce la quiete serena della rappresentazione.
Piccoli dettagli che cogliamo subito perchè
incorniciati dall'intonaco chiaro del muro,  ma che, senza quel tocco che dà loro risalto, si perderebbero in rapporto alle architetture e al cielo che occupano invece buona parte dello spazio pittorico.

Sono architetture tipicamente nordiche - siamo in Olanda - caratterizzate da case dai tetti spioventi, frontoni dalle cornici sagomate, vetri legati a piombo, ma soprattutto dall'uso del cotto che sostituiva comunemente la pietra. Ciò conferisce a tali edifici una colorazione calda e scura che, in questo dipinto, contrasta con il cielo animato da nuvole, come capita spesso di vedere nei paesi del nord Europa soprattutto non lontano dal mare.

Un insieme severo nei colori e nella sua ordinatissima iconografia, ma capace di catturare la nostra attenzione anche con la bellezza degli incastri della muratura, nella parte sinistra del quadro.
Qui, i vari tetti spioventi individuano la
prospettiva e - insieme all'apertura in basso verso il cortile - fanno intuire la presenza di quegli stretti corridoi tra le case tipici delle città anseatiche, che correvano dietro le dimore padronali per aprirsi su orti e abitazioni più piccole e più modeste. 

È lo splendore di uno stile architettonico del passato, frutto di ispirazioni artistiche ma anche di esigenze climatiche ed economiche, e che ancora oggi possiamo osservare nei quartieri più antichi di alcune città europee. Uno stile che mi ha sempre affascinato per la sua marcata diversità dalle costruzioni di altri luoghi meno settentrionali e più mediterranei come per esempio l'Italia.

Ma perchè tutto questo discorsino? Per spiegarvelo, devo fare un passo indietro. Anni fa, mi sono recata in Belgio con un viaggio organizzato e - tra le varie località - ho visitato Lovanio, splendida e vivace cittadina universitaria.
Confesso che a volte, se ho in mente di
vedere un monumento non inserito nel programma di viaggio - dopo aver informato la guida perchè non mi dia per dispersa - mi allontano dal gruppo. Ma a Lovanio era stato lo stesso accompagnatore a consigliarci - se ci fosse rimasto tempo libero nella pausa pranzo - di andare a vedere il "béguinage", quartiere tipico dei paesi fiamminghi che, un tempo, ospitava comunità di donne che, pur non prendendo i voti, si dedicavano alla preghiera e ad opere di bene. La guida inoltre ne aveva parlato con spiccato interesse, quindi...
Quindi non me lo ero fatto dire due volte. Pranzo? Ristorante? Macchè!
Memore di certi viaggi fatti in gioventù con una carissima amica con la quale sfruttavamo anche la pausa pranzo per visitare monumenti e piazze sbocconcellando allegramente un panino per strada, ho fatto la stessa cosa.
Il tempo era poco, la cartina topografica approssimativa e, non sapendo con
esattezza la distanza del quartiere dal centro, andavo come il vento.

Dico la verità, il panorama non era gran che. Fuori dal centro storico di Lovanio, ricco di splendidi edifici in stile gotico fiorito, le strade erano anonime e per di più trafficate.
Ma, cammina cammina proprio come nelle
favole, a un certo punto ho preso una via laterale e dopo qualche decina di metri, il paesaggio è cambiato: la strada scendeva piano oltrepassando un canale, muri di mattoni rossi circondavano la zona, in alto del verde, a terra un acciottolato antico e improvvisamente...mi sono trovata dentro un quadro di Vermeer!

Sì, proprio dentro!!! Non in un museo ad ammirarne i dipinti, ma in un luogo che mi offriva la sensazione di essere immersa nell'ambiente creato dall'artista nelle sue opere e di respirarne l'atmosfera. Avevo l'impressione di guardare muri, finestre, colori, cielo e nuvole di quel mondo con gli occhi di chi lo aveva rappresentato rendendolo vivo per sempre. E per di più in un'oasi di silenzio.
Ero forse la sola turista in giro a quell'ora e le casette del quartiere - adibite ormai a pensionato per studenti - erano vuote perchè era agosto; ma questo accresceva la quiete e la sensazione di essere in un luogo sospeso tra passato e presente.
Allora, avevo cercato di calmare cuore e
respiro per godermi il poco tempo disponibile tra quei vicoli come fossi all'interno di un prezioso spazio di contemplazione.

Certo era Belgio, non Olanda! Lovanio, non Delft!
Ma l'ambiente era simile e la sensazione
di rivivere uno splendore antico era stata talmente intensa che ero tornata poi piena di gioia all'appuntamento con miei compagni di viaggio.

Così, quando oggi osservo la "Stradina di
Delft", mi basta uno sguardo per rinverdire in me lo stupore di una giornata di tante estati fa, a Lovanio.
E per lo stesso motivo vi regalo qui anche tre delle foto che ho scattato allora.
Forse non sono le più rappresentative de
l quartiere, ma a mio avviso restano le più somiglianti alle atmosfere create da Vermeer, e ricche per me di una gioiosa leggerezza che ancora oggi mi sorride.

E all'intensità viva di questo ricordo oggi mi piace associare un brano di Chopin: il "Preludio in La bemolle maggiore op.28 n.17".
Il pezzo fa parte della serie dei 24 preludi
scritti dal musicista polacco per ogni tonalità musicale, a somiglianza dei celeberrimi brani del "Clavicembalo ben temperato" di Bach. Tuttavia, Chopin non fa seguire ad essi la relativa fuga, ma crea delle composizioni autonome che non hanno funzione introduttiva come è nel significato del termine preludio.
Il tema del pezzo si apre subito in un clima di luminosa leggerezza, quasi le note
ci pervadessero con un senso di gioiosa sorpresa. E se poi la melodia diviene in taluni passaggi più ombrosa e veemente, ciò non fa che conferirle spessore, come possiamo cogliere dall' interpretazione che ho scelto e che ne sottolinea opportunamente le varie dinamiche.
Il suo andamento - un Allegretto - mi sembra simile a certi ricordi che ci afferrano prima con
dolcezza e poi con crescente intensità, mentre la nota di fondo - un La basso più volte ripetuto nella seconda parte - sembra creare una continuità tra i vari momenti restituendocene, più che mai viva, la luce.

Buon ascolto!

 

10 commenti:

Luigi ha detto...

cara Annamaria: il dipinto di Vermer è splendido, ma il tuo post non è da meno: mi hai fatto ricordare un viaggio che feci anch'io in Belgio, alloggiando a Lovanio (la nueve) tanti estati fa; ricordo anche bellissimi borghi medioevali a Gent, Anversa e dintorni.
Facemmo una gita anche ad Amsterdam, dove visitai il "béguinage" locale, ma il caos della città mi lasciò molto perplesso e complessivamente deluso; apprezzai molto di più i piccoli paesini del Belgio e la birra buonissima che producevano!!!
Un saluto

Annamaria ha detto...

Grazie di cuore, Luigi, di questa tua condivisione! Ricordo anch'io di aver visitato nello stesso viaggio Gent, Anversa e Bruges. L'altro béguinage molto bello, a parte Lovanio, è appunto a Bruges. Credo di essere stata fortunata a poter visitare quello di Lovanio in un momento di grande tranquillità, il che mi ha lasciato un ricordo bellissimo che dura nel tempo. Guardare il dipinto di Vermeer è un modo per rivivere quell'esperienza!
Ti auguro buon pomeriggio!!!

Gus O. ha detto...

Chopin: il "Preludio in La bemolle maggiore op.28 n.17".
E' veramente un pezzo forte.

Annamaria ha detto...

E' un preludio incantevole!
Grazie mille, Gus!!

giorgio giorgi ha detto...

Via dalla pazza folla! E' incredibile come cambi l'anima di un luogo con e senza comitive di turisti. La gioia di scoprire qualche piccolo gioiello sconosciuto alle guide turistiche è impagabile e personalizza qualsiasi viaggio.
Nel beghinaggio di Amsterdam ho avuto modo di immedesimarmi immaginalmente con le anziane donne che cedevano i loro beni in cambio dell'ospitalità fino alla morte (una sorte di pensionamento d'altri tempi). E' incredibile la pace che si respira all'interno rispetto alla vita dinamica della città all'esterno.
Bellissime le foto, complimenti!

Annamaria ha detto...

Sì, Giorgio, la solitudine gioca sempre a favore quando si va in certi luoghi. Ricordo che, a Lipsia, ero andata a visitare la Thomaskirche, dove è sepolto Bach, alle otto del mattino perchè per me era come una sorta di pellegrinaggio...e ne ho un ricordo intenso e impagabile.
E l'atmosfera di questi béguinages - proprio una sorta di pensionamento d'altri tempi - ti restituisce davvero un senso di pace.
Grazie e buona giornata!

Marina ha detto...

Che meraviglia l’interpretazione di Eric Lu: lo conosco (sempre grazie a mio figlio, che lo ammira molto: già a sedici anni suonava in modo grandioso).
E di Vermeer, beh, ancora una volta scomodo Proust (sembra fatto apposta!): un suo quadro spettacolare, “La veduta di Delft”, lo incanta al punto da giudicarla l’opera più bella al mondo. Ne è talmente affascinato che la inserisce nella Recherche, nell’episodio in cui Bergotte, prima di morire, fa un riferimento all’artista olandese, richiamando la perfezione di un lembo della parete gialla di una casa raffigurata nel quadro. In effetti, la bellezza dell’arte di Veermer sta proprio nella ricerca dei particolari, come dimostrano anche le opere che hai condiviso nel post.
Dev’essere stato emozionante vivere la sensazione di essere dentro un suo quadro: che posto magico!

Annamaria ha detto...

Grazie, Marina, di questa sintonia!!!
Anche a me piace molto Eric Lu, soprattutto come interprete di Chopin: ha una delicatezza rara. E complimenti, sempre, a tuo figlio!
Sì, è stato emozionante trovarmi immersa improvvisamente nell'atmosfera di un dipinto di Vermeer, e probabilmente anche perchè - come sottolineava Giorgio qui sopra - non c'era folla ed ero sola. Ho presente l'altro celebre quadro che citi e grazie del riferimento a Proust. Andrò a rileggermelo.
Buona giornata!!!

Leo Pieretti ha detto...

Da qualche tempo prima attivo You tube,la musica, poi leggo I tuoi post: viene fuori un film.

Annamaria ha detto...

Bella idea! Grazie di cuore Leo, sono contenta!!!