martedì 30 marzo 2021

Prima o poi...

Non so più in quale angolo di web ho letto l'affermazione secondo la quale non dobbiamo vivere di ricordi, ma - al contrario - ricordarci di vivere.
Un piccolo gioco di parole - forse di Mafalda o
del nostro amico Snoopy o di chissà quanti altri - per sottolineare l'importanza di restare ancorati alla concretezza del presente, in un periodo in cui le limitazioni della pandemia possono indurci a un ripiegamento sul passato.

Sta di fatto che la frase mi è tornata in mente ieri, guardando per l'ennesima volta con desiderio inquieto la foto che il calendario della cucina mi propone in questo mese. L' immagine, nel suo splendore, mi porta infatti a rivivere la gioia di una gita a Pisa, un paio di anni fa.
Eppure, se da un lato il ritorno al passato è talora una
via di fuga dal presente in questi tempi difficili, dall'altro l'andare a scovare ricordi più o meno lontani lasciando che la loro intensità emotiva dilaghi in noi, può diventare un esercizio non puramente nostalgico, ma anche produttivo.

Mi viene in mente un consiglio della mia insegnante di lettere delle medie: quando in un tema non sapete più come andare avanti, rileggete ciò che avete scritto e dalle battute di quel discorso, prima o poi, affiorerà la continuazione.
Prima o poi...appunto! Mi verrebbe facile fare dell'ironia, mentre mi rivedo
bloccata davanti al foglio a rosicchiare il cappuccio della biro, gli occhi al soffitto dell'aula aspettando l'ispirazione dal cielo: rileggevo e al massimo aggiungevo una virgola - sono sempre stata prodiga in fatto di virgole! - ma dalla mia testa usciva ben poco.
Eppure il consiglio aveva in sè una saggezza che ho capito poi!

È il passato a custodire il germe del presente, il seme da cui
germoglierà la pianticella del nostro vivere: sono i cardini che abbiamo tratto dalle varie esperienze a fare da segnaletica indicando la strada. Tornare a noi stessi, dunque, per andare avanti, magari su di un sentiero un po' erto, ma nostro.

Allora oggi voglio rileggere il mio passato anche nella musica, inseguendo una delle mie prime e antiche passioncelle.
Ancora Bach, mi direte? Certo, e in un pezzo che anni fa mi ha fatto letteralmente perdere la testa non tanto per la difficoltà, ma per la sua bellezza! So quel dico perchè è stato suonicchiando proprio questo brano che ho sperimentato quanto la
musica possa dare dipendenza, un'incredibile, vertiginosa dipendenza!
Si tratta del "Preludio n.1 in Do maggiore BWV 870" che apre il II libro del
"Clavicembalo ben temperato". Ascoltandolo, ho sempre pensato che in esso si racchiuda l'espressione più compiuta e profonda dell'ispirazione del compositore, la sua essenza insomma!
Certo, sono stupende anche le sue celebri Toccate come pure numerose altre creazioni a cui mi sono appassionata in seguito; ma
per tanto tempo ho avuto la sensazione che in questo Preludio Bach - se così posso esprimermi - fosse ancora più Bach! O forse il motivo è che nel brano sono presenti tanti dei caratteri che il nostro immaginario gli attribuisce: il rigore matematico, il contrappunto, la costruzione polifonica e il ritmo.
Il pezzo è in Do maggiore, ma quanta varietà di modulazioni! Se dovessi paragonarlo a uno scritto, direi che ha una struttura sintattica complessa, ciceroniana, ricca
di frasi musicali che s'intrecciano in un procedere sempre molto scorrevole. Ma se fosse un discorso, sarebbe ora squillante e deciso, ora più sommesso e talora confidenziale: un dialogo serrato ma non privo di dolcezza in cui la voce si coniuga in mille inflessioni e sfumature.
Una musica simile anche a un fiume, meglio ancora a un ruscello: se ci fate caso,
infatti, fino alla fine non ci sono interruzioni, ma il brano è costruito con un continuo e calcolato flusso di note.

Fantasia creativa e rigore, ritmo ed energia sono dunque i caratteri che questo Preludio mi regala ancora a distanza di tempo e che l'interpretazione di Tatyana Nikolayeva mette splendidamente in luce.
Un Bach che ci rimane dentro, magari senza che ce ne accorgiamo, a lavorarci segretamente l'anima per farne affiorare -
prima o poi - nuovi germogli e nuove fioriture.

Buon ascolto!

(La clip audio, di seguito al Preludio, riporta anche la vivacissima Fuga. Ma di questa parleremo un'altra volta.)

 

10 commenti:

Leo Pieretti ha detto...

Non ricordo dove l'ho letto e chi l'abbia scritto, di sicuro un neuroscienziato. Bene, è stato accertato scientificamente che l'ascolto e, quindi, fare musica da giovani modifica le connessioni cerebrali, le amplia e le sensibilizza a tal punto che da adulti riusciranno ad ascoltare suoni molto più ricchi (esiste un altro termine più specifico) rispetto a chi non l'ha fatto. Mi sa che tu sei proprio caduta dentro la musica, dalla testa ai piedi.

Annamaria ha detto...

Dici davveo, Leo???... Dev'essere stato proprio un tuffo, una sorta di battesimo per immersione nella musica!
Ma il merito - oltre che dei compositori - è anche di chi mi ha contagiato con questa passione, fin dalla mia adolescenza. Parlo di un insegnante di liceo che suonava il violino e che porto nel cuore con immensa gratitudine.
Buon pomeriggio e grazie mille!

Gus O. ha detto...

Roba buona Annamaria.
Ciao.

Annamaria ha detto...

Bach è sempre straordinario!
Grazie, Gus!

Marina ha detto...

Non si può fare a meno del passato. Guardare indietro, certo, può suscitare malinconia, ma più spesso è la misura di ciò che il presente ci offre. Io non mi separo mai dai miei ricordi.
Il magnifico Bach. Del secondo libro di cui parli, mio figlio suona il 2, il 7, il 9, il 16 e molti altri che non ricordo. Quasi sempre, quando ascolto, rimango incantata dalle fughe più che dai preludi, la bellezza delle note che s’inseguono, la loro precisione. Ma è un’esecuzione che si apprezza quando è ben fatta e Bach resta un punto di riferimento fondamentale per chi suona il pianoforte.

giorgio giorgi ha detto...

Der wanderer. Una piacevole passeggiata in collina tra prati verdi fioriti col sole splendente e il cielo azzurro.

Annamaria ha detto...

Ciao, Marina! Anche a me piacciono molto alcune fughe: in particolare quella del 7 - che in passato ho suonato - e quella del 9 che è ancora più complessa. Però amo anche alcuni preludi, per esempio il 20 di cui ho parlato in un post tempo fa, e il 21. Ma Bach è inesauribile e un punto di riferimento irrinunciabile per chi studia musica. Fai sempre i complimenti a tuo figlio, secondo me dev'essere bravissimo.
Buon pomeriggio e grazie!

Annamaria ha detto...

Mi fa piacere Giorgio, che tu abbia fatto il viandante in mezzo al paesaggio musicale di Bach!
Ma a proposito di viandanti, mi viene in mente anche Schubert e non è detto che qualche volta non pubblichi anche il suo brano.
Grazie!

Luz ha detto...

È strana la memoria. La percezione del passato muta col passare degli anni. Io, che ne ho quasi 50, percepisco i ricordi in una tonalità diversa, più malinconica. Credo sia fisiologico, ma spero che non si inasprisca. Voglio gioire di tutto quello che è stato, piuttosto che crogiolarmi nel ricordo triste. E poi guardare avanti, sempre.
Quel "desiderio inquieto" mi riporta all'Addio monti di Manzoni. :)
Bellissimo il brano. Apro sempre la finestra di risposta in un'altra schermata, così scrivo mentre ascolto. È bellissimo.

Annamaria ha detto...

Sì Luz! La percezione muta col passare degli anni e dipende da tante variabili.
Il "desiderio inquieto" riporta proprio all'Addio monti, ma me ne sono resa conto solo dopo che l'avevo scritto perchè l'espressione mi è uscita spontaneamente, senza che ci pensassi. Del resto, penso sia normale che tante letture familiari ci restino dentro...
Grazie di tutto. anche del tuo modo di ascoltare!