sabato 3 agosto 2019

La lezione degli orti

Non ho il pollice verde - devo averlo già detto in passato - e benchè mi piacciano molto piante e fiori, non sono capace di farli durare se non per il periodo necessario perchè si completi la fioritura e a volte anche alcuni giorni in più.
Ma in confronto a chi mantiene e fa riprodurre da un anno all'altro il verde di casa, sono decisamente una frana. 
Lo so: le piante vanno amate, con loro si deve parlare - ho alcune amiche che lo fanno! - e vi assicuro che anch'io le curo e me le covo. 
Ma che volete? Temo sia un amore non ricambiato.

Piante ornamentali a parte, però, col passare del tempo, ogni tanto rispolvero l'idea di farmi un orto. 
Pare che dedicarvisi a una certa età abbia ampi benefici non solo in termini di produzione di ortaggi, ma anche sul carattere.
Dico rispolvero perchè - ad essere sincera fino in fondo - anni fa avevo tentato l'esperimento. Non ho un giardino tutto mio, ma ampi balconi dove, nell'arco della giornata, si alternano sole e ombra a volontà. Così, avevo pensato di sistemare la terra nelle cassette da frutta e voilà!, lì mettere a dimora le varie piantine. Detto e fatto. Così, per cominciare avevo scelto le fragole, pregustando un raccolto abbondante.
Ne sono nate tredici, di numero. Belle, buone, rosse al punto giusto...ma tredici. Poi le piante non hanno voluto più saperne di fruttificare.
Mi direte: ma la terra era quella giusta?...e il concime ?...l'acqua? l'esposizione???
Calma per favore, una cosa per volta, credete pure che ho fatto il possibile. Però, quando dopo il fatidico numero tredici non è nato più nulla, ho desistito.

Tuttavia, mi dev'essere rimasto dentro un desiderio inquieto di orto, perchè una delle passeggiate che più apprezzo qui, nel paesetto di montagna dove passo le vacanze, è proprio quella che costeggia i numerosi orti della zona.
Sono appezzamenti di terreno talora piccoli - magari ricavati da uno spazio estremamente ridotto - altre volte di più ampie dimensioni, ma sempre ben curati e spesso circondati da fiori come usa qui, con verdure rigogliosissime che, dalle foto che ho scattato, potete osservare nelle loro svariate gradazioni di verde.
Vi sono patate, carote, insalatine varie, coste, piselli, aglio, salvia, zucche e zucchine di cui nel tempo ho potuto seguire la crescita. Mentre infatti un mese fa spuntavano ancora timidamente dal terreno - va detto che qui siamo a più di 1700 metri! - ora lo ricoprono con cespi fitti e folti che sono una gioia per gli occhi. Li guardo e vi assicuro che faccio il tifo perchè ogni piantina possa giungere a maturazione senza danni dopo che, qualche anno fa, una violenta grandinata - fenomeno peraltro raro in questa valle - aveva letteralmente triturato fiori e verdure.
L'evento aveva gettato nella costernazione abitanti e turisti perchè un orto, qui, non è soltanto una fonte di sostentamento e un piccolo cespite di guadagno, ma anche un segno di attenzione e di perseverante cura del paesaggio, una delle tante dimensioni della bellezza del quotidiano. 
Una bellezza umile ma non meno preziosa di altre, che s'inserisce nella grandiosità e nella magnificenza del panorama circostante con un suo rasserenante splendore.

Forse per questo, quando è stato il momento di scegliere una musica da associare al piacere offerto dal verde degli orti, d'istinto ho pensato a Mozart e alla tranquillità riposante e insieme pensosa di certi suoi brani. 
Mi è poi venuto in mente che, anche nel bellissimo film "Il mio amico giardiniere" che ho recensito qui qualche anno fa, una delle colonne sonore della pellicola è proprio Mozart con il secondo tempo del "Concerto per clarinetto in La maggiore", il famosissimo K.622 ! E allora...
Allora del compositore salisburghese oggi ho scelto il "Concerto per flauto in Sol maggiore K.313" nel suo  secondo movimento "Adagio ma non troppo".

Si tratta di un pezzo rasserenante e cantabile che si snoda con ritmo tranquillo come nella mia passeggiata tra gli orti di montagna, dove la terra ancora insegna a scrutare il cielo in paziente attesa, insieme al piacere di veder nascere dei germogli, seguirne la crescita quotidiana e raccogliere con gioia i frutti.
Un Adagio che, nella calma e nella dolcezza del flauto solista, ci aiuta a ritrovare il giusto respiro. Ci accompagna così in un procedere privo di affanno, mentre ci guardiamo intorno lasciando che gli occhi si posino un po' pigramente sul panorama e si riempiano di colori, magari indugiando sul giallo dei fiori di zucca che occhieggiano tra il verde.

Buon ascolto!

8 commenti:

Rossana Rolando ha detto...

La lezione degli orti (bellissimo titolo) è quindi la pazienza (virtù antica, insegnata a chi ha il pollice verde, ma anche a chi non lo ha). Virtù che non significa semplice passiva sopportazione, come potrebbe suggerire il ‘patire’, ma cura, attiva partecipazione alla crescita (espressa anche indirettamente da te che vegli sugli orti, augurandoti che non vengano grandine e tempesta). Pazienza si coniuga con lentezza (questo mi suggerisce Mozart) e la montagna è il luogo dei passi lenti. Efficaci le fotografie. Un caro saluto. Buona vacanza.

Annamaria ha detto...

Sì, cara Rossana: è la pazienza dell'attesa, il recupero di un tempo ritmato sul cielo e le stagioni, e non su quella fretta innaturale che caratterizza ormai tanti comportamenti, a volte anche miei. Una pazienza - come tu giustamente osservi - tutt'altro che passiva, ma fatta di cura attiva e di attenzione alla bellezza.
Grazie per questo tuo commento che analizza il post arricchendone il senso.
Buona vacanza a te e un abbraccio!!

Stefyp. ha detto...

Ottimo abbinamento, il brano di Mozart nella sua lentezza ben si associa alla coltivazione e mantenimento di un orticello.
Piccolo o grande che sia richiede sempre attenzione, amore,e appunto cura. Perchè la semina è solo uno dei primi atti di altri passaggi che nel tempo portano al risultato come le tuo foto mostrano. In primis ci sono la sarchiatura e la concimazione e se non sono fatti bene, avremo un raccolto scarso e poco gustoso... un lavoro quindi che richiede tempo, fatica e soprattutto pazienza!
Ma quando si arriva al raccolto, al premio del faticato lavoro, beh è davvero festa, festa di colori e di sapori. Per concludere nella musica che hai scelto ho visto tutto questo, l'avvicendarsi ogni giorno a togliere l'erba cresciuta attorno, a controllare la maturazione dei frutti, a effettuarne la raccolta.
Scusa mi è venuto un romanzo, mi sono lasciata andare pensando all'esperienza del mio orticello e forse anche influenzata dalla bella musica di Mozart.
Buona domenica e un forte abbraccio
Stefania

Annamaria ha detto...

Ben venga il romanzo, cara Stefania, e grazie!
L'argomento, insieme a Mozart, ti ha preso e si sente che le tue parole nascono dall'esperienza e dalla competenza di chi ha un orticello e lo sa lavorare. Imsomma il tuo è un pollice verdissimo!!!
Un abbraccio grande!!!

Silvia ha detto...

Bellissimo questo post e ancora più meravigliosa la musica di Mozart! Io che l'orto ce l'ho, ti dico che oltre alla pazienza, al rispetto delle stagioni e dei tempi della natura, con tanta esperienza... ci vuole anche una grande fatica quotidiana! Certo forse una fatica che nobilita poi la tavola imbandita di verdure di stagione, ma talvolta (soprattutto per me che sono giovane) l'orto si trasforma nell'ennesima incombenza quotidiana, non necessariamente una gioia e un calmante per i nervi. E poi come dicono bene altri lettori, ahimè non ci si può improvvisare ortolani... pena un misero raccolto che non ripaga dalle fatiche compiute. Insomma, forse conviene cominciare con poco, con le piante più facili (forse i pomodori e l'insalata)... le fragole meglio non parlarne, anche le mie stentano! ;-) Ti capisco!

Annamaria ha detto...

Grazie della tua comprensione in fatto di fragole, cara Silvia, e benvenuta qui!!!
Apprezzo la tua concretezza: non ci si può improvvisare ortolani e occorre mettere in conto la fatica quotidiana. La mia, del resto, era un'idea di orto un po' romantica, nata dall'entusiasmo dei principianti e niente più.
Ma gli orti dei valligiani qui sono frutto di competenza ed esperienza grande, da parte di persone alle prese col clima di montagna spsso difficile.
Sono felice che il post ti sia piaciuto insieme al mio amatissimo Mozart!!!
Complimenti per il tuo orto e buon pomeriggio!!!

Anna Bernasconi Art ha detto...

Questa musica la trovo adattissima dal passeggiare nell'orto ma vedendo mio papà (io, come te, non ho un gran pollice verde, meglio dipingere che coltivare fiori ecc!) mettere impegno e gran fatica nel curare il suo non lo vedo proprio in simbiosi con questa musica... o forse... mah, forse sì, non corrisponderebbe ai movimenti fisici ma probabilmente corrisponderebbe alle sensazioni dell'anima! Perchè indubbiamente curare orti e giardini è rigenerante.
A dire il vero a me rigenera anche solo stare mezz'ora scarsa a sistemare la striminzita fioriera del mio terrazzino, forse sarà successo anche a te con le fragole... se una giornata sta andando storta, una delle cose migliori che si possono fare per ritrovare un po' d'equilibrio è mettersi a togliere foglie e rametti secchi dalle piantine!
Uh, già, almeno una cosa mi riesce benissimo nell'orto di papà e mi fa anche sentir bene: strappare le infestanti! Lavoro umile.... ma prezioso (ricollegandomi ad un pensiero del tuo post)! 😉

Annamaria ha detto...

Sì sì, Anna, strappare le erbe infestanti! Lo facevo anch'io volentieri anni fa quando abitavo in una casa con un fazzoletto di giardino. Mi pareva non solo di rendere più ordinato quel piccolo spazio, ma di aiutare le piante a respirare e a star meglio.
Grazie di questa tua bella condivisione! !!