venerdì 9 agosto 2019

Bach in jazz

Carlo Maria Barile (Foto presa dal web)
Non ho l'abitudine di ripetermi ripubblicando, magari a distanza di tempo, lo stesso brano musicale. 
Mi piace sempre cambiare e, anche se il numero delle musiche che pian piano si sono sommate in questo blog è già considerevole, cerco ogni volta di allargare lo sguardo a nuovi stimoli e magari a nuovi autori.
Tuttavia, talora si possono fare delle eccezioni, soprattutto se sono giustificate da un'interpretazione particolare o da un determinato arrangiamento che presenti il pezzo sotto un'ottica differente.

È il caso di una delle composizioni più conosciute - e forse anche più eseguite - di Bach: il "Preludio n.1 in Do maggiore BWV 846" del primo libro del "Clavicembalo ben temperato", famoso non solo perchè apre una delle opere più gigantesche del compositore tedesco, ma anche perchè è stato preso da Gounod come base per la sua celeberrima "Ave Maria".
Lo avevo pubblicato tempo fa proprio qui, splendidamente eseguito da Tzvi Erez, insieme a un altrettanto famoso studio di Schumann, perchè quest'ultimo mi pareva prendere spunto proprio dal preludio bachiano ed esserne un po' - diciamo così - la risoluzione in chiave romantica.
Oggi però lo ripubblico volentieri perchè - andando a zonzo su youtube come spesso mi capita - ho scoperto che, in un recentissimo concerto, questo pezzo è stato oggetto di una splendida improvvisazione jazz, e la cosa ha destato il mio interesse. Interprete è Carlo Maria Barile, giovane musicista di sicuro talento, già affermato a livello internazionale come organista classico, compositore e insieme pianista jazz, dimensioni differenti che convivono integrandosi perfettamente nella sua poliedrica personalità musicale.

Pur essendo numerosissimi gli artisti contemporanei che hanno arrangiato Bach con svariati tipi di contaminazione, l'interpretazione del Maestro Barile mi sembra particolarmente affascinante perchè cattura subito l'ascoltatore con una fantasia inesauribile che va oltre la semplice rielaborazione ritmica del brano, pur restando rispettosa del testo. Le sue improvvisazioni infatti - al di là della vivacità talora anche molto accesa di certe performances - non sono mai estreme perchè, se da un lato la sua inventiva fa fiorire le note con grande spontaneità, dall'altro - a ben ascoltare - è possibile riconoscere e seguire facilmente l'impianto armonico dell'originale. 
Inoltre, dal suo modo di suonare affiora a volte il ricordo di certi temi con variazioni di stampo barocco, coniugati però con la sensibilità di chi ha dentro il sapore della musica contemporanea. E ascoltarlo diventa solo gioia.

Nonostante qui il clima musicale sia inizialmente molto pacato, è possibile riconoscere tali caratteri anche nella rielaborazione del preludio bachiano.  
Il Maestro Barile ne esegue la versione originale all'inizio e alla fine, mentre la parte centrale della sua esibizione è dedicata proprio all'arrangiamento jazz.
È una passione dolce e progressivamente più intensa quella che il pianista vi esprime, tendendo un filo tra passato e presente e trasfondendo nel rigore bachiano la ricchezza della propria sensibilità.  
Vi si respira un'atmosfera di morbida dolcezza, talora vagamente danzante, declinata in un andirivieni di note nelle quali - ancora una volta - si può ravvisare la struttura armonica su cui Bach ha costruito il testo, insieme a qualche richiamo, qua e là, a ciò che ne ha tratto in seguito Gounod.
E l'inventiva dell'interprete è bellezza che si aggiunge a bellezza.

Buon ascolto!

8 commenti:

Anonimo ha detto...

E' veramente un'interpretazione che affascina e prende, comunicando - come tu dici - bellezza e gioia. Anche l'inquadratura è molto significativa, da dietro, di spalle: domina, come unica protagonista della scena, la musica, nel fluire delle note che si effondono leggere, senza sforzo. Grazie per questa scelta e per la presentazione illuminante che ne hai dato. Un abbraccio.

Rossana Rolando ha detto...

Il commento è il mio, Rossana.

eglissima egle ha detto...

Il preludio in Do di Bach è meraviglioso e lo amo da sempre! Bellissima l'interpretazione di Carlo Maria Barile con la sua scelta di variazioni jazzistiche.
Grazie, Annamaria cara, di questi preziosi doni.

Un abbraccio.

egle

Annamaria ha detto...

Anch'io, cara Rossana, ho la sensazione che tu hai sottolineato: che le note si effondano leggere e soprattutto senza sforzo, come se l'arrangiamento fosse proprio il naturale sbocco del preludio, simile a un fiume che va a sfociare in un altro.
Grazie di cuore del tuo commento e un abbraccio grande!!!

Annamaria ha detto...

Sì, cara Egle, belle le variazioni di Carlo Barile. Ha un'inesauribile fantasia che ho apprezzato anche in altri brani di Bach e di Haendel, ma purtroppo non sono ancora su youtube. Meriterebbero davvero di essere condivisi.
Un abbraccio a te e grazie!!!

Anna Bernasconi Art ha detto...

Come ti capisco, la voglia di andare verso nuove cose è sempre accesa ma ci sono anche irresistibili voglie a tornare dove si è già stati e spunti per riscoprirlo sotto una nuova luce.
Vale per tutti i campi della vita, per gli ascolti, per il viaggiare, per il cucinare... per il creare ovviamente... per tutto!

Piacevolissimo ascolto.

Giancarlo ha detto...

Bravissimo il maestro Maestro Barile, adoro sentire il pianoforte, mi rilassa.
Mi iscrivo al tuo blog, viva la musica.
Buona serata

Annamaria ha detto...

Straordinario il Maestro Barile! Grazie dell'iscrizione, Giancarlo, ma per ricevere gli aggiornamenti del mio blog, dovresti inserire l'elenco dei blog amici nella barra laterale del tuo. Basta cliccare su layout e lo si fa facilmente.
E viva la musica, certo!
Buon pomeriggio!