sabato 7 gennaio 2023

Potenza di un titolo

Sono giorni che il titolo di questo libro m'insegue di sito in sito ogni volta che mi collego al web.
Dico proprio il titolo perchè - francamente -
non ho ancora avuto modo di leggere il testo, se si eccettua qualche stralcio e la trama riportata nelle varie recensioni. Ma mi è bastata una breve sintesi perchè subito in me si sguinzagliasse - vedrete che il verbo è azzeccato - la fantasia. 

Si tratta de "La gioia di correre in salita" di Mark T. James, londinese classe 1981, qui alla sua prima pubblicazione.
La vicenda è autobiografica ed è la
storia di una rinascita, anticipata dal bel sottotitolo: "Come un cane nero ha illuminato ogni cosa".

Un cane??? Certo!!! Del resto, non sono mancati in questi ultimi anni testi che elogiano l'arte di correre - Murakami docet - o quella di possedere un cane, e se uniamo le due cose, troviamo davvero il segreto della felicità.

In sintesi, Mark T. James, ad un certo punto della propria vita per certi aspetti soddisfacente, priva di difficoltà ma in realtà molto piatta, entra in crisi e decide di prendersi un periodo di pausa da tutto, lavoro, relazioni ecc. per ritrovare se stesso. Da Londra si trasferisce in Italia, nelle Langhe dove, insieme a ritmi quotidiani più lenti e a misura d'uomo, a restituire senso al suo vivere sarà inaspettatamente lo splendido labrador nero che gli verrà affidato. Sarà appunto il cane che lo costringerà a muoversi tra i saliscendi delle colline piemontesi dove, prima con evidente fatica, poi con la percezione di una gioia sempre più sorprendente, Mark riacquisterà consapevolezza del proprio corpo e dello splendore della natura, oltre che energia e spirito di iniziativa.

Ma anche senza entrare nei particolari del libro, è bastato il titolo a stimolare la mia riflessione. Da un lato, perchè contraddice le sacre istruzioni che ti danno in montagna: a correre sono solo i runner che vantano una preparazione atletica, ma i comuni mortali, se vogliono arrivare alla meta senza scoppiare, in salita devono andare piano! Dall'altro, per la leggerezza che un titolo simile mi comunica, ricordandomi un'abitudine e un'abilità che ho perso da tempo.
Correre? Sì, ricordo di aver corso all'impazzata neanche molto tempo fa nella
stazione Centrale di Milano per non perdere una coincidenza, e di essermi poi ingenuamente complimentata con me stessa per avere tanta agilità, senza immaginare il mal di gambe del giorno dopo...
In salita? Un tempo forse, sulle mie amate montagne. Oggi, pur camminando
volentieri anche per chilometri, preferisco sentieri piani o comunque non troppo ripidi. Per gli altri non ho l'età.

Ciò non mi impedisce tuttavia di trovare quel titolo stimolante per vari motivi.
Il primo è un ricordo che risale a quando avevo dodici anni. La mia famiglia
quell'estate era andata in villeggiatura nel bergamasco: era la prima volta che facevo una vera vacanza in montagna e sul sentiero che percorrevamo di solito - in verità una passeggiata da pensionati! - c'era una collinetta sulla quale mi arrampicavo ogni giorno con incredibile velocità. Il sentiero in piano curvava, ma io tagliavo di corsa su per quella montagnola e poi scendevo dalla parte opposta arrivando alla meta ancor prima degli altri: un percorso che mi dava un senso di libertà e di respiro impagabile quasi non avvertissi il peso del corpo, ma solo leggerezza, esattamente la gioia di correre in salita.

Il secondo motivo è che di questa gioia ho bisogno oggi che i sentieri esistenziali si sono fatti più ripidi per tutti e non tanto per motivi anagrafici.
Serve infatti un respiro, una riserva di fiato e di agilità interiore che consenta di non
cedere al pessimismo, alla pigrizia, all'abitudine, e di fronteggiare le difficoltà con destrezza, meglio ancora se stimolati da chi ci costringe a uscire dalla nostra comfort zone. In ogni caso non è facile, perchè la gioia di correre in salita è anche allargare lo sguardo cercando ostinatamente la bellezza in un mondo che talora non la ama. Ma può essere un modo gagliardo di affrontare la ripida quotidianità, risvegliando risorse talora dimenticate o solo addormentate.

E certamente, oltre a un amico a quattro zampe, ci può aiutare la musica: così, ad accompagnarci nella salita materiale o metaforica del nostro vivere, oggi è Georg Friedrich Haendel (1685 - 1759) col terzo tempo, "Aria con variazioni", dalla "Suite n.1 in Si bemolle maggiore HWV 434".
Mentre l'esposizione del tema ha un andamento tranquillo, fiorito da
vari abbellimenti, con le successive cinque variazioni inizia la vera e propria corsa. Qui, insieme alla vivacità, sentiamo il ritmo scandito dalle quartine ora della destra, ora della sinistra, così come avvertiamo i cambiamenti di tempo.
Le prime due variazioni e la quinta sono infatti in 4/4, mentre la terza e la quarta
in 12/8, come se a un tratto il passo musicale si facesse più giocoso, danzante come una giga e, superata la fatica, a prevalere fosse solo una sensazione di gioiosa leggerezza.

 Buon ascolto e Buon Anno!

(La foto è presa dal web)

 

6 commenti:

Marco Capponi ha detto...

Haendel. E hai detto tutto. Un caro saluto! mc

Annamaria ha detto...

Sì, la musica di Haendel ha in sè proprio una gioiosa leggerezza!
Grazie Marco e buona serata!

Luigi ha detto...

"di questa gioia ho bisogno oggi che i sentieri esistenziali si sono fatti più ripidi per tutti e non tanto per motivi anagrafici.
Serve infatti un respiro, una riserva di fiato e di agilità interiore che consenta di non cedere al pessimismo, alla pigrizia, all'abitudine, e di fronteggiare le difficoltà con destrezza, meglio ancora se stimolati da chi ci costringe a uscire dalla nostra comfort zone. In ogni caso non è facile, perchè la gioia di correre in salita è anche allargare lo sguardo cercando ostinatamente la bellezza in un mondo che talora non la ama. Ma può essere un modo gagliardo di affrontare la ripida quotidianità, risvegliando risorse talora dimenticate o solo addormentate".

Sottoscrivo parola per parola: come sempre sei unica ed inimitabile!!!

Annamaria ha detto...

Caro Luigi...grazie e ancora grazie della tua preziosa sintonia e condivisione!
Buon pomeriggio!

Rossana Rolando ha detto...

Molto opportuna la scelta del tema e della musica. Come hai detto benissimo, nel titolo - che mette insieme gioia, corsa, salita - c'è una visione attiva del vivere, che non si accascia di fronte alle impervie erte quotidiane, ma le affronta, cercando di alimentare, nonostante tutto, i motivi della gioia. Un bel manifesto esistenziale per il nuovo anno che ha avuto inizio. Un augurio per tutti. Grazie! Un caro saluto.

Annamaria ha detto...

Sì, cara Rossana, nel suo piccolo questo post voleva proprio essere un augurio di gioia e di leggerezza per il nuovo anno! Una sorta di "manifesto esistenziale" come hai scritto tu, per affrontare il futuro secondo i dettami semplici e concreti del libro di James...e sulle vivaci note di Haendel.
Grazie e un abbraccio!!!