martedì 13 dicembre 2022

Stanze - 12

E. Hopper (1882 - 1967) "Stanze sul mare" Yale University Art Gallery, New Heaven.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Giunta alla fine della carrellata di stanze che ha caratterizzato alcune mie scelte di quest'anno, per la dodicesima lascio la parola a un grande. 
Si tratta del Maestro Ezio Bosso (1971 - 2020), del quale riporto alcune considerazioni di vita vissuta, talora anche crude nella loro verità, che offro a chi legge insieme alle note di un brano tratto dal primo album di pianoforte solo del compositore, intitolato "The 12th Room".
 
“Si dice che la vita sia composta da 12 stanze. 12 stanze in cui lasceremo qualcosa di noi, che ci ricorderanno. 12 le stanze che ricorderemo quando saremo arrivati all’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza dove è stato, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. 
Stanza significa fermarsi, ma significa anche affermarsi. La "libertà che riprende stanza" è un modo dire. Quando abbiamo trovato finalmente un posto dove fermarci abbiamo inventato le stanze. E gli abbiamo dato nomi, numeri e significati. La stanza dei giochi. La stanza della musica. Le stanze della memoria. Sono infinite le stanze. Ma non ci pensiamo mai. Sono così comuni nella nostra vita che le releghiamo ad essere vane chiamandole vani. Poi ci sono le stanze con un carattere. Le stanze della gioia o del dolore. E stanze in cui rifugiarsi e quelle in cui recludersi. Per ogni stanza che percorriamo apriremo una porta che ci porterà dentro e fuori da esse. Le stanze sono vuote o piene e siamo noi a deciderlo. Come se le nutrissimo.

Ho dovuto percorre stanze immaginarie, per necessità. Perché nella mia vita ho dei momenti in cui entro in una stanza che non mi è molto simpatica detto sinceramente. E’ una stanza in cui mi ritrovo bloccato per lunghi periodi, una stanza che diventa buia, piccolissima eppure immensa e impossibile da percorrere. Nei periodi in cui sono lì ho dei momenti dove mi sembra che non ne uscirò mai. A volte si trova in un ospedale a volte a casa ma diventa sempre la stessa stanza. E’ una stanza talmente buia che anche gli affetti fanno fatica ad entrarci. Lo avverto, me lo hanno detto.
Ma anche lei mi ha regalato qualcosa, mi ha incuriosito, mi ha ricordato la mia
fortuna. Mi
ha fatto giocare con lei, mi ha fatto cercare il significato di stanza, mi ha fatto incontrare storie di stanze. E delle stanze dentro al lavoro degli uomini. Che ne condizionano le scelte o ispirano loro malgrado. Quasi tutte le creazioni dell’uomo avvengono in una stanza. Che la vita quindi non è un tempo ma uno spazio. Infinito. E mi ha fatto ridisegnare il concetto di stanza. 

La mia stanza antipatica mi ha insegnato che Chopin scrisse i suoi Preludi dopo che avevano bruciato la sua stanza a Mallorca, che Cage compose stanze, che Bach fu il primo compositore ufficiale di stanze. Lo sapevate che le canzoni prima si chiamavano stanze? Si, perché la stanza è anche una poesia. E poi che Orfeo entrò nelle stanze infernali per fare il patto, che Rachmaninov si chiuse in una stanza e ne uscì suonando un brano di Sgambati su Orfeo e altro ancora. E così ho imparato a inventare stanze da percorrere e mi ha dato la possibilità di scrivere queste 12 stanze nascoste, di costruirle. Mi ha fatto diventare oltre che compositore meteorologo, compositore pneumologo o compositore oceanografo anche un compositore carpentiere”.

Spazi concreti dunque quelli di Bosso, legati ai vari momenti della sua vita, ma al tempo stesso fonti di ispirazione, sogni che salvano, luoghi dell'anima che qui mi piace associare al celebre dipinto di Edward Hopper (1882 - 1967) intitolato "Stanze sul mare".
L'immagine rappresentata è interno ed esterno insieme, ma non vediamo
compiutamente nè l'uno, nè l'altro, presi da quella parete chiara dall'ombra obliqua che funge da elemento di passaggio: una geometria di linee e piani aperti verso uno spazio più ampio, che tuttavia per certi aspetti mi pare inverosimile. I biografi dell'artista dicono che si tratti del panorama che il pittore aveva dal suo studio...Ma l'apertura che sovrasta le onde un po' increspate di quel blu tipico del mare aperto, fa quasi immaginare che non ci si trovi in una casa ma in viaggio su di una nave.
Per questo, più che uno spazio concreto, il dipinto mi sembra rappresenti un luogo dell'anima dove - se pure le stanze sono soleggiate - il vuoto e la solitudine,
accentuati da linee di cui non vediamo la fine, comunicano una sensazione straniante. E il fatto che non vi siano figure umane m'induce a pensare che protagonista sia proprio chi guarda, condividendo la condizione esistenziale che l'immagine suggerisce: l'attesa di un passaggio da un interno a un esterno, e la presenza di un varco che oltrepassi il limite tra realtà e sogno, finito e infinito.

Proprio sulla suggestione che il dipinto mi offre, per passare alla musica ho scelto il brano di Ezio Bosso che apre l'album "The 12th Room" e che mi sembra significativo perchè ci conduce fuori dalla stanza. S'intitola infatti "Following a Bird" (Out the Room).
Qui il compositore si fa anima libera seguendo il volo di un uccello,
dal primo timido battito d'ali fino a quando si dispiega in alto con sicurezza.
A tradurre questo movimento in note è un suono prima sommesso,
luminoso, straordinariamente puro, che ora si carica di energia e ora sfuma in alcuni splendidi pianissimo, poi sempre più martellante e concitato fino a quando sembra di nuovo dissolversi.
Sono pause, dissonanze e ripetizioni che disegnano un percorso, una sorta di parabola
musicale di un'anima che prende il volo. È la sensazione di libertà sconfinata di chi dal chiuso di una stanza esce all'aperto, simile alla suggestione del mare dipinto da Hopper. Ma insieme a questa, è la straniante percezione di ignoto che qui ci comunica la tonalità di re minore e che Bosso fa risuonare ancora più intensa nella Sinfonia n.1 "Oceans".

Buon ascolto! 

(La foto è presa dal web)


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