E. Hopper (1882 - 1967) "Stanze sul mare" Yale University Art Gallery, New Heaven. |
Ho dovuto percorre stanze immaginarie, per necessità. Perché nella
mia vita ho dei momenti in cui entro in una stanza che non mi è molto
simpatica detto sinceramente. E’ una stanza in cui mi ritrovo bloccato
per lunghi periodi, una stanza che diventa buia, piccolissima eppure
immensa e impossibile da percorrere. Nei periodi in cui sono lì ho dei
momenti dove mi sembra che non ne uscirò mai. A volte si trova in un
ospedale a volte a casa ma diventa sempre la stessa stanza. E’ una
stanza talmente buia che anche gli affetti fanno fatica ad entrarci. Lo avverto, me lo hanno detto.
Ma anche lei mi ha regalato qualcosa, mi ha incuriosito, mi ha ricordato la mia fortuna. Mi ha fatto giocare con lei, mi ha fatto cercare il significato di stanza, mi ha fatto
incontrare storie di stanze. E delle stanze dentro al lavoro degli
uomini. Che ne condizionano le scelte o ispirano loro malgrado. Quasi
tutte le creazioni dell’uomo avvengono in una stanza. Che la vita quindi
non è un tempo ma uno spazio. Infinito. E mi ha fatto ridisegnare il
concetto di stanza.
La mia stanza antipatica mi ha insegnato che Chopin scrisse i suoi Preludi dopo che avevano bruciato la sua stanza a Mallorca, che Cage compose stanze, che Bach fu il primo compositore ufficiale di stanze. Lo sapevate che le canzoni prima si chiamavano stanze? Si, perché la stanza è anche una poesia. E poi che Orfeo entrò nelle stanze infernali per fare il patto, che Rachmaninov si chiuse in una stanza e ne uscì suonando un brano di Sgambati su Orfeo e altro ancora. E così ho imparato a inventare stanze da percorrere e mi ha dato la possibilità di scrivere queste 12 stanze nascoste, di costruirle. Mi ha fatto diventare oltre che compositore meteorologo, compositore pneumologo o compositore oceanografo anche un compositore carpentiere”.
Spazi
concreti dunque quelli di Bosso, legati ai vari momenti della sua vita, ma al tempo stesso fonti di ispirazione, sogni che salvano, luoghi dell'anima che qui mi piace associare al celebre
dipinto di Edward Hopper (1882 - 1967) intitolato "Stanze sul mare".
L'immagine rappresentata è interno ed esterno insieme, ma non vediamo compiutamente nè l'uno, nè l'altro, presi da quella parete chiara dall'ombra obliqua che funge da elemento di passaggio: una geometria di linee e piani aperti verso uno spazio più ampio, che tuttavia per certi aspetti mi pare inverosimile. I biografi dell'artista dicono che si tratti del panorama che il pittore aveva dal suo studio...Ma l'apertura che sovrasta le onde un po' increspate di quel blu tipico del mare aperto, fa quasi immaginare che non ci si trovi in una casa ma in viaggio su di una nave.
Per questo, più che uno spazio concreto, il dipinto mi sembra rappresenti un luogo dell'anima dove - se pure le stanze sono soleggiate - il vuoto e la solitudine, accentuati da linee di cui non vediamo la fine, comunicano una sensazione straniante. E il fatto che non vi siano figure umane m'induce a pensare che protagonista sia proprio chi guarda, condividendo la condizione
esistenziale che l'immagine suggerisce: l'attesa di un passaggio da un interno a un
esterno, e la presenza di un varco che oltrepassi il limite
tra realtà e sogno, finito e infinito.
Proprio sulla suggestione che il dipinto mi offre, per passare alla musica ho scelto il brano di Ezio Bosso che apre l'album "The 12th Room" e che mi sembra significativo perchè ci conduce fuori dalla stanza. S'intitola infatti "Following a Bird" (Out the Room).
Qui il compositore si fa anima libera seguendo il volo di un uccello, dal primo timido battito d'ali fino a quando si dispiega in alto con sicurezza.
A tradurre questo movimento in note è un suono prima sommesso, luminoso, straordinariamente puro, che ora si carica di energia e ora sfuma in alcuni splendidi pianissimo, poi sempre più martellante e concitato fino a quando sembra di nuovo dissolversi.
Sono pause, dissonanze e ripetizioni che disegnano un percorso, una sorta di parabola musicale di un'anima che prende il volo. È la sensazione di libertà sconfinata di chi dal chiuso di una stanza esce all'aperto, simile alla suggestione del mare dipinto da Hopper. Ma insieme a questa, è la straniante percezione di ignoto che qui ci comunica la tonalità di re minore e che Bosso fa risuonare ancora più intensa nella Sinfonia n.1 "Oceans".
Buon ascolto!
(La foto è presa dal web)
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