martedì 20 dicembre 2022

Piccole storie di fiori

Vi ricordate la mia azalea, inclito dono del consorte per il mio compleanno?
Ne avevo scritto qui mesi fa, parlando
del mio impegno per farla sopravvivere una volta sfiorita, spostandola di stanza in stanza o di balcone in balcone per darle temperatura e luce giusta ad ogni ora.

Insomma, grata per la mia costante attenzione, la pianta è sopravvissuta, superando per di più un'estate non facile. Ammetto che a questo avrà contribuito anche la musica di Rossini -  il "Passo a sei" dal Guglielmo Tell - che a suo tempo le avevo dedicato. Ma le mie cure, insieme a quelle della vicina di casa alla quale l'avevo affidata durante le vacanze, sono state fondamentali.

Bene. Iniziato settembre e ricollocata in mansarda, la pianta, per quanto rigogliosa, non ha dato luogo ad altre fioriture, ma neppure ha iniziato a perdere le foglie o ad appassire. È rimasta per mesi sotto la finestra più luminosa della stanza in una situazione di apparente stand by, impassibile.
Di solito, è mio marito a bagnare i fiori sistemati lì; a volte però, se
le sue innaffiature mi sembrano scarse, intervengo io con una razione in più, col risultato che - dopo un po' - abbiamo dovuto accordarci per evitare che la pianta rischiasse di annegare per eccesso di cure.
A dire il vero però, l'azalea non ne ha risentito. È rimasta sempre uguale a se
stessa, oserei dire ingessata in una sorta di letargo, se non temessi di offenderla. Ogni tanto mi chiedevo quando si sarebbe risvegliata, ma pensavo che, nella migliore delle ipotesi, sarebbe stato a primavera.

Invece, a dicembre inoltrato, è accaduto il prodigio.
Un giorno, nel mio consueto andirivieni, passandole accanto ho notato piccoli
getti, minuscoli germogli chiari un po' ovunque due dei quali, già semiaperti, andavano colorandosi di rosa...Potete immaginare la mia sorpresa: l'azalea mi sta rifiorendo in pieno inverno! Proprio per Natale! Evviva!
Subito una vocetta interiore mi ha ricordato che Natale non cade in pieno inverno
non siamo neanche al solstizio, ma non ho lasciato che il mio entusiasmo sfumasse per così poco perchè Natale e l'inverno non sono semplici date sul calendario, ma tempi del cuore, e se la mia piantina si è risvegliata ora è stato proprio per farmi un regalo.

Naturalmente ho dato il lieto annunzio ai quattro venti sentendomi un po' come mia mamma quando comunicava festante alle amiche che le era fiorita la clivia. Poi, per capirci qualcosa, sono andata a consultare i sacri testi di giardinaggio e la scoperta eclatante è stata che, nel nostro modo di curarla, avevamo sbagliato tutto: temperatura, innaffiature, posizione ed esposizione, tutto! Doveva stare lontana da fonti di calore e invece era accanto a un termosifone, non doveva prendere sole diretto e dalla finestra più vicina al mattino entrava proprio il sole: insomma, peggio di così...
Ma è rifiorita ugualmente!!! Eccola nella foto, è proprio lei! E oltre ai due già
aperti, ci sono tanti altri fiorellini in boccio: li vedete, vero???

Bene. Da questa piccola storia potrei forse trarre una morale natalizia secondo la quale non dovremmo mai abbandonare la speranza anche quando una situazione sembra difficile e magari ci capita pure di sbagliare.
Gli antichi Greci, per concludere, avrebbero scritto "o μύθος δελοι οτι..." : la favola
insegna che...Solo che questa non è una favola, ma una storia vera, piccola come le tante storie quotidiane che ci accadono o ci passano accanto. Allora lascio che a ricavarne un senso sia chi legge, ognuno a suo modo come meglio crede.

Io mi limito ad aggiungere la musica con un brano che, alla fine di un anno così travagliato, possa suonare rasserenante a somiglianza di una fioritura inattesa e al tempo stesso ci introduca alle festività natalizie.
Si tratta del "Preludio" che apre il celebre "Oratorio di Natale op.12" di Camille Saint-Saëns (1835 - 1921)
, pezzo che, nelle intenzioni del compositore, ha il suo riferimento ideale in Bach e nel suo stile. È infatti una pastorale col tempo di 12/8 che, per certi aspetti, può ricordare la "Sinfonia" dell'Oratorio di Natale bachiano che mi riservo di pubblicare qui tra non molto.
Tuttavia, la morbidezza e il timbro orchestrale ravvisabili in questo Preludio e soprattutto nei
movimenti successivi, hanno già quell'afflato romantico tipico del periodo in cui Saint-Saëns scrive. Ce lo suggerisce l'introduzione iniziale dell'organo che ci fa immaginare anche l'eco di una zampogna, seguita  dall'attacco degli archi con la sua mirabile apertura.
Un brano ricco di serenità e una punta di malinconia, dove il disegno ritmico del tema, con le sue ripetizioni, è simile a una soave ninna nanna.

Buon ascolto!

 

4 commenti:

Costantino ha detto...

Un piccolo miracolo di Natale : azalea, in questo caso, simbolo di rinascita , oltre che di bellezza della fioritura.
Un grande augurio di Buone Feste.

Annamaria ha detto...

Sì, proprio un piccolo miracolo di Natale!
Un grande augurio di Buone Feste anche a te, Costantino, e grazie!!!

Rossana Rolando ha detto...

Buon Natale e buone feste, nel segno del "rifiorire", di cui sempre abbiamo bisogno! Un grande abbraccio, Rossana.

Annamaria ha detto...

Proprio così, cara Rossana, ne abbiamo sempre un gran bisogno!
Grazie! Buon Natale e buone feste anche a voi e a te un forte abbraccio!!!