lunedì 18 luglio 2022

Stanze - 7












 

Hanno un che di fiabesco gli ambienti che vedete: ci fanno tornare a certe figure antiche viste forse sui vecchi libri del tempo in cui eravamo bambini, o a qualcosa di lungamente sognato. Qualcosa di talmente bello da essersi sedimentato in noi per riaffiorare poi come un possesso ormai nostro.
A regalarci questo effetto sono certo i colori di queste immagini, ora caldi come la decorazione delle volte e delle pareti, altrove più freddi ma sempre vivaci.
Tanti gli azzurri che contrastano con i rossi, e insieme i verdi e i gialli che si dispiegano in una decorazione musiva simile
a una splendida e fantasiosa tappezzeria floreale. Ma a colpirmi è anche lo spessore di archi e pilastri che sorreggono la costruzione e ne articolano gli spazi e le stanze. 

Sì, sono le mirabili stanze che si aprono all'interno della Cattedrale ortodossa di San Basilio a Mosca, quella costruzione con cupole a cipolla e pinnacoli fiabeschi simili a fiamme, che si innalza su di un lato della Piazza Rossa e che tutti abbiamo sempre visto in tante foto.
Una struttura estremamente articolata e un incastro di coloratissima muratura
che, per un gioco di contrasti, fa risaltare le tinte calde di giorno e quelle fredde di notte e che già nella configurazione esterna rivela la grande originalità dell'interno.
Non un edificio a pianta longitudinale e a navate come tanti, ma un complesso
ottagonale con un insieme di cappelle - nove per la precisione - collegate tra loro da un labirinto di passaggi, corridoi, gallerie e scale di soprendente bellezza.

Conosciuta comunemente col nome di Cattedrale di San Basilio - che è Basilio il Benedetto vissuto tra il XV e il XVI sec. e non San Basilio il Grande, vissuto invece nel IV sec.d.C. - l'edificio porta in realtà il titolo di Cattedrale dell'Intercessione della Madre di Gesù sul fossato per la sua ubicazione vicino alla cinta muraria del Cremlino.
La sua costruzione risale al XVI secolo per iniziativa dello zar Ivan il Terribile, ma la chiesa ha subìto rimaneggiamenti e restauri dopo svariati incendi e anni di abbandono in cui - soprattutto sotto il regime stalinista - ha rischiato di essere distrutta.
Oggi le sue stanze, riportate ormai da tempo al primitivo splendore, ci immergono in un'atmosfera fantastica che le immagini rendono solo in parte. Bisogna trovarsi al suo interno per sentirsi letteralmente immersi in un luogo di rara bellezza che costituisce un unicum anche nell'ambito dell'architettura bizantina.

Ho avuto la fortuna e la gioia di visitarlo nel 2014, durante un viaggio di cui ho parlato a suo tempo.  L'impressione che ne avevo riportato è ancora oggi vivissima perchè è uno di quei monumenti che restano nel cuore e dove si vorrebbe tornare per potervi sostare a lungo.
Ma temo che l'attuale guerra tra Russia e Ucraina, con il suo spaventoso seguito di morte e distruzione, mi
impedirà anche in futuro altri viaggi.

Ad affascinarmi - come scrivevo - sono stati i colori e insieme la fantasia della ricchissima decorazione pittorica che copre quasi totalmente gli interni dell'edificio, alleggerendone il grande spessore e che, nella parte floreale, intende rappresentare il giardino celeste.
Nel dedalo di passaggi e di cappelle nelle quali è bello perdersi lasciandosi sorprendere da ambienti sempre diversi e diversamente colorati, si entra in una dimensione nella quale disegno geometrico e ornato si fondono splendidamente così come volumi e valori di superficie. Inoltre, se qui la struttura architettonica è decisamente originale, le pitture parietali che, a somiglianza di numerose altre chiese ortodosse, coprono quasi ogni angolo della muratura, avvolgono il visitatore in un'aura di splendore e di preghiera.

E non manca la musica. All'interno di una delle cappelle, se non erro quella centrale, è facile incontrare un gruppetto di cantori che intonano inni ortodossi, certo anche a scopo turistico e forse con l'intento di pubblicizzare i loro cd.
Ma l'effetto di questa polifonia dai toni ora severi, ora vivaci e appassionati com'è tipico di tanta musica russa, proprio in queste stanze risulta più che mai suggestivo. A ciò si aggiunge il timbro particolarmente scuro del basso profondo la cui voce è prevista spesso all'interno di tali cori di tradizione orientale.

Così, a commento di queste immagini, ho scelto l' "Inno dei Cherubini" tratto dalla "Liturgia di San Giovanni Crisostomo op.31" di Sergej Rachmaninov (1873 - 1943).
Si tratta di un brano adatto alla meditazione, solenne e pacatissimo, che esordisce in modo quasi simile a que
llo forse ancora più famoso di Tchaikovsky. Ma sono soltanto le prime note, poi il pezzo si dipana diversamente, sia pure nella stessa lentezza e intensità contemplativa. Tuttavia, nella parte finale, come già troviamo anche in altre composizioni dello stesso tipo - per esempio nell'Inno dei Cherubini di Bortniansky - dopo una pausa di silenzio la melodia esplode con improvvisa vivacità per poi andare a farsi di nuovo pacata nella lievissima e assorta conclusione.

Una musica che ci conduce in un' atmosfera sublime come le immagini che vedete, immagini che sarebbe bello potessero cancellare con la loro bellezza ogni azione e intenzione di violenza negli esseri umani, oggi e in futuro.

Buon ascolto!

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