sabato 17 luglio 2021

La panchina

È la panchina delle mie attese questa che vedete, situata ai margini del parcheggio del mio paesetto di montagna.
Capita spesso infatti che, seduta proprio
qui a fine mattinata o nel corso del pomeriggio, io aspetti l'autobus che mi riporta al mio nido di altura o - in alternativa - mio marito che, in auto con annessa bicicletta, torna dalle sue scorribande ciclistiche su e giù per i tornanti della valle.
Ci sarebbe anche un terzo modo di
rientrare alla mia frazioncina incantata: a piedi. Ma tre chilometri di strada in salita e con la soma della spesa non fanno più per me. Scendere sì, ma salire no grazie, non ho l'età.

La panchina - come scrivevo - è ai margini di una vasta area di parcheggio dove si fermano i pullman, ma preferisco sempre aspettare qui sia per non respirare il fumo dei mezzi di trasporto, sia per isolarmi da eventuali assembramenti e avere un appoggio per lo zaino o le borse della spesa. Tanto, quando autobus o marito arrivano, li vedo da lontano.
Così, con davanti il paese, appena dietro il torrente e fuori dalla confusione, capita 
spesso che mi senta libera di esprimere ad alta voce il mio stato d'animo.
Che faccio? Canto!!! Sì, qui posso cantare a squarciagola, libera di intonare un
pezzo di Bach o un' aria di Mozart secondo il gusto del momento, senza che nessuno mi senta perchè il fragore del torrente vicinissimo copre del tutto il suono della mia esibizione. E meno male!!!

Ho cominciato l'anno scorso a prendere questa abitudine e ormai, appena arrivo e mi siedo, il canto parte quasi in automatico con quello che mi suona dentro di volta in volta. La scorsa estate mi ero innamorata di un esuberante pezzo di Offenbach: "Les oiseaux dans la charmille" che ho poi pubblicato qui sul blog. Il solo pensiero che abbia osato cantare un brano simile - diciamocelo! - è semplicemente ridicolo, ma era tale la gioia che quella musica e la sua bravissima interprete mi avevano regalato, che non ho resistito alla tentazione. Tanto, non mi sentiva nessuno e potevo sfogarmi!

Quest'anno il clima è cambiato e non parlo solo di quello atmosferico.
Parlo del lungo periodo di pandemia che ha messo tutti alla prova forse
 più ancora psicologicamente che nel fisico, anche perchè l'incertezza del futuro e la pesantezza del presente hanno acuito la sofferenza per le inevitabili rinunzie. Tra queste, a me manca moltissimo il coro di cui faccio parte da qualche anno. Me ne sono resa conto una volta di più giorni fa, quando mi sono presa un pomeriggio tutto mio ad ascoltare su youtube musica corale.

È qui che ho trovato un brano di cui mi sono immediatamente innamorata e che ora vado cantando sulla mia panchina: altro stile e altro clima da quello della scorsa estate, ma a mio avviso è un pezzo veramente sublime.
Si tratta di un inno a quattro voci intitolato "Abide with me", su musica
dell'organista inglese William Henry Monk (1823 - 1889) e parole di Henry Francis Lyte che vi ha sintetizzato alcuni testi del Nuovo Testamento.
È un'invocazione a Dio perchè resti con noi quando scende il buio e il conforto
degli altri viene meno, quando la gloria terrena declina e tutto ciò che abbiamo intorno muta. Ed è a Dio, che - al contrario - non muta, che il canto si rivolge perchè, in vita e in morte, ci resti vicino.

La melodia ha una struttura semplice, caratterizzata dalla suggestiva solennità degli inni inglesi e qui sottolineata dalle straordinarie voci dei King's Singers, a cominciare dai due bravissimi controtenori. Ne derivano un insieme organico e una costruzione polifonica molto toccante.
Ma il dettaglio che più mi ha affascinato è la pausa - breve come un respiro ma netta -
inserita poco prima della fine, quando il testo recita: "In life, in death, oh Lord, abide with me." Esattamente tra life e death - vita e morte - per un attimo il canto si ferma, per un attimo tutto resta in sospeso quasi a farci cogliere la separazione, il taglio, la cesura di tale passaggio.
Tuttavia ciò avviene senza angoscia o affanno, ma con la struggente fiducia
espressa dalla dolcezza di queste note. 

Ora capite perchè un inno dall'aura così sublime resta nell'anima per riaffiorare continuamente col suo rasserenante splendore! Così, capita che me lo vada cantando sulla mia panchina o che il suo ritmo calmo mi accompagni in una passeggiata.
Mi si obietterà che è impossibile interpretare da soli un brano a quattro voci. Ovvio che n
on si può, io faccio solo la parte del soprano. Ma dentro di me sento risuonare tutta l'armonia dell'insieme.
Poi, vabbè, per divertimento mi sto leggendo sullo spartito anche le altre voci. Provateci anche voi! La più difficile a me pare quella del basso. La parte del contralto invece è facilissima.  

Buon ascolto!

 

18 commenti:

Gus O. ha detto...

E' una panchina molto accogliente.
Ciao Annamaria.

Caterina ha detto...

Il posto dalla foto sembra bellissimo e direi che tu stia coltivando un’abitudine meravigliosa. Fai bene a concederti questi momenti. È stato un anno e mezzo pesante anche dal punto di vista psicologico, lasciarsi andare al canto in un posto incantevole è terapeutico per la mente e per l’anima. Buona serata.

giorgio giorgi ha detto...

Che dire? La tua panchina, il tuo paesino, il tuo torrente, le tue montagne, la tua musica, il tuo canto...
Un mondo a parte!
E il brano scelto che sembra un respiro che ti porta dentro aria pura di montagna e spiritualità...
Non ho parole... solo ammirazione e invidia per una vita piena di gioia, natura e creatività...

Annamaria ha detto...

Certo Gus, accoglie anche la musica!
Grazie!

Annamaria ha detto...

Sì Caterina, il posto è proprio bello e non solo quello della foto: anche la mia icona che vedi e che ho da sempre qui su blogger è stata scattata lì, in mezzo ai prati.
E sono d'accordo con te: lasciarsi andare al canto è terapeutico.
Grazie e buona serata a te!!

Annamaria ha detto...

Grazie Giorgio! Ho avuto la fortuna di poter passare da anni le vacanze in un luogo incantato. Ma ti confesso che talora non è facile vivere in pieno la bellezza del presente e di "questo" presente in particolare. A volte si è interiormente strattonati da tante tensioni o pre-occupazioni che rendono difficoltoso liberarsi di tutto e immergersi pienamente nello splendore di ciò che abbiamo intorno. Ma quando ciò accade - complice per me lo splendore della natura e soprattutto la musica - è un miracolo di gioia.
Buona serata!

Rajani Rehana ha detto...

Beautiful blog

Annamaria ha detto...

Thanks, Rajani Rehana!!!

Luz ha detto...

È bellissimo avere un luogo tutto proprio perché di solito deserto, dove sedersi e gustare la bellezza, destare la musica, sentirsi parte della natura. Queste panchine hanno un valore da genius loci, comprendo perfettamente.
Il brano è molto bello, mi riporta a quelle atmosfere inglesi di un tempo...

Annamaria ha detto...

Esatto, Luz: le atmosfere inglesi di un tempo.
Ed è bello davvero avere un luogo proprio dove "destare la musica": splendida questa tua espressione.
Grazie di cuore e buon pomeriggio!

Franco Battaglia ha detto...

Ti ho immaginata a gorgheggiare su una panchina, col ruscello vicino a fare da accompagno.. che splendida immagine di serenità comunichi.. ;)

Annamaria ha detto...

Grazie, Franco! E' proprio così. Sono momenti di leggerezza che ogni tanto mi concedo, quando la musica affiora spontanea e - complice il torrente - nessuno mi sente!
Ciao!!!

Anna Bernasconi Art ha detto...

La panchina sul torrente è decisamente meglio di un parcheggio... ma... spesso in montagna ho sentito le voci arrivare in modi insoliti, sei sicura che in lontananza il tuo canto non arrivi, insieme a quello dell'acqua? Magari già si sta spargendo la voce di una fata canterina intrappolata tra i sassi nel torrente e stanno nascendo leggende su come mai sia comparsa. 😁

Annamaria ha detto...

È vero Anna, in montagna le voci riecheggiano talora in modo sorprendente. Mi diceva giorni fa un' amica che magari solo io non sento la mia voce coperta com'è dal suono del torrente, ma gli altri sì!!! Bel guaio...ah ah!
Scherzi a parte, ti ringrazio e approfitto di questo spazio per farti, in ritardo, gli auguri di buon onomastico!
Un abbraccio!

Anna Bernasconi Art ha detto...

Grazie cara omonima, buon onomastico (anche se ancora più in ritardo) a te! 🙂

Annamaria ha detto...

Grazie Anna e ancora un abbraccio!

Stefyp. ha detto...

Non potevo non soffermarmi a commentare questo tuo post, attratta dall'atmosfera che si coglie e che conosco bene, come sai; purtroppo sempre difficile da afferrare, pur vivendo vicino a tutto questo splendore.
Mai come in questi luoghi ci si può sentire vicini e in comunione con il tutto.
Buon venerdì, cara Annamaria. Un abbraccio, Stefania

Annamaria ha detto...

Grazie Stefania, so che conosci bene questi luoghi incantati. Non è facile sentirsi sempre in sintonia con la loro bellezza, ma quando ciò accade è davvero un dono prezioso!
Un abbraccio di Buon Ferragosto!