giovedì 8 luglio 2021

In cerca di leggerezza - 7


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fiori, pesci, acqua, ceramica, vetro, stoffa; e poi riflessi di luce, giochi d'ombra, tinte prevalentemente chiare: un insieme che conferisce al dipinto un'atmosfera di tranquillità regalando a chi guarda un senso di pace.
Un'immagine da contemplare nella calma di un pomeriggio d'estate, nella frescura di una stanza antica, magari
con una finestra aperta verso la campagna, accompagnati da un buon libro e da un'aura di silenzio.

Si tratta di un quadro della pittrice australiana Margaret Preston (1865 - 1963) intitolato "The fish bowl" - La boccia dei pesci - e conservato alla National Gallery of Victoria a Melbourne.

Ma se l'autrice fossi stata io, l'avrei chiamato "Trasparenze" perché sono state queste le prime a colpirmi con la loro leggerezza.
Dalla trasparenza dell'acqua ai riflessi
della boccia sulla tovaglia bianca, fino alla lucentezza della ceramica e alla sua ombra sul muro.
Luci e ombre che si esaltano a vicenda
in una composizione di nitida semplicità dove ogni particolare ha una sua leggiadrìa.
Una natura viva e morta insieme, fatta
di pochi elementi rispetto alla ricchezza ridondante di arredi di certi dipinti del passato, come se la rappresentazione degli oggetti qui non fosse scaturita tanto dal desiderio di una fedele riproduzione, ma soprattutto da una modernissima ricerca di essenzialità.

E nonostante la Preston sia più famosa per essere stata fautrice di un'arte nazionale australiana, questa sua opera mi riporta alla mente la lezione di tanti autori del passato europeo. Ma più che la suggestione di Vermeer o del mio amatissimo Zurbaran, qui mi vengono in mente alcuni dettagli di interni dei danesi Vilhelm Hammershøi e Carl Holsøe - per esempio nella presenza ricorrente di una tovaglia bianca - o ancora la "Natura morta con arance" dell'olandese Piet Mondrian. Del resto, durante un suo viaggio in Europa ai primi del Novecento, la pittrice era venuta a contatto proprio con svariati artisti e movimenti pittorici del periodo. 

Il suo dipinto è una fusione di geometrico e ornato: nitidi elementi di superficie come le pieghe di stiratura della tovaglia, figure solide dalle equilibratissime linee curve, ma insieme il fantasioso disordine del mazzetto di viole sparse sul tavolo che, nella loro tinta, richiamano la decorazione del vaso di ceramica. Perfezione geometrica e creatività, ordine e asimmetria dunque, con un senso delle proporzioni perfetto: non mi meraviglierei, infatti, se la misura del livello dell'acqua nella boccia di vetro fosse stata calcolata sulla base della sezione aurea.

Ma certamente non possiamo dimenticare i pesci rossi e l'acqua in cui si muovono, animata da splendidi riflessi di luce. Abita anche qui la leggerezza, nel collocare la boccia proprio al centro della rappresentazione dedicandole il titolo del dipinto: un richiamo allo stupore dell'infanzia e alla gioia delle piccole cose. Non arredi pesanti e sontuosi o materiali di particolare pregio, ma oggetti di quotidiana semplicità, la stessa di quelle viole mammole che nascono spontanee nei prati.

E per restare in tema di semplicità e leggerezza, ho scelto un brano di musica che mi pare rispecchi tali caratteristiche.
Si tratta del primo dei celebri "Pezzi lirici op.12" per pianoforte di Edvard Grieg
(1843 - 1907), intitolato "Arietta" : testo straordinariamente breve, neanche un minuto e mezzo, ma ricco di lievissimo incanto. La luminosità del Mi bemolle maggiore ci accompagna attraverso una melodia ordinata e lineare nel suo susseguirsi di sfumature, ma anche dolce e sognante come una ninna nanna.
E il clima di silenzio contemplativo che questa musica crea sembra interpretare la
levità delle cose che Margaret Preston ci ha regalato nel delicato splendore del suo dipinto.

Buon ascolto!



8 commenti:

Gus O. ha detto...

Post stupendo.
Complimenti Annamaria.

Annamaria ha detto...

Grazie, Gus! E buona serata!

Rossana Rolando ha detto...

Il dipinto, con la tua magistrale descrizione, e la musica mi suggeriscono una sospensione del tempo. E' il miracolo dell'arte che fissa per sempre, sottraendo le cose alla caducità (le viole sparse sul tavolo, fiorite per sempre; la luce, quella precisa luce con le ombre che proietta, fermata in un istante eterno). Grazie Annamaria per questa scelta felice che invita ad una leggerezza pensosa. Buona domenica!

Annamaria ha detto...

Sì, cara Rossana, proprio come scrivi: l'arte sottrae le cose alla caducità e ce le consegna fermate in un istante eterno. E' il fascino di certe nature morte come questa che mi ha preso al primo sguardo, anche per la semplicità degli oggetti rappresentati. Qui l'immagine, come la musica ci conduce in un clima di silenzio o in quella che tu chiami giustamente "sospensione del tempo".
Grazie di cuore e buona domenica a te!

Nella Crosiglia ha detto...

si , mia dolcissima amica. La prima cosa che mi è venuta in mente guardando il quadro e sentita la musica e ' la leggerezza del tutto. Tocco musicale breve ma che accompagna alla perfezione le svariate luci che ci dona la boccia dove il pesce rosso vive. Solo tu potevi essere così attenta a questi particolari che a me personalmente sarebbero sfuggiti, Non tanto per il dipinto ma quanto per la scelta musicale. Applauso e bacio da stritolo!

Annamaria ha detto...

Certe cose, cara NELLA, le senti subito, anche perchè magari ti riportano ad alcuni ricordi, a percezioni del passato, e allora le devi fermare in uno scritto. Questo dipinto della Preston mi ha catturato proprio così...impossibile non soffermarmi a cogliere ciò che mi suggeriva!
Ma non dire che a te certi particolari sarebbero sfuggiti: con la tua sensibilità li avresti colti o ne avresti sottolineati altri sulla base della tua percezione e della tua esperienza.
Grazie amica mia e abbraccioni!!!

Anna Bernasconi Art ha detto...

Lievissimi e deliziosi sia il brano che il dipinto!

Annamaria ha detto...

Grazie Anna, e scusa se ho visto solo ora i tuoi ultimi commenti.
Buon pomeriggio!