Nell'affacciarmi al nuovo anno, dopo quello così drammatico che ci siamo appena lasciati alle spalle, mi sono chiesta che cosa mi auguro per i giorni futuri e tante sono state le risposte che subito si sono affollate nella mia mente.
Salute per tutti, forza, speranza, libertà di dare spazio ai tanti progetti che la pandemia ha interrotto o a quelli nuovi che può aver fatto nascere...e potrei continuare.
Tuttavia, scavando ancora più a fondo, mi sono resa conto di aver bisogno di uno stato d'animo che non si lasci condizionare troppo dagli eventi esterni finendo per subordinare ad essi ogni cosa, ma resti saldo in una sorridente attitudine verso la vita. E mi riferisco a quello sguardo di leggerezza che è in noi come una sorta di impronta originaria da non offuscare e che ci consente di cogliere, di tempo in tempo, l'incanto dell'esistenza.
Nel libro "Lezioni americane" di Italo Calvino si legge: "Leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore" e mi pare che quest' affermazione renda bene l'idea.
Ma dove abita la leggerezza? E dove possiamo coglierne il respiro per farlo nostro nei momenti più difficili?
Senza dubbio nelle varie forme d'arte, nella natura, nei sogni e in certi ricordi, ma anche altrove come - per esempio - nel gioco e nello sguardo dei bambini.
Per questo, mi piace iniziare il nuovo anno andando alla ricerca di quelle immagini - e quelle musiche - che per me sono espressione di leggerezza, capaci di riempirci l'anima del suo stupore o di risvegliarlo in noi.
Conoscete Chardin? Sì, parlo di Jean-Baptiste-Siméon Chardin (1699 - 1779), pittore francese di nature morte, ritratti e raffigurazioni d'ambiente.
È un artista che amo per la sua capacità di rappresentare dettagli di vita quotidiana con originale realismo. Più che guardare alla tradizione pittorica del passato, infatti, preferisce cogliere in se stesso o nello stile di alcuni suoi contemporanei lo sguardo con cui dipingere persone e oggetti, mestieri e giochi. Ci restituisce così figurette immerse in un'aura di silenzio, ricche di semplicità e di garbo soprattutto quando appartengono al mondo dei più giovani.
Per questo, oggi ho scelto uno dei suoi dipinti più famosi intitolato "Bolle di sapone" e realizzato in tre versioni delle quali quella che vedete è conservata presso la National Gallery of Art di Washington.
Affacciato a una finestra, su di uno sfondo vuoto dal quale occhieggia curiosa una personcina in secondo piano, un ragazzo soffia in una cannuccia dalla quale esce una bolla di sapone. Accanto a lui, il bicchiere col liquido e intorno un tralcio di verde un po' spento: un ambiente spoglio e - tranne alcuni tocchi di luce al centro - caratterizzato da toni piuttosto scuri. Ma è qui che Chardin - con un occhio di attenzione al mondo popolare raffigurato dalla pittura olandese dell'epoca - ha inquadrato il momento di svago del protagonista, un ragazzo presumibilmente povero come ci suggeriscono le mani poco curate e lo strappo nella giacca.
Al di là di questi dati, però, l'opera mi ha affascinato anche per altri motivi.
Prima di tutto per il tema che mi riporta dritto alla mia infanzia.
Chi da piccolo non ha giocato a far bolle di sapone incantandosi davanti a quelle sfere iridescenti dalla viva superficie cangiante e multicolore, animate da un semplice soffio? Prima il rosa e il verde, poi il giallo e il blu, poi il viola...era tutto uno scorrere vibrante di colori, mentre la bolla pian piano si dilatava fino a staccarsi e fluttuare nell'aria qualche secondo prima di dissolversi.
Era una sorta di arcobaleno e, anche se lo sfondo scuro del dipinto non ci permette di vederlo, Chardin ci regala però la leggerezza impalpabile della bolla coi suoi riflessi di luce, la sua forma un po' oblunga e i contorni vagamente sfumati dal movimento: una meraviglia di splendore e insieme di fragilità.
Un altro motivo di interesse per il dipinto è costituito proprio dai suoi contrasti. In primo luogo, quello tra la leggerezza del gioco e la serietà del ragazzo, concentratissimo nel dosare il soffio perché la bolla cresca senza esplodere. Ogni gioco infatti ha in sè una duplicità di aspetti: divertimento ma anche serietà delle sue regole o comunque del modo in cui esso va condotto perché possa riuscire bene.
Il secondo contrasto è quello cui facevo cenno sopra: il senso della bellezza e al tempo stesso della caducità delle cose, quella "vanitas" tanto cara agli artisti dell'epoca barocca e oltre. La bolla di sapone è infatti un magico ma fugace miracolo di aria e di luci, in fondo un po' una metafora della nostra vita.
Ma a mio avviso c'è un terzo aspetto: quello di un gioco fatto di colori e trasparenze, in un ambiente - invece - cupo e spento. Contrasto significativo quasi a suggerirci che la leggerezza può abitare anche nella quotidiana oscurità della nostra vita dove serenità e malinconia spesso convivono.
E per passare alla musica, chiedo scusa a Bizet che ha composto un pezzo proprio dedicato alle bolle di sapone, ma non posso che tornare al genio di Mozart, capace di quello sguardo dall'alto in cui gioia e tristezza, luminosità e grigiore si compongono in una mirabile visione d'insieme.
Così, contrariamente alle mie abitudini ho deciso di ripubblicare un brano postato ben dieci anni fa! Ma è quello che, osservando il dipinto di Chardin, mi è rifiorito dentro senza alcuna esitazione: il "Rondò" della "Posthorne Serenade n.9 in Re maggiore K.320".
Si tratta di una melodia luminosa e trasparente, animata e scorrevole, un Mozart piacevolissimo e orecchiabile che ci resta nel cuore a riempirlo di incanto.
E anche se i sacri testi della critica musicale affermano che siamo ancora lontani dall'afflato creativo della successiva produzione del compositore, vi confesso che a me questo Rondò è sempre parso magico.
Il suo ritmo è infatti un "Allegro ma non troppo" dove il flauto e l'oboe ci sollevano in volo verso un'aura di leggerezza e di gioco che somiglia a uno zefiro primaverile e mi riporta alla mente le parole di Saint-Exupéry nell'introdurre "Il piccolo principe":
“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”.
E se è davvero così, tra questi pochi ci sono indubbiamente Chardin e Mozart!
Buon ascolto!
10 commenti:
Jean-Baptiste-Siméon Chardin ha suscitato in te il ricordo di Mozart.
Stupendo.
Ottima scelta!
Guardando il quadro col sottofondo di Mozart ho visto la cannuccia in cui il ragazzo soffia trasformarsi in oboe...
Sì, Gus, questo è uno dei casi in cui non ho avuto dubbi sulla musica da associare al dipinto, anche a costo di ripubblicarla.
Grazie e buona giornata!
Ma dai...che bello! Questo Mozart ha la leggerezza di una musica spensierata...come le bolle di sapone! Grazie, Giorgio e buona giornata!
Jean-Baptiste-Siméon Chardin, il pittore del silenzio, capace di rappresentare la realtà in tutta la sua intensità percettiva, come se emergesse dal silenzio (penso soprattutto ai suoi fiori, frutti, oggetti...), per essere guardata, gustata, sentita, odorata. Nel dipinto che hai scelto - e magistralmente commentato - è proprio contenuta la filosofia del gioco e della leggerezza, che è sapienza e non superficialità,come tu dici. Bello e ricchissimo l'intreccio dei rimandi (Calvino, Antoine de Saint-Exupéry... e poi Mozart!). Grazie, buon fine settimana.
Chardin mi è sempre piaciuto, cara Rossana, proprio per quella "intensità percettiva" di cui parli. Amo certe sue nature morte coi fiori e soprattutto alcune che rappresentano oggetti di uso domestico, tanto che non escludo, più avanti, di pubblicare ancora qualche suo dipinto.
"Bolle di sapone" mi ha affascinato subito per il tema del gioco e per quella leggerezza di cui sento il bisogno soprattutto di questi tempi.
E poi Mozart...è Mozart!
Grazie e buon fine settimana a te!!!
che bello Anna...impegnamoci veramente ad affrontare questo nuovo anno con leggerezza. Nel mio piccolo mondo, sfrutto il suggerimento. Questa settimana bolle di sapone per tutti. I miei alunni saranno felicissimi. L'armonia di giochi semplici e sempre attuali. Le riflessioni cadranno a pioggia da piccole menti desiderose di apprendere. Grazie mille. Buona domenica.
Ma grazie mille a te MARILU, e benvenuta qui! Il tuo commento è un soffio di aria fresca che mi fa iniziare bene la giornata. Grazie di mettere in pratica il suggerimento anche con i tuoi alunni.
Un abbraccio di buona domenica!!!
Ottima scelta, cara Annamaria. Come negare questo bisogno di leggerezza, di cui ci parli, sempre più pressante in tutti noi? Tu ce lo esponi molto bene con le articolate e appropriate letture... attraverso questa pittura di Chardin, dove trovo che anche altri elementi presenti: come i tralci aerei della pianta che incorniciano una parte del quadro, rimandino a questa sensazione piacevole.
Ce lo trasmetti attraverso il brano di Mozart che è un rincorrersi di note, in una sorta di delicata leggerezza... e di gioia che mi pare di cogliere nella parte finale, quasi forse il risultato di uno stato di piacevole benessere.
Grazie per questo momento spensierato. Buon sabato, abbraccione
Stefania
Ma grazie a te, cara Stefania! Ho provato a guardare in me stessa e ho visto che, in questo periodo, il bisogno di leggerezza era prevalente su ogni altra cosa, quasi fosse la condizione necessaria per poter guardare con equilibrio ciò che ci accade. Allora ho pensato di dedicare proprio alla leggerezza la serie di dipinti di questo nuovo anno.
Sono contenta che il quadro e il brano musicale ti siano piaciuti e grazie degli altri elementi che hai sottolineato.
Un abbraccio di buon fine settimana!
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